Le persone intelligenti sono anche le più solitarie ed hanno pochi amici. Lo rivela uno studio

La mente umana è un orto che va coltivato anche e soprattutto con l’esperienza. Quella che ti regala una fase specifica della vita, un viaggio, la lettura di un libro ed il confronto con le altre persone.

Stare in mezzo alla gente, frequentare luoghi che ti permettono di avere a che fare con uomini e donne, rappresentano indubbiamente mezzi per arricchirsi.

Frequentare un  salotto intellettuale o attorniarsi di tante persone contribuisce innegabilmente ad innalzare il livello culturale e probabilmente anche l’intelligenza di una persona.

C’è però un dato che va preso in considerazione e che pone l’accento su un fatto insolito: le persone intelligenti hanno pochi amici.

Ognuno nel corso della propria vita ha avuto modo di intraprendere legami privilegiati con alcune persone che, nel tempo, sono diventate considerabili come amici. Rapporti che in alcuni casi nascono fin da bambini e che riescono a superare i limiti che vengono imposti dal tempo che passa.

Uno studio di psicologia condotto dagli esperti Satoshi Kanazawa e Norman Lee, ha però portato alla luce una verità che, teoricamente, non potrebbe essere messa in discussione, poiché basata su parametri oggettivi rappresentati dai numeri.

Oggetto dello studio sono state circa sedicimila persone tra i 18 ed i 28 anni. Il dato si è basato su un campione piuttosto eterogeneo e scelto senza particolarità relative a provenienza, contesto, ceto sociale o qualcos’altro. Tra questi, coloro i quali potevano vantare un quoziente intellettivo più alto avrebbero una minore predisposizione ed anche necessità di interagire con gli altri.

L’interazione con il mondo esterno, infatti, risulterebbe finire in secondo piano rispetto alla naturale predisposizione a svolgere attività che risultino più produttive di quelle che le pone in contatto con altri individui. Viceversa, chi ha un quoziente intellettivo più basso trae beneficio nel coltivare in maniera costante la propria vita sociale.

Di fronte ai dati, naturalmente, non si può che prenderne atto, ma va sottolineato che il risultato potrebbe essere considerato fin troppo sommario.  Ad esempio siamo sicuri che un appassionato di astrofisica troverebbe poco produttivo organizzare una giornata di studio con un gruppo di amici che coltivano la stessa passione?

Da esempi di questo tipo si può trarre l’idea che le persone intelligenti potrebbero avere una maggiore caratteristica selettiva nei confronti delle attività di gruppo.

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