Il divorzio

Il divorzio.

In un’afosa giornata estiva, una coppia si presentò davanti al giudice, accompagnata dai propri avvocati, per concludere il lungo e tortuoso iter di divorzio.

Il legale della donna avanzò la richiesta di assegnarle la metà del ricavato dalla vendita della villa, co-intestata ad entrambi i coniugi, unitamente ad un assegno di mantenimento mensile di 400 euro, che, come minuziosamente dettagliato, sarebbe stato impiegato per far fronte ad alcune spese.

L’avvocato dell’uomo protestò, sottolineando come il proprio assistito non avesse alcuna obbligazione nei confronti dell’ex moglie, considerato che i figli, ormai adulti, si erano stabilmente sistemati altrove e che la signora, dotata di ottima salute, fosse pienamente in grado di provvedere a se stessa. Aggiunse, inoltre, che la donna non aveva mai contribuito alle spese di manutenzione della casa, né aveva partecipato economicamente al suo acquisto.

Il giudice, un uomo di mezza età dal volto segnato dall’esperienza, ascoltò con attenzione le argomentazioni di entrambe le parti, per poi sprofondare in un apparente stato di indecisione, mentre continuava ad esaminare scrupolosamente i documenti sottoposti alla sua attenzione.

D’un tratto, nell’aula risuonò il pianto della donna, al che il giudice, con fare comprensivo, le domandò:

-“Come mai sta piangendo, signora?”.

-“Vostro Onore, ritengo che quanto affermato corrisponda al vero. Pertanto, accetterò il decreto di divorzio senza pretendere alcunché da mio marito. In fin dei conti, avrei potuto senz’altro essere una donna realizzata e autonoma”.

Il giudice, incuriosito, le chiese:

-“E per quale ragione non è diventata una donna realizzata e autonoma? Vi è stato qualche impedimento che glielo ha precluso?”.

-“A dire il vero, Vostro Onore, non vi è stato alcun impedimento. Si è trattato di scelte che ho compiuto di mia spontanea volontà”.

-“Potrebbe essere più precisa ed elencarmi le motivazioni a cui fa riferimento?”.

-“Ebbene, quando ci sposammo, avevo appena conseguito il diploma. La mia aspirazione era quella di iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza, ma le risorse economiche non erano sufficienti per sostenere le spese di due studenti, pertanto proposi a mio marito di proseguire i suoi studi, rimandando i miei a un momento successivo”.

-“Capisco, e cosa accadde poi? Per quale motivo, una volta che lui riuscì a conseguire la laurea, lei non intraprese gli studi?”.

-“Vede, Vostro Onore, lui mi chiese di avere il nostro primo bambino, considerato che erano trascorsi sei anni dal matrimonio e ancora non avevamo avuto figli”.

-“E cosa accadde in seguito?”.

-“Nulla di rilevante. Il bimbo nacque, ma mio marito era fermamente contrario all’idea che il piccolo venisse accudito da estranei, e compresi che le sue ragioni erano fondate. Decisi, dunque, di rimanere a casa per occuparmi di nostro figlio”.

-“E cosa accadde dopo, quando il bambino divenne abbastanza grande? Per quale motivo non riprese gli studi?”.

-“Perché, nel frattempo, avevo dato alla luce altri due figli”.

-“Altri due?”.

-“Esattamente, Vostro Onore. Quando il nostro primogenito venne al mondo, mio marito mi convinse della necessità di dare al bimbo un fratellino, affinché non crescesse solo. Così, due anni dopo, nacque il nostro secondogenito, ma anch’egli era un maschietto”.

-“E quale rilevanza aveva questo fatto?”.

-“Non aveva alcuna rilevanza, eravamo davvero felici, ma mio marito mi fece presente che, per raggiungere la felicità assoluta, avremmo dovuto tentare di avere una femminuccia”.

-“E poi?”.

-“Così, quando il nostro secondogenito aveva quattro anni, rimasi nuovamente incinta e diedi alla luce la nostra bella bambina”.

-“E per quale ragione, dunque, non riprese gli studi quando la piccola divenne abbastanza grande?”.

-“Perché non vi era nessuno che potesse accompagnare il maggiore alle attività sportive, né che potesse portare lui e il fratello a scuola, dato che l’autobus li lasciava ad una notevole distanza dall’istituto. Temendo per la loro incolumità, mio marito ed io decidemmo che sarei stata io ad accompagnarli a scuola e a riprenderli al termine delle lezioni. In questo modo, lasciavo il maggiore alle scuole medie, proseguivo con il secondogenito fino alle elementari e rincasavo con la bimba per fare le faccende quotidiane e per preparare il pranzo. Al termine delle lezioni, andavo a riprenderli, poi, nel pomeriggio, accompagnavo il maggiore agli allenamenti di basket, il secondo a quelli di nuoto e portavo un po’ la piccola al parco”.

-“Dunque, ha continuato a rimandare la sua formazione?”.

-“Sì, Vostro Onore, l’ho fatto per mia scelta consapevole”.

-“E quando i suoi tre figli sono diventati autonomi, per quale motivo non si è iscritta all’università?”.

-“A quel punto, mia suocera era rimasta vedova e, a causa di una malattia, necessitava di assistenza costante. Ne discutemmo a lungo con mio marito e arrivammo alla conclusione che non l’avremmo relegata in una casa di riposo, bensì l’avremmo accolta nella nostra casa, considerato che i figli si erano ormai trasferiti altrove”.

-“E per quanto tempo si è protratta la situazione?”.

-“Ebbene, all’incirca sette anni. Mia suocera era affetta da Alzheimer e, grazie alle amorevoli cure che le prestavamo, il decorso della malattia fu piuttosto lento. Si spense infine a causa di un infarto”.

-“E nel frattempo, mi dica, durante tutti quegli anni, c’era qualcuno che la aiutava nelle faccende domestiche?”

-“Aiutarmi? In che senso?”.

-“Mi riferisco alle pulizie, alla preparazione dei pasti, insomma, alle ordinarie incombenze di una casa”.

-“No, a dire il vero, mio marito percepiva uno stipendio cospicuo, ma consideri che dovevamo crescere ed educare tre figli, e il costo della vita era in costante aumento. Pertanto, mi adoperavo per contenere le spese”.

-“E in che modo riusciva a risparmiare?”.

“Ebbene, anziché acquistare il pane lo facevo personalmente, così come per tante altre pietanze; lavavo, stiravo e rammendavo tutti i capi di mio marito e dei ragazzi senza mai portare nulla in lavanderia; mi occupavo della cura del giardino, un’attività che mi costava notevole fatica a causa dei miei problemi alla schiena, ma mi impegnavo al massimo e le assicuro che il nostro giardino non sfigurava affatto al confronto con quelli dei nostri vicini”.

-“Della cucina si occupava sempre lei, immagino”.

-“Naturalmente. Mio marito detestava i pasti del ristorante. Dato che era costretto a pranzare o cenare fuori casa con i suoi clienti piuttosto spesso, sosteneva che nulla potesse eguagliare i manicaretti che gli preparavo io”.

-“E, ovviamente, lei non prendeva parte a quei pranzi”.

-“Quali pranzi?”.

-“Quelli a cui suo marito partecipava con i suoi clienti”.

-“No, non ne avevo il tempo. Fu proprio durante una di quelle cene che conobbe Laura”.

-“Laura? Chi è Laura?”.

-“La sua fidanzata, la giovane donna che sposerà non appena sarà ultimata la pratica di divorzio”.

-“E come fa a sapere che si sposerà con lei?”.

“Perché mi sono imbattuta in loro due a casa di alcuni amici in comune il giorno in cui stavano annunciando il loro fidanzamento”.

-Il giudice rimase a lungo a scrutare la donna e l’ex marito. Infine, si alzò, raccolse i fascicoli contenenti tutti i documenti e si ritirò per prendere la propria decisione”.

I presenti si scambiarono sguardi perplessi, qualcuno alzò le spalle rassegnato e tutti presero posto in attesa del ritorno del giudice. Dopo un tempo che parve interminabile, quest’ultimo fece nuovamente il suo ingresso nell’aula.

Si sedette e si aggiustò gli occhiali sul naso, dopodiché, dichiarò:

-“Signora, ho vagliato con la massima attenzione le istanze presentate e sono giunto alle seguenti conclusioni:

IN PRIMO LUOGO: Il divorzio è concesso con decorrenza immediata a far data da oggi.

IN SECONDO LUOGO: Il suo ex consorte non è tenuto a corrisponderle alcun assegno di mantenimento”.

Dopo aver ascoltato quelle parole, il marito e il suo avvocato si scambiarono uno sguardo di intesa e soddisfazione. Dopodiché, il giudice, imperturbabile, proseguì dicendo:

“IN TERZO LUOGO: Lei rimarrà l’unica intestataria dell’abitazione coniugale. L’autovettura di proprietà del suo ex marito, il conto di risparmio e il conto corrente saranno a lei intestati seduta stante, senza che egli possa prelevare o pretendere la restituzione di alcunché.

La dichiaro altresì unica beneficiaria delle polizze vita a lui intestate, nonché dei suoi piani pensionistici. Sarà inoltre obbligo del suo ex coniuge continuare a farsi carico dei premi della sua assicurazione sanitaria vita natural durante.

Ho basato la mia decisione considerando tutti gli stipendi che lei avrebbe dovuto ricevere per il lavoro svolto come amministratrice, cuoca, autista, addetta alle pulizie, giardiniera e infermiera, non solo per suo marito, ma anche per i figli e la suocera.

Questa decisione sarà solo un parziale rimborso degli stipendi che non ha ricevuto per i trent’anni di lavoro continuo che ha svolto.

Per quanto sia doveroso mantenersi obiettivi, siamo consapevoli che suo marito non sarebbe in grado di far fronte a tale debito. Pertanto, corrisponderà quanto stabilito che, pur non essendo sufficiente, appare relativamente equo.

Inoltre, lui sosterrà le spese relative alla sua istruzione, al trasporto e ai libri di testo, qualora lei decidesse di iscriversi nuovamente all’università per intraprendere gli studi nella disciplina di suo gradimento. Così è deciso!”.

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