Quando pensiamo alla comunicazione tra animali, ci vengono in mente gli uccelli che cantano, i cani che abbaiano o i gatti che miagolano. Ma pochi sanno che anche i pesci comunicano tra loro. Sì, anche sott’acqua, dove per noi regna il silenzio, si svolge un fitto scambio di segnali e “conversazioni” che non riusciamo a sentire. Ma come avviene tutto questo?
La cosa sorprendente è che la maggior parte dei pesci non possiede corde vocali come gli esseri umani. La loro “voce” nasce da meccanismi differenti: alcuni producono suoni utilizzando le ossa collegate alla vescica natatoria, una sacca piena d’aria che serve principalmente per regolare il galleggiamento. Contraendo rapidamente muscoli specializzati, fanno vibrare questa struttura, generando rumori che si diffondono nell’acqua. Altri pesci sfruttano i denti faringei – denti posti nella gola – sfregandoli tra loro per ottenere schiocchi o scricchiolii. Esistono anche specie che emettono suoni sbattendo le pinne o facendo vibrare determinate parti del corpo.
I suoni prodotti possono essere molto vari: colpi secchi, ronzii, crepitii, brontolii o veri e propri battiti ritmici. Ogni segnale ha un significato preciso: alcuni servono per corteggiare durante la stagione degli amori, altri per difendere il territorio, altri ancora per mantenere la coordinazione all’interno di un branco. Alcune specie marine emettono suoni come segnale di allarme, avvisando i compagni di un potenziale pericolo.
Il motivo per cui il nostro orecchio non percepisce quasi nulla è semplice ma affascinante: l’acqua trasmette i suoni in modo diverso rispetto all’aria e molte frequenze emesse dai pesci si trovano fuori dalla gamma uditiva umana. In altre parole, comunicano “su un’altra lunghezza d’onda” che i nostri sensi non riescono a rilevare. Grazie a strumenti scientifici come gli idrofoni, però, possiamo registrare e analizzare questi segnali, portando alla luce un universo sonoro nascosto.
Gli studiosi di bioacustica marina stanno scoprendo che il linguaggio dei pesci è molto più complesso di quanto si immaginasse. In certe barriere coralline, ad esempio, il paesaggio sonoro è talmente ricco di voci sovrapposte che i biologi parlano di un vero e proprio “coro sommerso”. Ci sono specie, come alcuni tipi di pesce rospo, che riescono a emettere suoni abbastanza forti da essere percepiti persino fuori dall’acqua se avvicinati all’orecchio.
Comprendere che mari, laghi e fiumi non sono ambienti silenziosi, ma luoghi colmi di segnali e comunicazioni, cambia radicalmente il nostro modo di immaginare la vita sott’acqua. Ogni suono racconta una storia: può essere un richiamo d’amore, una sfida per il predominio, una cooperazione di gruppo o un avvertimento di pericolo. È come scoprire che dietro una superficie calma si nasconde un vivace intreccio di “voci” e relazioni. E chissà quante altre forme di comunicazione, ancora sconosciute, aspettano di essere scoperte nel nostro pianeta blu.
Potrebbe interessarti: