L’abbandono paterno

L’abbandono paterno è la peggiore punizione che si possa infliggere ai figli.
“È lui che ci perde” mi dicevano durante tutta la mia infanzia ogni volta che in camera piangevo per la sua mancanza. Perché io, al contrario dei miei amici, non avevo un papà.

Ogni istante, ogni sconfitta, ogni successo, cercavo i suoi occhi,
senza mai trovarli.

“È lui che ci perde” ripetevano ogni giorno a mia madre.
Mentre cercava di farmi credere che non fosse così grave.
Mentre due mani non le bastavano per sostenere tanta solitudine.
Mentre cercava di scomparire quando mi vedeva triste per questa assenza.

“Lui ci perde” ci dicevano.
E ci hanno mentito!
Lui non ha perso nulla.
Lui ha viaggiato.
Lui ha amato.
Lui ha costruito una nuova vita.
Lui si è goduto la vita.
Lui è stato felice.
Ha goduto dei suoi soldi.
Si è svegliato senza la preoccupazione di portarci a scuola.
Non si è preoccupato di essere lì quando tornavo da scuola.
Non è rimasto senza un boccone per darlo a me.
Non gli interessava quale fosse il mio colore preferito.
Non si è interessato come stavo.
Non ha curato le mie ferite quando qualcosa mi andava male.
Non c’era nei miei giorni tristi e nemmeno in quelli felici.
Non si è reso conto che non stavo bene nella mia vita senza di lui.
È stato felice a costo delle nostre notti insonni, di panico. A costo delle nostre carenze emotive. Di tutto ciò che ci mancava.
A costo della nostra felicità.
Lui non ci ha perso.
Noi l’abbiamo perso.
Noi avevamo dei diritti e lui degli obblighi.
Perché chi abbandona senza più interessarsi non perde, si libera dalle obbligazioni, si libera dallo stress, si libera dalle preoccupazioni.
E nelle sue scelte, decide di non portare mai più i suoi figli a una festa di compleanno,
né in vacanza,
né di comprargli un regalo per un amico,
né di pagare la retta della scuola,
né di pagare un campo estivo,
né di venire a un compleanno (o almeno chiamare),
né di curarci quando abbiamo la febbre,
Niente…

E questo accade spesso prima dell’abbandono fisico. Persone a cui pesa prendersi carico della paternità e dei doveri.
Anche se la desideravano all’inizio.
Che nemmeno pensano di smettere di uscire a divertirsi perché il bambino è malato.

Bisogna smetterla di vittimizzare e di romantizzare l’abbandono. Perché alla frase “È lui quello che ci perde” manca persino un “poveretto” .
Come se fosse un’ingiustizia del destino, qualcosa che capita agli uomini che non hanno il coraggio di prendersi delle responsabilità. “Loro ci perdono”, no, non è così.
Basta!
Mancate voi. Manca una famiglia.

È fondamentale riconoscere che molti genitori, nonostante le sfide, scelgono quotidianamente di essere attivamente presenti nella vita dei loro figli, anche dopo una separazione. Questi genitori non solo soddisfano i loro obblighi, ma vanno oltre, offrendo amore, supporto e stabilità. La loro dedizione è la prova che è possibile incidere positivamente nella vita dei propri figli nonostante tutto. A questi genitori, un sincero ringraziamento per essere pilastri di guida e affetto

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