L’esperimento che congela la luce: curiosità scientifiche e scoperte che sfidano il tempo

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Un viaggio nel tempo: quando la luce si ferma

Se ti dicessi che è possibile fermare la luce, probabilmente penseresti che sto parlando di fantascienza. Eppure, nel 2001, un team di scienziati guidato dalla fisica danese Lene Hau è riuscito nell’impresa che ha lasciato a bocca aperta la comunità scientifica mondiale: congelare la luce, letteralmente immobilizzarla.

La velocità che sembrava insuperabile

La luce viaggia a circa 300.000 chilometri al secondo nel vuoto, una velocità così elevata che Einstein la utilizzò come costante fondamentale della sua teoria della relatività. Per secoli, i fisici hanno considerato questa velocità come un limite invalicabile dell’universo. Nulla può superarla, e fino a poco tempo fa, sembrava impossibile anche solo rallentarla significativamente.

Eppure, ciò che sembrava impossibile è diventato realtà in un laboratorio dell’Università di Harvard.

Come si congela un raggio di luce?

L’esperimento di Lene Hau ha utilizzato un condensato di Bose-Einstein, uno stato della materia che si crea raffreddando atomi di sodio a temperature estremamente basse, quasi allo zero assoluto (circa -273,15°C). In queste condizioni straordinarie, milioni di atomi iniziano a comportarsi come un’unica entità quantistica.

Il processo funziona così:

  1. Gli scienziati raffreddano gli atomi di sodio a temperature prossime allo zero assoluto
  2. Utilizzano due laser: uno “di controllo” e uno “di prova”
  3. Il laser di controllo modifica le proprietà ottiche del condensato, rendendolo trasparente
  4. Quando il raggio di luce di prova attraversa questo mezzo, viene drasticamente rallentato
  5. Spegnendo gradualmente il laser di controllo, l’impulso luminoso viene letteralmente “congelato” nel mezzo

Ciò che rende questo esperimento ancora più sorprendente è che l’impulso di luce viene effettivamente trasformato in un’impronta atomica: l’informazione contenuta nei fotoni viene trasferita agli atomi del condensato, per poi essere riconvertita in luce quando si riaccende il laser di controllo.

Rallentare fino all’incredibile

Inizialmente, il team di Harvard era riuscito a rallentare la luce a 17 metri al secondo (più lenta di una bicicletta!). Ma l’esperimento successivo ha fatto di meglio: ha fermato completamente la luce, intrappolandola per diversi millisecondi. Può sembrare poco, ma nel mondo dei fotoni è un’eternità.

Curiosità che lasciano senza parole

  • Se potessimo rallentare la luce a 100 km/h (la velocità di un’automobile), un raggio che normalmente percorrerebbe 7,5 volte la circonferenza della Terra in un secondo impiegherebbe circa 125 giorni!
  • Durante l’esperimento, la temperatura degli atomi era solo di pochi nanokelvin, rendendo il condensato di Bose-Einstein uno degli oggetti più freddi dell’universo.
  • L’informazione contenuta nella luce è stata “immagazzinata” negli atomi come un’impronta quantistica, dimostrando il dualismo onda-particella in modo spettacolare.

Oltre la fisica fondamentale: applicazioni rivoluzionarie

Congelare la luce non è solo un esercizio di fisica teorica; le implicazioni pratiche sono enormi:

  • Computer quantistici: la capacità di manipolare e immagazzinare informazioni nei fotoni potrebbe rivoluzionare l’elaborazione quantistica
  • Memorie ottiche: immagina dispositivi di archiviazione che utilizzano la luce congelata per memorizzare dati
  • Comunicazioni sicure: le tecniche di crittografia quantistica potrebbero sfruttare questi principi per comunicazioni ultrasicure
  • Orologi atomici di precisione: maggiore precisione nella misurazione del tempo con implicazioni per sistemi GPS e tecnologie di navigazione

Il paradosso temporale

C’è qualcosa di poetico nel fermare la luce. In un certo senso, stiamo manipolando il tempo stesso. La luce è il nostro riferimento cosmico per la misurazione del tempo e delle distanze. Congelare la luce significa sospendere, per un breve momento, il flusso inesorabile del tempo.

Quando gli scienziati “riaccendono” l’impulso luminoso dopo averlo congelato, è come se quel raggio provenisse dal passato, portando con sé informazioni che sono state conservate in uno stato di animazione sospesa.

L’evoluzione della ricerca

Dal 2001, la ricerca è progredita enormemente. Nel 2013, scienziati tedeschi dell’Università di Darmstadt sono riusciti a congelare la luce per un intero minuto. Nel 2016, ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno sviluppato un metodo per controllare la fase e l’ampiezza di impulsi luminosi congelati, aprendo nuove possibilità nel campo dei calcoli ottici.

Recentemente, fisici dell’Università di Princeton hanno dimostrato come sia possibile “torcere” la luce congelata, manipolandone il momento angolare orbitale e creando potenzialmente nuovi modi per codificare informazioni quantistiche.

Lo studio della luce congelata continua a illuminare (ironicamente!) nuove frontiere della fisica, sfidando le nostre intuizioni fondamentali sul comportamento della natura e spingendoci verso tecnologie che un tempo avremmo considerato pura magia.

In un universo dove tutto sembra in costante movimento, siamo riusciti a fermare la cosa più veloce che conosciamo. Se questo non è un trionfo dell’ingegno umano, cosa lo è?

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