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Come le piante comunicano e percepiscono il tempo grazie alla luce

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Quando pensiamo a esseri viventi capaci di comunicare o di percepire il passare del tempo, pensiamo subito agli animali, o a noi stessi. Eppure, nel silenzio di campi, boschi e giardini, le piante conducono una vita molto più attiva e sensibile di quanto immaginiamo. Non hanno un cervello, ma possiedono straordinari sistemi di percezione, tra cui la capacità di usare la luce per scambiarsi informazioni e per “leggere” l’orologio della natura.

Le piante, infatti, non si limitano a catturare la luce per fare fotosintesi e produrre energia. Hanno sviluppato sensori molecolari chiamati fotorecettori, veri e propri “occhi” microscopici, capaci di percepire non solo la quantità di luce, ma anche la sua qualità, la direzione e la durata dell’esposizione. Alcuni di questi fotorecettori sono sensibili alla luce rossa e infrarossa (fitocromi), altri ai raggi blu e blu-verdi (criptocromi e fototropine). È attraverso di essi che le piante “interpretano” i segnali luminosi dell’ambiente.

Ma cosa significa esattamente usare la luce per comunicare? Immaginiamo un prato dove alcune piante crescono più alte di altre. Quelle più basse “percepiscono” che la qualità della luce è cambiata: i fotoni rossi sono stati in parte assorbiti dalle foglie più alte e ciò che arriva al suolo contiene una proporzione maggiore di luce infrarossa. Questo è un segnale chiarissimo: c’è concorrenza, bisogna crescere più in alto o adattare le risorse, perché altre piante stanno facendo ombra. Senza parole né suoni, le piante riescono così a trasmettere e ricevere informazioni semplicemente modulando la luce che riflettono o assorbono.

Oltre a “parlare” tra loro grazie alla luce, le piante la utilizzano come un orologio naturale. Sono maestre nel misurare la durata del giorno e della notte, un meccanismo chiamato fotoperiodismo. In questo modo sanno quando è il momento giusto per fiorire, produrre frutti o entrare in riposo. Alcune piante fioriscono solo quando le giornate si allungano (piante a giorno lungo, come il grano), altre quando le giornate si accorciano (piante a giorno corto, come il crisantemo). Questo senso del tempo è così preciso che permette loro di sincronizzare la riproduzione con le stagioni più favorevoli.

Il loro rapporto con la luce non si limita ai ritmi stagionali: alcune piante regolano la propria chimica interna, aprono e chiudono gli stomi o muovono le foglie in sintonia con i cicli luminosi. È un sistema complesso e raffinato, frutto di milioni di anni di evoluzione, che rivela una sofisticata capacità di adattamento.

In un certo senso, possiamo dire che i frutti e le piante “pensano” a modo loro: non hanno neuroni, ma elaborano informazioni visive per sopravvivere, comunicare e persino anticipare i cambiamenti dell’ambiente. La prossima volta che osserveremo un albero, un fiore o anche un semplice filo d’erba, potremo ricordarci che dietro quell’apparente immobilità si nasconde una vita intensa, guidata da segnali luminosi invisibili a noi, ma chiarissimi per loro.

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