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Il cervello liquido degli oceani come il plancton comunica con segnali chimici invisibili

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Immagina di tuffarti in un universo trasparente, senza strade visibili né suoni udibili, ma dove ogni creatura riceve e invia messaggi costanti. Non si tratta di fantascienza: è la realtà nascosta dell’oceano, dove trilioni di minuscoli organismi, il plancton, formano una rete di comunicazione silenziosa che gli scienziati definiscono un vero e proprio cervello liquido.

Il plancton è composto da fitoplancton (microalghe) e zooplancton (piccoli animali e larve). Sono così piccoli che la maggior parte è invisibile a occhio nudo, ma insieme sono fondamentali per la vita sul pianeta. Producono gran parte dell’ossigeno che respiriamo e costituiscono il primo anello della catena alimentare marina. Ma dietro questo ruolo essenziale, si nasconde una capacità sorprendente: comunicare attraverso segnali chimici invisibili.

Sotto la superficie, dove il mare appare calmo, avviene un dialogo costante. Il plancton rilascia molecole chiamate mediatori chimici o infochemical, che si diffondono nell’acqua come messaggi in bottiglia. Questi segnali possono avvertire della presenza di predatori, coordinare movimenti di gruppo o stimolare la riproduzione. Alcune microalghe, ad esempio, emettono sostanze che allertano i propri simili in caso di attacco imminente da parte di protozoi o copepodi, spingendoli a modificare la loro forma o a produrre tossine difensive.

Questo labirinto invisibile è simile a un internet subacqueo: al posto degli impulsi elettrici, i messaggi viaggiano attraverso onde molecolari. E funziona da centinaia di milioni di anni, molto prima di qualunque tecnologia umana. L’acqua di mare, ricca di sostanze disciolte, è un mezzo perfetto per la diffusione di questi messaggi, che in alcuni casi sono estremamente specifici: possono essere decodificati solo da una determinata specie, come una password biologica.

Le ricerche rivelano che questo scambio di informazioni influenza l’intero ecosistema marino. Le migrazioni verticali quotidiane del plancton, ad esempio, possono essere coordinate proprio dai segnali chimici, spingendo gli organismi a salire verso la luce durante il giorno o a scendere nell’oscurità di notte per ridurre il rischio di predazione. Questi segnali hanno un impatto anche sulla formazione di banchi di pesci, sulle fioriture algali e persino sul ciclo globale del carbonio.

Capire il linguaggio segreto del plancton non è solo una curiosità scientifica: significa anche acquisire strumenti per prevedere i cambiamenti climatici, monitorare la salute degli oceani e proteggere le risorse marine. Gli strumenti per interpretare questo codice invisibile sono ancora limitati, ma nuove scoperte svelano poco a poco il funzionamento di questo sistema.

Così, ogni volta che osserviamo il mare, possiamo immaginare un’enorme rete vivente di microintelligenze, impegnate in un dialogo continuo che regola la vita sul nostro pianeta. Un cervello liquido che pulsa silenzioso, il cui pensiero invisibile sostiene anche la nostra esistenza.

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