Perché i cacciatori di tesori usano la candeggina per pulire monete antiche: la reazione chimica che svela i segreti nascosti sott’acqua

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Immaginate di trovarvi sul ponte di una nave da esplorazione, con il sole che brilla e le onde che oscillano dolcemente. Sotto di voi, nascosto nella sabbia e nel fango del fondale marino, giace un tesoro dimenticato da secoli: monete antiche che raccontano storie di civiltà perdute, commerci e naufraghi. Ma quando queste monete vengono finalmente recuperate, spesso appaiono irriconoscibili, coperte da secoli di incrostazioni e corrosione.

Il problema delle monete recuperate dai fondali

Le monete che hanno trascorso centinaia o migliaia di anni sott’acqua subiscono profonde trasformazioni. L’acqua salata, i sedimenti e le reazioni chimiche creano uno strato che, paradossalmente, preserva il metallo sottostante ma ne nasconde completamente i dettagli. Questo strato, formato principalmente da carbonati di calcio, ossidi metallici e residui organici, è così resistente che rimuoverlo meccanicamente potrebbe danneggiare in modo irreparabile il reperto.

Ed è qui che entra in gioco un ingrediente sorprendentemente comune: la candeggina.

La reazione chimica della candeggina sui reperti numismatici

La candeggina domestica, ovvero ipoclorito di sodio (NaClO), è molto più di un semplice sbiancante per bucato. Per chi va alla ricerca di tesori sommersi, può diventare uno strumento prezioso capace di riportare alla luce ciò che il tempo ha nascosto.

Quando una moneta antica, di solito in argento, rame o loro leghe, viene immersa in una soluzione diluita di candeggina, avviene una serie di reazioni chimiche interessanti:

  • Dissoluzione dei carbonati: L’ipoclorito reagisce con i carbonati di calcio (CaCO₃) trasformandoli in composti solubili che si staccano facilmente dalla superficie.
  • Ossidazione controllata: La candeggina ossida ulteriormente gli strati di metallo già corroso, aiutando a rimuovere le incrostazioni.
  • Attacco ai composti organici: I residui organici vengono disgregati dall’azione ossidante.

La reazione chimica nel dettaglio

L’ipoclorito di sodio in acqua si dissocia in ioni Na⁺ e ClO⁻. Quest’ultimo, molto reattivo, ossida e smonta i depositi di carbonato secondo questa reazione semplificata:

2ClO⁻ + CaCO₃ → Ca²⁺ + CO₃²⁻ + 2Cl⁻ + O₂

Per le monete d’argento, l’ipoclorito rimuove lo strato nero di solfuro d’argento (Ag₂S) formato dalla reazione con composti solforati marini, trasformandolo in cloruro d’argento (AgCl) e infine restituendo l’argento metallico originale.

Per le monete in rame o bronzo, la reazione è più complessa: la candeggina scioglie gradualmente la patina verde fatta da carbonati basici di rame, lasciando quasi intatto il metallo vero e proprio.

Un processo che richiede pazienza ed esperienza

Non è un processo rapido, né privo di rischi. Gli esploratori esperti seguono questi passaggi:

  1. Immergono le monete in soluzioni molto diluite (di solito 5-10% di candeggina domestica).
  2. Controllano spesso il procedimento, che può durare da alcune ore a diversi giorni.
  3. Sospendono l’immersione al momento giusto per non danneggiare la moneta.
  4. Lavano accuratamente le monete in acqua distillata per eliminare ogni residuo chimico.

La rivelazione: un momento emozionante

Vedere i dettagli di una moneta emergere dalle incrostazioni è descritto dai cercatori di tesori come un momento magico. Figure di imperatori romani, simboli di antiche città greche, iscrizioni in lingue dimenticate: tutti questi dettagli possono ricomparire dopo secoli, grazie a una semplice reazione chimica.

Un esempio reale e affascinante riguarda le monete d’argento recuperate dal relitto della Nuestra Señora de Atocha, un galeone spagnolo affondato nel 1622 presso le Florida Keys. Dopo l’uso attento della candeggina, le monete mostrarono chiaramente stemmi spagnoli e date di conio ben conservate, tanto che gli archeologi poterono raccogliere informazioni preziose sul commercio del Seicento tra Europa e America.

Precauzioni e considerazioni etiche

Gli archeologi spesso preferiscono metodi più delicati, come l’uso di agenti chelanti o trattamenti elettrochimici. La candeggina, infatti, può danneggiare in modo irreversibile alcuni reperti, cancellando importanti informazioni sulla loro composizione.

È fondamentale ricordare che in molti paesi il recupero non autorizzato di reperti storici subacquei è illegale. I tesori sommersi sono patrimonio di tutti e meritano di essere studiati con metodi scientifici e responsabili.

Oltre la candeggina: tecnologie moderne

Oggi la scienza mette a disposizione dei restauratori strumenti più avanzati per studiare le monete senza rischiare di rovinarle:

  • Imaging a raggi X: Permette di vedere i dettagli nascosti sotto le incrostazioni senza toccare la moneta.
  • Pulizia laser: Rimuove con grande precisione solo gli strati indesiderati.
  • Risonanza magnetica: Aiuta a capire la composizione precisa della lega metallica.

Nonostante queste tecnologie, la candeggina resta popolare per la sua facilità d’uso, efficacia e sicurezza relativa se usata con attenzione.

La prossima volta che userete la candeggina per il bucato, pensate che quello stesso prodotto può ridare vita a storie antiche nascoste nei fondali marini, restituendo voce a imperi, commerci e navigatori di secoli fa.

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