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Tycho Brahe: La Vera Storia della Leggendaria Morte per Educazione dell’Astronomo dal Naso di Metallo

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La scena si svolge a Praga, nell’autunno del 1601. Tycho Brahe, il più grande osservatore del cielo prima dell’invenzione del telescopio, è seduto a un sontuoso banchetto alla corte dell’imperatore Rodolfo II. L’etichetta è rigidissima: nessuno può lasciare la tavola prima del sovrano. Tycho, però, ha un bisogno fisico impellente. Per non offendere l’imperatore, rimane immobile al suo posto per ore. Quando finalmente rincasa, si accorge con orrore di non riuscire più a urinare. Seguono giorni di dolori atroci. Dopo undici giorni di agonia, muore. La leggenda, tramandata per secoli, narra che la sua vescica sia letteralmente “esplosa”. Così, un genio assoluto sarebbe stato ucciso dalla sua eccessiva buona educazione.

Questa storia è così potente da aver affascinato il mondo per quattrocento anni. Ma è andata davvero così? La risposta è più complessa. Il banchetto ci fu davvero, e Tycho soffrì realmente di un fatale blocco urinario. Tuttavia, l’idea della vescica che scoppia è un’immagine più adatta a un racconto morale che a un referto medico. Oggi sappiamo che è molto raro che una vescica si perfori. È molto più probabile che un blocco della minzione così grave porti a un’infezione fulminante o a un’insufficienza renale acuta. In pratica, un avvelenamento interno (uremia) causato dalle tossine che i reni non riescono più a smaltire.

Per molto tempo, sulla morte di Tycho ha aleggiato anche il sospetto di un avvelenamento da mercurio. Nel 2010, la sua tomba è stata riaperta per eseguire analisi moderne. I risultati, ottenuti esaminando capelli e resti ossei, hanno mostrato livelli di mercurio troppo bassi per essere compatibili con un avvelenamento letale. Gli studiosi oggi sono concordi: la causa più probabile della morte furono complicazioni urinarie, scatenate da una ritenzione severa, forse aggravata da un problema preesistente alla prostata o da calcoli renali. In sintesi: la sua estrema cortesia fu la scintilla che innescò la tragedia, ma il quadro clinico era ben più complesso di una “vescica esplosa”.

Per capire perché questa vicenda è così memorabile, dobbiamo fare un passo indietro e scoprire chi era Tycho Brahe. Nato in Danimarca nel 1546, non era un astronomo qualunque. Sull’isola di Hven costruì Uraniborg, l’osservatorio più avanzato del suo tempo. Senza telescopi, ma con strumenti giganteschi e precisissimi di sua invenzione, misurò la posizione di stelle e pianeti con un’accuratezza mai vista prima. Nel 1572 osservò una “nuova stella” (una supernova), dimostrando che i cieli non erano eterni e immutabili come si credeva. Nel 1577, studiando una cometa, provò che si muoveva ben oltre l’orbita della Luna, demolendo un’altra antica credenza.

Tycho propose anche un suo modello del sistema solare, un compromesso tra la vecchia visione tolemaica e quella copernicana: la Terra immobile al centro, il Sole che le orbita attorno, e tutti gli altri pianeti che orbitano attorno al Sole. Ma la sua eredità più grande furono i suoi dati. A Praga, dove si era trasferito, prese come assistente un giovane e brillante matematico: Johannes Kepler. Dopo la morte di Tycho, fu proprio Kepler a usare quell’immensa mole di osservazioni per scoprire le sue tre celebri leggi del moto dei pianeti, tra cui quella sulle orbite ellittiche. Senza la precisione quasi maniacale di Tycho, la rivoluzione astronomica di Kepler non sarebbe mai avvenuta.

La vita di Tycho era piena di dettagli degni di un romanzo. Da giovane, perse parte del naso in un duello per una questione matematica e per il resto della vita indossò una protesi. Si è sempre detto fosse d’oro, ma analisi recenti suggeriscono che quella per l’uso quotidiano fosse di ottone. Amava gli animali e la storia più bizzarra riguarda il suo alce domestico, che teneva a corte e che morì cadendo da una scalinata dopo aver bevuto troppa birra a una festa. Era sempre accompagnato da un nano di nome Jepp, che credeva avesse poteri divinatori.

Resta una domanda: perché il mito della “morte per educazione” ci colpisce tanto? Perché ci catapulta in un mondo, quello delle corti rinascimentali, dove le regole sociali potevano essere letteralmente fatali. Tycho, uomo di rigore e disciplina, prese quella regola alla lettera e ne pagò il prezzo più alto. La sua storia ci insegna due cose: che dietro le più grandi rivoluzioni scientifiche ci sono esseri umani, con le loro fragilità e ossessioni; e che la scienza stessa è lo strumento migliore per distinguere un racconto affascinante dalla realtà. Se oggi guardiamo il cielo e parliamo di orbite ellittiche, lo dobbiamo a quell’uomo dal naso di metallo che, con pazienza infinita, ha misurato l’universo. La sua morte è leggenda, ma la sua vita ha cambiato per sempre la nostra conoscenza del cosmo.

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