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Medusa immortale Turritopsis dohrnii il segreto scientifico della vita eterna

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Nelle profondità del mare si nasconde un segreto che sfida le leggi della natura: una creatura quasi invisibile capace di sconfiggere l’invecchiamento. È la Turritopsis dohrnii, conosciuta come la “medusa immortale”, un organismo minuscolo che ha sviluppato un superpotere straordinario: può letteralmente tornare giovane. Non è fantascienza, ma un fenomeno biologico reale che affascina gli scienziati di tutto il mondo. Quando raggiunge la maturità, invece di invecchiare e morire, questa medusa può invertire il suo ciclo vitale, regredendo allo stadio di polipo per ricominciare la sua esistenza da capo.

Per capire la sua unicità, pensiamo al ciclo di vita di una medusa comune. Nasce da un polipo ancorato al fondale, cresce, si riproduce e infine muore. La Turritopsis dohrnii, invece, se esposta a uno stress ambientale — come una ferita, la mancanza di cibo o un cambiamento di temperatura — attiva un meccanismo di sopravvivenza incredibile. Si trasforma in una piccola cisti, le sue cellule si riprogrammano e l’animale rinasce come un nuovo polipo, pronto a generare una nuova colonia di meduse. È un vero e proprio salto indietro nel suo tempo biologico, un processo che in laboratorio è stato osservato più volte e che le è valso il titolo di biologicamente immortale. Attenzione, però: questo non la rende invincibile. Può essere mangiata da un predatore o morire a causa di una malattia. La sua immortalità biologica consiste nella capacità di sfuggire alla vecchiaia, non a ogni pericolo.

La parola magica dietro questo processo è transdifferenziazione. Immagina le cellule di un corpo come operai specializzati: ci sono quelli che costruiscono i muscoli, quelli che formano la pelle, quelli che gestiscono i nervi. Nella medusa immortale, in condizioni di pericolo, questi operai possono cambiare mestiere. Una cellula muscolare può “dimenticare” la sua funzione, tornare a uno stadio primitivo e trasformarsi, ad esempio, in una cellula nervosa, contribuendo a ricostruire da zero un organismo giovane. È un processo naturale che replica ciò che i nostri scienziati tentano di fare in laboratorio con le cellule staminali per rigenerare i tessuti.

Questa creatura è piccolissima, con un diametro di pochi millimetri, quasi trasparente e ornata da una corona di sottili tentacoli. Sebbene sia originaria del Mediterraneo, oggi la sua presenza è stata segnalata in molti mari del mondo, probabilmente trasportata inconsapevolmente nelle acque di zavorra delle navi. Il suo nome scientifico, “dohrnii”, è un omaggio allo zoologo tedesco Anton Dohrn, fondatore della storica Stazione Zoologica di Napoli, un piccolo dettaglio che ci ricorda come la scienza sia fatta non solo di scoperte, ma anche di persone e storie.

Quando la Turritopsis dohrnii preme il suo “tasto reset”, non viaggia nel tempo, ma sfrutta un trucco biologico geniale: rende reversibile una metamorfosi che in quasi tutti gli altri esseri viventi è a senso unico, come quella che trasforma un girino in una rana. È come se potesse smontare una casa pezzo per pezzo e usare gli stessi mattoni per costruirne una nuova di zecca. Questa strategia le offre un enorme vantaggio evolutivo, permettendole di perpetuare il suo patrimonio genetico quasi all’infinito.

Lo studio di questo meccanismo apre scenari rivoluzionari per la medicina rigenerativa. Comprendere come le cellule possano riprogrammarsi in modo così radicale potrebbe, in un futuro ancora lontano, ispirare nuove terapie per riparare organi e tessuti danneggiati o per contrastare le malattie legate all’invecchiamento. La medusa immortale non è un elisir di lunga vita per l’uomo, ma una straordinaria fonte di ispirazione che ci mostra cosa sia biologicamente possibile.

Fragile ma incredibilmente resiliente, la Turritopsis dohrnii ci insegna una lezione profonda: la vita non segue sempre una linea retta. Nel silenzio degli abissi, questa piccola medusa ci dimostra che i confini della natura sono molto più vasti e sorprendenti di quanto possiamo immaginare, e che l’evoluzione è la più grande inventrice di tutte.

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