La vertiginosa e pericolosa sfida delle corse dei carri nell’Antica Roma

Nella Roma imperiale, l’evento più atteso e seguito dalle masse era quello delle corse di carri che si tenevano nel Circo Massimo. Si trattava di una competizione estremamente rischiosa per i protagonisti, gli aurighi, ma capace di scatenare emozioni fortissime nel pubblico sugli spalti.

L’amore dei Romani per gli spettacoli circensi

Fin dall’epoca repubblicana, i Romani erano appassionati di corse di bighe e quadrighe, carri trainati rispettivamente da due e quattro cavalli. Con la nascita dell’Impero, questi spettacoli assunsero un’importanza centrale nella vita pubblica, tanto che lo storico Giovenale coniò la famosa espressione “panem et circenses” per descrivere l’ossessione dei cittadini per il cibo e l’intrattenimento circense.

L’imperatore sapeva bene che per tenere buono il popolo era fondamentale offrirgli frequenti giochi e corse, finanziandoli di tasca propria. Si arrivò al paradosso che a Roma si festeggiava più della metà dei giorni dell’anno! Tutte occasioni per assistere al Circo ad avvincenti gare di velocità tra carri.

Esistevano diverse tipologie di gare, classificate in base al numero di cavalli che trainavano il carro: due (biga), tre (triga), quattro (quadriga).

L’abilità e il coraggio degli aurighi

Il vincitore di una corsa dei carri nell’antica Roma, appartenente alla squadra dei Rossi

I veri protagonisti erano gli aurighi, una sorta di antenati dei moderni piloti automobilistici. Erano considerati dei semi-dei dalla folla per la loro abilità e sprezzo del pericolo. Prima della gara, sfilavano fieri in piedi sul carro, salutando la folla che li acclamava. Indossavano corte tuniche e copricapi colorati per distinguere le diverse fazioni in gara.

Dovevano avere nervi saldi come l’acciaio per gestire a tutta velocità quei fragili carri di legno, senza nemmeno finimenti di protezione. Guidavano in piedi, con le redini ben strette in pugno e un lungo pungolo in mano per incitare i cavalli. La minima distrazione poteva risultare fatale.

La folle velocità tra nuvole di polvere

La pianta del Circo Massimo

Al via, quando il magistrato dava il segnale di partenza lasciando cadere un panno bianco, i carri schizzavano in avanti sollevando nuvole di polvere. I cavalli venivano frustati senza pietà, spinti al limite delle loro possibilità. Il pubblico tratteneva il fiato vedendo sfilare quei carri quasi in volo, con le ruote che a malapena toccavano il terreno.

La visibilità era scarsissima, gli aurighi dovevano procedere quasi alla cieca, guidati solo dai riflessi e dalla perfetta conoscenza del tracciato. I cavalli nitrivano terrorizzati dalla folle velocità, il fragore degli zoccoli rimbombava amplificato dagli spalti gremiti.

Le curve mortali

I momenti più critici erano le curve agli estremi del circo. Gli aurighi dovevano imprimere improvvise virate per evitare lo schianto contro il muro di cinta. I carri oscillavano pericolosamente, minacciando di perdere il controllo e ribaltarsi tra gli altri equipaggi.

Anche il minimo contatto tra le ruote dei carri poteva provocare spettacolari incidenti a catena. Si racconta di aurighi sbalzati violentemente a terra e travolti dalle ruote dei carri sopraggiungenti. Altri finivano schiacciati nel groviglio di legni e cavalli.

La folla tratteneva il fiato aspettandosi il peggio ad ogni curva. Quando l’auriga di testa emergeva indenne esplodeva in urla di giubilo e applausi fragorosi che scuotevano gli spalti.

La morte dietro l’angolo

Insomma, le corse di carri erano uno spettacolo incredibilmente emozionante per gli spettatori, ma terribilmente pericoloso per i partecipanti. La morte era sempre in agguato dietro l’angolo.

I cavalli di San Marco, in origine nell’ippodromo di Costantinopoli.

Molti aurighi perdevano la vita giovanissimi, travolti durante le gare. Ma per quanto breve, la loro esistenza poteva essere colma di fama e gloria. Il pubblico li idolatrava come semi-dei. Le donne andavano pazze per loro. In caso di vittoria, l’auriga veniva portato in trionfo in città, osannato dalla folla in delirio.

In conclusione, le corse di carri dell’antica Roma, con i loro temerari aurighi pronti a rischiare la vita per un pugno di gloria effimera, rappresentavano uno spettacolo cruento che aveva il potere di scatenare passioni viscerali nel pubblico. Un antenato pericoloso degli odierni sport motoristici.

Adblock rilevato

Per continuare devi disattivare l'adblock in questo sito web.