1763596981323_9IUn21GO

Il genio della truffa che riuscì a vendere la Torre Eiffel due volte

Condividi l'articolo

Nel 1925, nel cuore di Parigi, si consumò una delle truffe più geniali e sfrontate del Novecento: un uomo riuscì a vendere la Torre Eiffel come se fosse un’enorme montagna di ferro vecchio. Il suo nome era Victor Lustig, un personaggio da romanzo nato nell’Impero austro-ungarico. Era un uomo elegante, poliglotta e, soprattutto, un maestro nel leggere l’animo umano, capace di trasformare le ambizioni e le insicurezze altrui in oro per le sue tasche.

Perché un inganno così assurdo poté funzionare? Bisogna calarsi nel clima dell’epoca. La Torre Eiffel, eretta per l’Esposizione Universale del 1889, non era l’icona intoccabile che è oggi. Progettata per durare solo vent’anni, la sua esistenza era continuamente messa in discussione. I costi di manutenzione erano esorbitanti e l’idea di smantellarla circolava da tempo. Non era un’ipotesi folle, ma una voce plausibile, un’occasione d’affari che faceva gola ai grandi commercianti di metalli.

Lustig fiutò l’opportunità con l’istinto di un predatore. Fece stampare finti documenti ministeriali e convocò in gran segreto i sei più importanti commercianti di rottami di Parigi in un lussuoso hotel. La sua fu una recita impeccabile: si presentò come un alto funzionario governativo, usando un linguaggio tecnico e creando un’atmosfera di massima riservatezza. Spiegò che il governo, in gran segreto, aveva preso la dolorosa decisione di smantellare la torre e che loro erano stati scelti per partecipare a un’asta riservata per l’acquisto di 7.000 tonnellate di metallo. Un affare colossale e irripetibile.

Ogni dettaglio era studiato. Lustig organizzò persino un sopralluogo in limousine attorno al monumento, discutendo di logistica e della necessità di agire con discrezione per evitare proteste popolari. Tra gli invitati, aveva già scelto la sua preda: André Poisson, un uomo ambizioso ma insicuro, desideroso di entrare nel giro dei grandi affari parigini. Per rendere il tutto ancora più credibile, Lustig si lamentò del suo misero stipendio da funzionario, spingendo Poisson a offrirgli una cospicua mazzetta per assicurarsi l’appalto. Una volta incassato l’anticipo e la bustarella, Lustig svanì nel nulla. Il suo asso nella manica fu la vergogna: Poisson, umiliato e complice di un atto di corruzione, non sporse mai denuncia.

L’audacia di Lustig non conosceva limiti. Pochi mesi dopo, tornò a Parigi e tentò di ripetere l’esatta, identica truffa con un nuovo gruppo di commercianti. Questa volta, però, uno di loro si insospettì e avvertì la polizia. Lustig fu costretto a una fuga precipitosa verso gli Stati Uniti, lasciando il secondo colpo a metà. Il solo fatto che ci abbia provato di nuovo dimostra quanto fosse sicuro del suo metodo.

Oltreoceano, la sua carriera criminale continuò con altri colpi leggendari, come la “scatola magica”, un congegno che a suo dire poteva duplicare banconote. Si narra persino che riuscì a truffare il gangster Al Capone. Gli chiese 50.000 dollari per un investimento, li nascose in una cassetta di sicurezza per due mesi e poi glieli restituì, dicendo che l’affare era saltato. Capone, impressionato da tanta “onestà”, lo ricompensò con 5.000 dollari. Alla fine, però, la sua fortuna si esaurì. Fu arrestato per contraffazione di denaro e, dopo una spettacolare evasione, finì i suoi giorni nel famigerato penitenziario di Alcatraz.

La truffa della Torre Eiffel resta un capolavoro perché svela i meccanismi della nostra mente. Lustig fece leva su leve psicologiche potentissime: l’autorità (i finti documenti), l’urgenza (un’occasione unica), la segretezza (il privilegio di far parte di un segreto di Stato) e l’avidità. La richiesta della mazzetta fu un colpo da maestro: rendendo la sua vittima complice, la intrappolava psicologicamente, rendendole impossibile tirarsi indietro. La sua storia ci insegna una lezione sempre attuale: le grandi truffe non si basano solo su documenti falsi, ma prosperano su contesti credibili e fanno leva sulle nostre emozioni più profonde. Un monito a diffidare sempre di ciò che appare troppo bello, troppo urgente o troppo segreto per essere vero.

Potrebbe interessarti:

Torna in alto