Ti sei mai chiesto che odore abbia l’universo? Se pensi che lo spazio sia solo un vuoto inodore, preparati a sorprenderti. Anche se il vuoto cosmico non trasporta molecole odorose, gli astronauti descrivono in modo vivido l’aroma che avvertono al ritorno dalle loro passeggiate spaziali.
Cosa sentono gli astronauti: testimonianze dal cosmo
Quando gli astronauti rientrano da una passeggiata nello spazio e si tolgono il casco nel modulo pressurizzato, percepiscono un odore particolare. L’astronauta Don Pettit lo ha definito un miscuglio di metallo saldato, carne bruciata e un dolce aroma di fumo di saldatura. Thomas Jones ha notato un odore metallico, simile a quello delle monete, mentre Scott Kelly lo ha paragonato a un profumo forte e unico, come il metallo riscaldato.
Il paradosso dell’odore nel vuoto: spiegazione scientifica
Come può il vuoto spaziale avere un odore? In realtà non annusiamo direttamente lo spazio, ma gli effetti che esso produce sui materiali. Le tute spaziali reagiscono in questo modo:
- Atomi di ossigeno reattivi presenti nell’orbita terrestre bassa si legano alle superfici delle tute
- Radiazioni solari e raggi cosmici interagiscono con i materiali esterni
- Microparticelle ad alta velocità colpiscono le superfici
Queste interazioni generano composti volatili che gli astronauti percepiscono una volta rientrati nel modulo pressurizzato. Non annusiamo direttamente lo spazio, ma gli effetti chimici che esso provoca sui materiali.
La mappa olfattiva dell’universo: profumi cosmici
Se potessimo annusare le diverse regioni dell’universo, scoprirremmo una sorprendente varietà di aromi. I radioastronomi hanno identificato molecole che, sulla Terra, associamo a odori ben precisi:
Profumeria cosmica:
- Il centro della Via Lattea contiene etilformiato, una molecola che profuma di lampone e rum
- La nebulosa Sagittario B2 presenta alcol etilico e alcol vinilico
- Alcune nubi stellari contengono ammoniaca e idrogeno solforato, che sulla Terra ricordano l’odore di uova marce
- La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, studiata dalla sonda Rosetta, emana un mix di ammoniaca, idrogeno solforato, formaldeide e acido cianidrico – un profumo paragonabile a una combinazione di uova marce, stalla di cavalli e ammoniaca
Ricreare l’odore dello spazio sulla Terra
Per preparare gli astronauti a tutte le esperienze spaziali, la NASA ha incaricato il chimico Steve Pearce di ricreare artificialmente l’odore dello spazio per l’addestramento. Dal 2008 questo progetto ha portato alla sintesi di un composto che imita l’aroma metallico e bruciato descritto dagli astronauti.
Nel 2020 una startup chiamata Eau de Space ha collaborato con la NASA per creare una fragranza ispirata a queste ricerche, permettendo a chiunque di sperimentare, almeno in parte, l’odore dello spazio.
Perché questi studi sono importanti
Studiare la composizione chimica dello spazio attraverso gli odori è fondamentale per diversi motivi:
- Sicurezza degli astronauti: conoscere come i materiali reagiscono nell’ambiente spaziale aiuta a progettare equipaggiamenti più sicuri
- Ricerca astrobiologica: le molecole organiche presenti nello spazio offrono indizi sull’evoluzione della vita
- Preparazione psicologica: abituare gli astronauti a tutte le esperienze sensoriali, compresi gli odori, è importante per missioni prolungate
- Sviluppo di nuovi sensori: studiare questi composti stimola l’innovazione nella tecnologia dei sensori chimici
Curiosità che non ti aspetti
L’universo nasconde sorprese olfattive sorprendenti:
- Se potessimo annusare Giove, probabilmente percepiremmo un forte odore di uova marce, dovuto all’abbondanza di ammoniaca e solfuro di idrogeno
- La Stazione Spaziale Internazionale ha un odore caratteristico, descritto come un mix di antisettici, componenti elettronici e sudore
- Secondo gli astronauti dell’Apollo, la Luna profuma di polvere da sparo bagnata o cenere di un camino
- Saturno potrebbe emanare un aroma simile alla benzina, a causa dei composti di idrocarburi presenti nella sua atmosfera
Tecnologia per “annusare” lo spazio
Gli scienziati non possono annusare letteralmente lo spazio, ma utilizzano strumenti avanzati per analizzarne la composizione chimica:
- Spettrometri di massa: analizzano la composizione molecolare misurando il rapporto massa/carica degli ioni
- Spettroscopia infrarossa: identifica le molecole in base all’assorbimento della luce infrarossa
- E-nose (nasi elettronici): sensori che imitano il funzionamento del naso umano, impiegati nelle missioni spaziali
Il naso elettronico installato sulla Stazione Spaziale Internazionale, ad esempio, rileva rapidamente perdite o contaminazioni dell’aria, garantendo la sicurezza dell’equipaggio.
Il futuro dell’olfattologia spaziale
Le prossime missioni spaziali utilizzeranno strumenti sempre più sofisticati per analizzare la composizione chimica di atmosfere planetarie, comete e lune ghiacciate. Il rover Perseverance su Marte, ad esempio, è dotato di dispositivi in grado di rilevare composti organici che potrebbero indicare tracce di vita passata.
Questi studi non solo ci aiutano a comprendere meglio l’universo, ma potrebbero portare alla scoperta di molecole uniche con applicazioni pratiche sulla Terra, dalla medicina alla creazione di nuovi materiali.
L’analisi degli odori nello spazio rappresenta un affascinante incrocio tra astronomia, chimica e biologia sensoriale, che ci ricorda come l’universo vada esplorato con tutti i sensi, non solo con la vista.
La prossima volta che guarderai il cielo stellato, immagina non solo come appare l’universo, ma anche quale profumo potrebbe avere. Questa dimensione sensoriale rende l’esplorazione spaziale ancora più affascinante e completa.