Come gli uccelli migratori usano il campo magnetico terrestre per orientarsi durante la migrazione

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Quando alziamo lo sguardo verso il cielo, nelle giornate d’autunno o di primavera, possiamo osservare formazioni di uccelli che volano ordinate, spesso in perfetta forma a V, dirette verso mete lontane. È uno degli spettacoli più emozionanti offerti dalla natura: la migrazione. Alcune specie percorrono migliaia di chilometri, attraversano oceani, deserti e montagne per raggiungere i luoghi di svernamento o di nidificazione e poi tornano, con una precisione incredibile, agli stessi punti anno dopo anno. Ma come riescono a non perdersi?

Per secoli, la risposta è rimasta avvolta dal mistero. Gli scienziati hanno notato che la posizione del sole e delle stelle aiuta gli uccelli a orientarsi. Tuttavia, questi punti di riferimento non possono spiegare viaggi accurati anche in condizioni di cielo coperto o di notte, quando non vi sono segnali visivi disponibili. Qualcos’altro, invisibile, li guida durante il cammino.

Negli ultimi decenni, le ricerche hanno portato a una scoperta straordinaria: molti uccelli migratori sono in grado di percepire il campo magnetico terrestre. Questo campo invisibile, generato dal nucleo metallico fuso del nostro pianeta, circonda la Terra come uno scudo e varia in intensità e direzione a seconda della posizione geografica. Secondo i ricercatori, gli uccelli utilizzano queste variazioni come una mappa naturale integrata nei loro sensi, una sorta di GPS biologico.

Ma come fanno a percepire qualcosa che per noi è impercettibile? Esistono due principali teorie. La prima ipotizza la presenza di minuscoli cristalli di magnetite all’interno del becco o del cranio. Questi microscopici sensori reagirebbero al campo magnetico, inviando al cervello informazioni precise sull’orientamento. La seconda teoria, ancora più affascinante, riguarda la chimica della vista: grazie a speciali proteine sensibili alla luce, chiamate criptocromi, gli uccelli potrebbero “vedere” il campo magnetico sotto forma di motivi o colori sovrapposti alla loro normale visione.

In pratica, mentre volano, non vedono soltanto il paesaggio come noi, ma percepiscono anche segnali visivi invisibili ai nostri occhi, come se avessero filtri speciali che evidenziano la direzione del Nord e indicano la rotta da seguire.

Esperimenti condotti in laboratorio hanno confermato questa ipotesi: alterando artificialmente il campo magnetico attorno agli uccelli, questi si disorientano e modificano la direzione di volo. Questo dimostra che il senso magnetico è una parte fondamentale del loro sistema di navigazione.

Ciò che sorprende ancora di più è che la migrazione coinvolge spesso giovani uccelli che non hanno mai compiuto quel viaggio prima. Eppure sanno istintivamente da che parte partire e come correggere la rotta durante il tragitto, combinando le informazioni del campo magnetico con l’osservazione del paesaggio, la posizione del sole, delle stelle e persino l’odore dell’aria.

Immaginare cosa significhi percepire il mondo con sensi così diversi dai nostri ci avvicina al mistero e alla perfezione della natura. Per gli uccelli migratori, il cielo non è mai vuoto: è una mappa viva, silenziosa e invisibile, che li guida per migliaia di chilometri, anno dopo anno, verso casa.

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