Perché le balene dormono con mezzo cervello? Il curioso segreto del sonno e della respirazione negli abissi

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Immaginate di dover trattenere il respiro ogni volta che andate a dormire. Impossibile, vero? Eppure è questa la sfida che i mammiferi marini come balene e delfini devono affrontare ogni giorno. A differenza degli esseri umani, che respirano automaticamente anche durante il sonno profondo, questi giganti degli oceani devono emergere consapevolmente in superficie per ogni respiro.

Il dilemma della respirazione consapevole

Le balene e altri cetacei sono mammiferi che respirano aria, ma vivono in un ambiente dove l’ossigeno non è sempre a portata di mano. Questa apparente contraddizione ha portato a uno degli adattamenti più straordinari del regno animale: il sonno emisferico unilaterale, cioè dormire con un solo emisfero cerebrale alla volta.

Mentre una metà del cervello riposa, l’altra rimane attiva per controllare funzioni vitali come:

  • Gestire la respirazione e assicurare la risalita in superficie
  • Mantenere la temperatura corporea
  • Sorvegliare la presenza di predatori
  • Continuare a nuotare (essenziale per alcune specie)

Come funziona il sonno emisferico?

Il cervello dei cetacei permette agli emisferi destro e sinistro di dormire in modo indipendente. Questo fenomeno, detto anche sonno a onde lente unilaterale, è stato confermato dagli elettroencefalogrammi, che mostrano onde di sonno profondo in un emisfero mentre l’altro rimane sveglio.

Durante questo sonno alternato, le balene tengono aperto l’occhio corrispondente all’emisfero attivo e chiuso quello dell’emisfero che sta dormendo. Questo comportamento è stato osservato in molte specie, dalla piccola focena al gigantesco capodoglio.

Un record di vigilanza invidiabile

Alcune ricerche sui tursiopi (delfini) hanno scoperto che questi animali possono mantenere questa forma di “semi-sonno” per oltre 15 giorni consecutivi senza mostrare segni di stanchezza mentale o cali di attenzione. Un essere umano, invece, privato del sonno per 72 ore comincia a soffrire di allucinazioni e gravi disturbi cognitivi.

Differenze tra le specie di cetacei

Non tutte le specie dormono allo stesso modo. Le strategie sono molto diverse:

  • Balene grigie e beluga: possono restare immobili per brevi periodi, dormendo sempre con metà cervello vigile
  • Capodogli: sono stati osservati riposare in posizione verticale, sospesi come in trance, per 10-15 minuti alla volta
  • Megattere: spesso rimangono ferme in superficie o riposano in acque più basse, specialmente durante le migrazioni

Particolarmente interessante è il caso dei cuccioli di cetacei, che nei primi mesi di vita sembrano non dormire mai! I piccoli e le loro madri restano in movimento continuo, una strategia evolutiva per proteggere i neonati dai predatori e mantenere la temperatura corporea finché lo strato di grasso non è sufficiente.

L’evoluzione di un superpotere

Questo eccezionale adattamento si è evoluto nel tempo. Si pensa che i lontani antenati terrestri delle balene, circa 50 milioni di anni fa, dormissero come gli altri mammiferi. Il sonno emisferico è comparso gradualmente, quando questi animali sono tornati a vivere nell’acqua, per bilanciare il bisogno di riposo con quello di respirare volontariamente.

Non solo cetacei: chi altro dorme così?

Le balene non sono le sole ad avere questa capacità. Anche molti uccelli migratori, durante i lunghi viaggi, possono dormire con un solo emisfero del cervello, mantenendo così il controllo del volo. Alcuni pinnipedi, come le otarie, mostrano pattern simili quando sono in acqua.

Implicazioni e prospettive future

Studiare il sonno dei cetacei non serve solo a soddisfare la nostra curiosità. Potrebbe aiutarci a trovare nuove soluzioni per:

  • Curare i disturbi del sonno
  • Comprendere le apnee notturne
  • Sviluppare strategie per mantenere l’attenzione in condizioni di privazione di sonno

I neuroscienziati continuano a studiare come questi animali riescano a riposare così efficacemente con solo metà cervello e come coordinino il cambio di “turno” tra i due emisferi.

La prossima volta che penserete agli abissi marini, ricordate: i grandi abitanti dell’oceano non dormono mai davvero del tutto — un’incredibile strategia che li ha resi padroni degli oceani pur dovendo respirare aria, proprio come noi.

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