La capacità di distinguere il vero dal falso nelle interazioni sociali è un’abilità essenziale. Tuttavia, quando ci troviamo di fronte a un bugiardo patologico, la sfida diventa assai più complicata. A differenza di chi mente occasionalmente, il bugiardo patologico (o mitomane) soffre di una condizione psicologica che lo porta a mentire in modo compulsivo e sistematico, spesso senza un apparente vantaggio pratico.
Cosa significa essere un bugiardo patologico?
La bugia patologica, detta anche pseudologia fantastica, è una condizione in cui l’individuo mente in modo costante e compulsivo. Le ricerche più recenti in psicologia evidenziano che questo comportamento non è soltanto una scelta, ma deriva da un complesso modello neurologico in cui il cervello elabora il concetto di verità e falsità in modo diverso.
Studi di imaging cerebrale hanno dimostrato che, nei bugiardi patologici, si attivano aree del cervello differenti rispetto ai soggetti di controllo durante la creazione di una menzogna, suggerendo variazioni strutturali nel funzionamento cerebrale.
I 7 segnali chiave per identificare un bugiardo patologico
1. Storie intricate con dettagli eccessivi o inadeguati
I bugiardi patologici elaborano storie molto complesse. Paradossalmente, inseriscono numerosi dettagli inutili in alcune parti del racconto, ma risultano imprecisi su aspetti cruciali. Questo fenomeno, definito dagli psicologi forensi come “sovracompensazione narrativa”, serve a distrarre l’ascoltatore dalle lacune logiche presenti nella storia.
Il cervello umano non è concepito per mantenere bugie complesse in modo coerente nel tempo. L’eccesso di dettagli è un tentativo inconscio di compensare questa limitazione. – Dipartimento di Psicologia dell’Università di Stanford
2. Incongruenze narrative e adattamento continuo
Un segnale distintivo è la difficoltà nel mantenere una narrazione coerente. Di fronte a discrepanze, il bugiardo patologico non ammette l’errore ma cambia immediatamente la storia, aggiungendo nuovi elementi per spiegare le incongruenze. La psicologia cognitiva definisce questo meccanismo “adattamento narrativo fluido”, ovvero la capacità quasi automatica di riscrivere la realtà al volo.
3. Risposte fisiologiche anomale quando viene messo in discussione
Contrariamente alla credenza popolare che i bugiardi mostrino un nervosismo evidente, i bugiardi patologici spesso non manifestano i tipici segni di stress, come sudorazione ed evitamento dello sguardo, quando mentono. Al contrario, risultano spesso troppo calmi o addirittura arrabbiati se le loro affermazioni vengono contestate.
Studi con l’eye-tracking hanno evidenziato movimenti oculari particolari, con maggiore attenzione agli elementi periferici piuttosto che a quelli centrali durante il racconto di una falsità.
4. Tendenza alla drammatizzazione e al vittimismo
I bugiardi patologici amano inserirsi in storie cariche di emozioni, presentandosi come protagonisti di eventi straordinari, sia positivi che negativi. Studi psichiatrici evidenziano la tendenza a posizionarsi al centro di vicende drammatiche, apparendo come eroi, vittime di ingiustizie o persone eccezionali.
Questo comportamento nasce dal bisogno di compensare profonde insicurezze e di attirare attenzione e simpatia, spesso radicato in problematiche di attaccamento sviluppatesi sin dall’infanzia.
5. Manipolazione emotiva sofisticata
Una caratteristica particolarmente insidiosa è la capacità di influenzare le emozioni altrui. I bugiardi patologici individuano rapidamente i punti deboli emotivi degli altri e li usano per suscitare empatia, senso di colpa o ammirazione, rafforzando così le loro menzogne.
Spesso ricorrono anche alla “triangolazione”, coinvolgendo terze persone per sostenere indirettamente la loro versione dei fatti.
6. Assenza di conseguenze percepite
A differenza di chi mente occasionalmente, il bugiardo patologico non impara dalle volte in cui le sue menzogne vengono scoperte. Le neuroscienze cognitive hanno rilevato anomalie nei circuiti cerebrali legati all’apprendimento dalle esperienze negative, in particolare nelle aree prefrontali che valutano le conseguenze future.
Questa alterazione compromette il “freno inibitorio” normalmente attivo prima di una menzogna, rendendo quest’ultima un comportamento automatico anziché una scelta ponderata.
7. Mancanza di coerenza tra comunicazione verbale e non verbale
Studi sulla comunicazione hanno evidenziato una netta discrepanza tra le parole e i segnali non verbali dei bugiardi patologici. Questa “dissonanza comunicativa” si manifesta con micro-espressioni facciali in contrasto, posture difensive e variazioni nell’intonazione o nella velocità del discorso.
In certi momenti, definiti “leak cognitivi”, il sovraccarico di mantenere la menzogna fa trapelare brevemente la verità.
Le basi neurobiologiche della bugia patologica
Studi recenti con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno rilevato che, nei bugiardi patologici, la corteccia prefrontale ventromediale – responsabile delle scelte etiche e della valutazione delle conseguenze – è meno attiva. Contestualmente, l’amigdala e il sistema di ricompensa dopaminergico risultano iperattivi quando la menzogna sembra avere effetto.
Questo squilibrio neurobiologico crea un circuito di rinforzo positivo, rendendo la menzogna un comportamento intrinsecamente gratificante, a prescindere dalle conseguenze pratiche.
Implicazioni nelle relazioni personali
Riconoscere un bugiardo patologico è fondamentale, non solo per tutelare il proprio benessere emotivo, ma anche per offrire un supporto adeguato a chi ne soffre. La pseudologia fantastica è spesso collegata ad altri disturbi psicologici, come il disturbo narcisistico della personalità, il disturbo borderline o traumi passati.
È importante ricordare che, alla base delle menzogne patologiche, si celano profonde insicurezze e meccanismi di difesa radicati. Gli specialisti consigliano un approccio che unisca fermezza nel mantenere i propri limiti e l’invito a intraprendere un percorso terapeutico professionale.
In particolare, la psicoterapia cognitivo-comportamentale ha mostrato risultati promettenti nell’aiutare chi ne soffre a costruire relazioni più sane e una comunicazione basata sulla verità.