Quando pensiamo a un animale dotato di grande intelligenza, difficilmente ci vengono in mente le galline. Nella cultura popolare sono spesso associate all’idea di un cervello piccolo e a decisioni semplici. Eppure, dietro il loro comportamento apparentemente banale, si nasconde un meccanismo straordinario che unisce biologia, evoluzione e neuroscienze.
Una delle curiosità più sorprendenti riguarda la scelta del luogo in cui covare le uova. Non c’è un piano consapevole nella loro mente, nessuna mappa da seguire: eppure, quasi sempre, la gallina individua un posto adatto, sicuro e riparato. Come ci riesce? La risposta non è magia, ma il frutto di un istinto plasmato da milioni di anni di adattamento evolutivo.
Il cervello delle galline è diverso da quello dei mammiferi: al posto della corteccia cerebrale possiedono una struttura chiamata pallio aviano. Pur essendo più piccolo e semplice rispetto a quello umano, è perfettamente progettato per i bisogni della specie. Questa parte del cervello è strettamente collegata ai comportamenti istintivi, cioè azioni automatiche che si attivano in risposta a specifici stimoli.
Il momento della cova è regolato da ormoni, in particolare dalla prolattina, che aumenta quando la gallina ha deposto un certo numero di uova. Questo cambiamento ormonale modifica le sue priorità: dal cercare cibo e muoversi liberamente, passa a preferire luoghi caldi, protetti e poco illuminati. Non si tratta di una scelta razionale, ma di un meccanismo biologico che attiva la ricerca del luogo giusto per proteggere la futura prole.
In natura, un luogo sicuro significa meno predatori e condizioni ambientali più stabili. Negli avi selvatici della gallina domestica, come il gallo banciva dell’Asia, le femmine che sceglievano meglio il nido garantivano maggiori possibilità di sopravvivenza ai pulcini. Con il tempo, questa caratteristica si è fissata nel patrimonio genetico, diventando parte integrante dell’istinto della specie.
Ancora oggi, anche negli allevamenti, le galline rispondono agli stessi segnali interni. Magari scelgono un angolo isolato del pollaio, vicino a una parete, dietro a un oggetto oppure nel nido preparato dall’allevatore. Se non trovano l’opzione ideale, si adattano scegliendo il luogo che più si avvicina alle condizioni che il loro cervello “riconosce” come sicure.
Potrebbe sembrare un comportamento rigido, ma gli studi dimostrano che anche un cervello piccolo può elaborare informazioni complesse. Le galline sanno valutare variabili come temperatura, oscurità e tranquillità, combinandole per selezionare il posto migliore. Tutto questo avviene senza una vera consapevolezza: è un processo automatico, simile al nostro respirare.
Il cosiddetto “cervello stupido” delle galline rivela, in realtà, un’intelligenza diversa: non quella del ragionamento complesso, ma quella della sopravvivenza, affinata in milioni di anni. Un’intelligenza silenziosa che non scrive poesie né risolve problemi matematici, ma che compie alla perfezione il compito per cui la natura l’ha creata.
Quello che per noi sembra semplice o banale, nel linguaggio dell’evoluzione è spesso un capolavoro di adattamento. Le galline ne sono un esempio eloquente: silenziose custodi di un sapere antico, inciso nei loro geni e nei loro istinti.
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