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Göbekli Tepe il tempio neolitico che riscrive la storia della civiltà umana

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Nel cuore del sud-est della Turchia, su una collina arida e ventosa vicino alla città di Şanlıurfa, sorge un luogo che sta riscrivendo le origini della civiltà umana: Göbekli Tepe. Questo complesso monumentale ha quasi 12.000 anni, il che lo rende più antico delle piramidi di circa 7.000 anni e molto precedente a Stonehenge. La sua scoperta ha sconvolto non solo per l’età incredibile, ma soprattutto per chi lo ha costruito: comunità di cacciatori-raccoglitori, che fino a poco tempo fa credevamo fossero semplici nomadi, incapaci di organizzare opere così imponenti.

Göbekli Tepe, che in turco significa “collina panciuta”, nasconde sotto la sua superficie una serie di recinti circolari in pietra. Al centro di ognuno si ergono giganteschi pilastri a forma di T, alcuni alti più di cinque metri e pesanti diverse tonnellate. Questi monoliti non sono semplici blocchi di pietra. Su di essi sono finemente scolpiti animali selvatici come serpenti, volpi, cinghiali e uccelli. In alcuni casi, i pilastri centrali presentano braccia, mani e cinture stilizzate, suggerendo che non fossero colonne, ma potenti simboli umani astratti. Il tutto realizzato con strumenti di selce, in un’epoca in cui i metalli non erano ancora stati scoperti.

La vera rivoluzione di Göbekli Tepe è che non era una città. Non sono state trovate case, focolari domestici o tracce di vita quotidiana. Era un santuario, un grande centro spirituale. La massiccia presenza di ossa di animali selvatici suggerisce che qui si svolgessano grandi banchetti comunitari, forse accompagnati da bevande fermentate. Per radunare centinaia di persone, estrarre e trasportare megaliti pesantissimi, e scolpirli con tale maestria era necessaria una cooperazione sociale straordinaria, alimentata da una fede e da un sistema di credenze condiviso.

È qui che Göbekli Tepe scardina le nostre certezze. Per decenni abbiamo creduto che l’agricoltura fosse stata la scintilla che ha dato origine a tutto: villaggi stabili, organizzazione sociale e, infine, la religione e i templi. Questo sito suggerisce l’esatto contrario. Forse fu proprio il bisogno spirituale, il desiderio di costruire un luogo sacro condiviso, a spingere i gruppi umani a fermarsi, a collaborare e a sperimentare nuove forme di sussistenza, come la coltivazione, per sostenere i lavoratori. In altre parole, qui sembra che il tempio sia nato prima della città.

Datato al Neolitico pre-ceramico (tra il 9600 e l’8200 a.C.), il sito fu usato per secoli. Poi, per ragioni ancora misteriose, fu deliberatamente seppellito con terra, detriti e ossa di animali. Un gesto che appare come un potente rituale di chiusura, come se quelle comunità avessero voluto sigillare un’intera epoca per sempre. Ciò che vediamo oggi è solo una piccola parte di ciò che la collina nasconde: gli scavi sono ancora in corso e promettono nuove, incredibili scoperte.

Ecco alcuni punti che rendono Göbekli Tepe un sito unico al mondo:

  • La sua età è sbalorditiva: precede di millenni monumenti iconici come Stonehenge e le piramidi d’Egitto.
  • L’arte raffigura un mondo di animali selvaggi e temibili (volpi, serpenti, cinghiali), non creature domestiche. Un universo simbolico dominato dalle forze della natura.
  • I pilastri centrali a T sembrano rappresentare esseri umani stilizzati o divinità, un’astrazione concettuale rarissima per quell’epoca.
  • Non ci sono prove di abitazioni stabili: era un luogo di incontro e di culto, non una città residenziale.
  • Alla fine del suo utilizzo, il sito fu intenzionalmente sepolto, un gesto rituale che lo ha sigillato e preservato per millenni.
  • Dal 2018 è patrimonio mondiale dell’UNESCO ed è protetto da una moderna copertura che lo ripara dagli agenti atmosferici.
  • La perfezione delle sculture, realizzate solo con strumenti di selce, dimostra una maestria tecnica e una visione artistica senza precedenti.

Göbekli Tepe non è importante solo per gli archeologi. Parla di noi, della nostra essenza. Dimostra che, ancora prima di avere campi coltivati e case di mattoni, l’umanità sentiva un profondo bisogno di significato, di unione e di ritualità. È questa forza interiore che ha spinto i nostri antenati a collaborare, innovare e trasformare il mondo. Quando cerchiamo le origini della civiltà, spesso pensiamo a strumenti e tecnologia. Göbekli Tepe ci insegna a guardare oltre: alle idee, ai sogni, al desiderio di connettersi con qualcosa di più grande. Forse, la nostra civiltà non è nata da un seme piantato nel terreno, ma da un’idea condivisa sotto un cielo stellato.

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