Sono tutti nati con la ‘sindrome del bambino blu’, la loro storia è commovente

Cordelia ha 11 anni, Rocco ne ha 3 e Jack ne ha 7. La loro storia poteva essere drammatica ed è molto simile, sebbene non si siano mai incontrati.

Il dono della vita gli è stato dato dalla chirurgia che ha permesso di cambiare un destino che sembrava ineluttabile.

Sono nati con la così detta “sindrome del bambino blu”, una condizione patologica del cuore. Un’operazione subita quando avevano soltanto pochi giorni li ha salvati dal malfunzionamento delle arterie che in poco tempo sarebbe potuto essere letale per le loro giovanissime vite.  Un intervento che non era detto andasse bene.

Cosa è la sindrome del bambino blu?

Si tratta della denominazione comune di una patologia che, in termini medici, viene definita tetralogia di Fallot. Si tratta di una malformazione cardiaca, la cui prima rilevazione è avvenuta addirittura nel 1672 da Niels Stevens.

Fu, invece, il medico francese Ethienne-Luis Arthur Fallot a descriverla in maniera analitica attraverso quattro punti anatomici: difetto del setto ventricolare (scarsa comunicazione tra i ventricoli), della forma dell’aorta, restringimento a carico delle vavole polmonari e un restringimento del ventricolo destro.

I problemi derivanti da queste malformazioni si concretizzano in un erroneo flusso del sangue che causa la cianosi (proprio per questo si parla di bambino blu). Si sviluppa in fase embrionale.

La storia

Sono questi i presupposti con cui tre famiglie che non si sono mai incontrate hanno condiviso l’angoscia, la preoccupazione e la paura di accogliere nel proprio calore domestico un bebè che era più fragile degli altri.  Che, dopo pochi giorni dalla nascita, avrebbe dovuto confrontarsi con un’altissima montagna da scalare: un’operazione chirurgica il cui esito poteva essere ignoto.

Un intervento a cuore aperto che intimidirebbe chiunque, figurarsi genitori che da poco hanno accolto il frutto del loro amore. Messo a rischio dal destino e da una patologia subdola e rara.

Maddie e Luke erano devastati quando hanno saputo che la loro piccola Cordelia, oggi undicenne, aveva seri problemi cardiaci. Sembrava un neonato in salute, ma a ben guardarla e con il passare delle ore dalla nascita il problema diventava sempre più esponenziale, sebbene gli infermieri li rassicuravano sul fatto che in poche ore il problema sarebbe sparito.

Ben presto, gli specialisti le hanno diagnosticato la Tga e l’unica soluzione sarebbe stato un intervento chirurgico ricco di incognite in cui sarebbe anche potuta morire. Adesso, però, tutto questo è solo un lontano ricordo, dato l’encomiabile lavoro dell’equipe chirurgica che le ha assicurato una vita normale e piena di energia.

I genitori di Rocco, invece, hanno scoperto che c’era qualcosa che non andava quando era ancora nel grembo della madre. Lo hanno chiamato Rocco (considerando l’etimologia tedesca del termine)  proprio perchè era un piccolo guerriero che avrebbe dovuto combattere per assicurarsi una vita normale. Oggi ha tre anni e quell’operazione a cuore aperto ha avuto esito positivo anche per lui.

Ce l’ha fatta  finendo sotto le mani di una sapiente equipe chirurgica a soli sei giorni di vita.  La famiglia ha fatto sapere che non smetterà mai di ringraziare quanti si occupano di ricerca sulle patologie congenite cardiache e quanti la sostengono economicamente.

Jack, invece, è nato nel 2010. Un mese prima di Natale. Tutto sembrava andare come doveva, fino a che non ci si è accorti che i livelli di ossigeno non erano normali ed è stato affidato alle cure di una speciale unità ospedaliera.

Il suo colore, infatti, iniziava a tendere al blu e gli accertamenti avevano confermato che qualcosa non andava e che per assicurargli la possibilità di vivere sarebbe stata necessaria un’operazione.

L’intervento, chiamato anche “arterial switch procedure”, è stato condotto quando aveva solo sei giorni di vita. Per il gruppo chirurgico che lo ha portato a termine si è trattato dell’operazione più lunga della loro vita professionale e a lungo il bambino è rimasto in terapia intensiva.

Il bambino è tornato a casa giusto in tempo per Natale.

Sei settimane dopo, però, un arresto cardiaco ha fatto pensare al peggio, ma il tempestivo soccorso di un’ambulanza ha fatto proseguire la vita di un bambino che oggi viene definito “piccolo tornado” per la sua grande energia.

Tre storie a lieto fine e belle da raccontare, non credi? Lasciaci un commento e non dimenticare di condividere con i tuoi amici.

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