La famiglia crede che la figlia sia cerebralmente morta. Dopo 4 anni si sveglia e la prima parola che dice lascia tutti senza fiato

Victoria Arlen è nata in Massachusetts, negli Stati Uniti, il 26 settembre del 1994 insieme ai suoi due gemelli.

Da bambina le piaceva ballare e sembrava che fosse destinata per il mondo dello sport. Era una bimba molto vivace e piena di energie.

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A 11 anni, però, cominciò ad ammalarsi, i sintomi preoccupanti, le facevano molto male la schiena ed un fianco e, poco dopo, le sue gambe iniziarono a cedere e nel giro di due settimane non poteva più camminare.

Il suo corpo smise di funzionare poco a poco. Una grave infiammazione aveva colpito il suo cervello ed il midollo spinale.

Aveva perso l’uso della parola e non era più in grado di muoversi, la sua famiglia era distrutta.

Però, la sua incredibile storia non finisce qui. Quello che sarebbe accaduto 4 anni dopo avrebbe lasciato sia la propria famiglia che i medici a bocca aperta.

Nel 2006, quando Victoria aveva 11 anni, cadde lentamente in coma.

All’improvviso non poteva più controllare le proprie braccia, non riusciva più a deglutire bene e quando voleva parlare non era in grado di trovare le parole.

Era come se qualcuno le stesse piano piano scollegando i circuiti con i quali poteva governare il proprio corpo ed il proprio cervello. Fino a che un giorno diventò tutto buio.

Youtube/PeopleTV

Dopo due anni, Victoria si svegliò, ma si rese conto che il suo corpo non poteva muoversi, poteva sentire le conversazioni delle persone che le stavano intorno, ma non riusciva in nessun modo a far capire agli altri che era sveglia, che era consapevole.

Victoria era bloccata nel proprio corpo.

I medici avevano spiegato ai familiari che la ragazza era in uno stato vegetativo, veniva nutrita attraverso una sonda ed il suo corpo era come un guscio vuoto.

La famiglia capì immediatamente che era improbabile che Victoria si potesse riprendere.

“L’abbiamo persa”, disse la madre Jacqueline.

Ciò che nessuno sapeva, però, era che Victoria poteva sentire tutto ciò che dicevano dal proprio letto in ospedale, ma non aveva la possibilità di esprimersi.

“Sarà un vegetale per il resto della sua vita”

In quel momento, i medici avevano scoperto che la ragazza era stata colpita da ben due gravi malattie, l’encefalomielite acuta disseminata e la mielite trasversa.

Lei sentì le parole dei medici mentre spiegavano alla famiglia che non c’erano speranze. Aveva sentito che “sarebbe rimasta in stato vegetativo per il resto della propria vita”.

“I miei genitori non smisero mai di credere in me. Allestirono una stanza a casa, nel New Hampshire, e si presero cura di me. I miei fratelli mi parlavano in continuazione, mi prendevano in braccio e mi raccontavano cosa succedeva al di fuori della mia stanza. Questo mi diede la forza per lottare ancora di più. Loro ancora non sapevano che io potevo sentirli”, racconta Victoria a ESNP.

Nel 2010 Victoria riuscì a svegliarsi completamente dal proprio stato vegetativo e ricominciò a parlare.

Nel dicembre del 2009 riuscì ad avere un primo contatto visivo con la propria madre. Victoria stava ritornando a vivere. I piccoli suoni che riusciva ad emettere si trasformarono in parole e le parole in frasi.

Iniziò a mangiare da sola il budino e nel giro di 4 anni fu pronta per mangiare di nuovo una bistecca. Imparò ad usare il suo primo cellulare ed a mettere i “Mi piace” su Facebook.

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Nonostante tutti i piccoli successi quotidiani, c’era qualcosa che non riusciva a migliorare: non poteva muovere le gambe.

I medici dissero che l’infiammazione che aveva colpito il suo corpo aveva provocato un danno permanente e, per questo, sarebbe rimasta paralizzata dalla vita in giù per il resto della propria vita.

Ogni specialista che la visitava diceva le stesse cose: “Devi abituarti a muoverti sulla sedia a rotelle”.

Victoria aveva una volontà di ferro ed era determinata a superare tutti gli ostacoli.

Quando i medici le dicevano che non avrebbe più camminato, lei non ci credeva. Sapeva di non essere destinata a trascorrere la propria vita sulla sedia a rotelle.

Nonostante l’atteggiamento positivo, per Victoria fu estremamente difficile affrontare tutte le difficoltà. Un giorno, mentre ritornava da scuola, acluni compagni di classe la presero in giro per via della sedia a rotelle.

La ragazza non vedeva l’ora di ritornare a scuola, ma dopo quell’episodio non volle più andarci.

Victoria, tornò a casa in lacrime ed i suoi genitori le promisero che avrebbero fatto qualsiasi cosa per poterla aiutare.

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La sua famiglia mantenne la promessa senza perdere mai la speranza.

Di fatto, la speranza era l’unica cosa su cui Victoria potesse contare, perché, purtroppo, non si vedevano miglioramenti.

“L’ottimismo è la fede che porta al successo,
nulla si può fare senza speranza e senza fiducia”

Victoria Arlen era cresciuta vicino ad un lago ed imparò a nuotare fin da molto piccola nella piscina della propria casa. Iniziò presto a gareggiare ed a vincere molte competizioni, aveva un talento eccezionale.

Quando il suo stato di salute cominciò a migliorare, cominciò a pensare che non avrebbe mai più potuto nuotare. I suoi fratelli, però, non la pensavano come lei e cominciarono a portarla nella piscina di casa. Al principio era terrorizzata, ma questo fu solo l’inizio di un nuovo capitolo della propria vita.

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Con sua enorme sorpresa, continuava ad essere un’ottima nuotatrice e questo le restituì le speranze per poter ritornare a vivere.

In acqua si sentiva di nuovo libera e sicura di se stessa.

Nell’estate del 2012 venne selezionata per partecipare ai giochi paralimpici di Londra, dove riuscì a vincere tre medaglie d’argento ed una d’oro, inoltre, stabilì un nuovo record mondiale nei 100 metri in stile libero.

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Quando fece ritorno negli Stati Uniti veniva riconosciuta da tutte le persone che la incontravano.

Venne intervistata da molte riviste ed invitata in diversi programmi televisivi per raccontare la propria storia, ben presto, divenne una vera eroina e fu d’esempio per molti.

Ma c’era ancora qualcosa che la infastidiva, la sedia a rotelle.

Nel 2013, Victoria si trasferì per un periodo di tempo a San Diego, dove avrebbe partecipato al programma Project Walk, si tratta di una struttura specializzata nel recupero delle persone che hanno difficoltà nei movimenti.

“Mia madre ed io ci trasferimmo per un periodo di tempo a San Diego, dove potevo esercitarmi ogni giorno. Ci rendemmo conto che in quella struttura avrebbero davvero potuto aiutarmi, ma non volevamo vivere a centinaia di chilometri da mio padre e dai miei fratelli. Allora, per mantere la promessa, la mia famiglia decise di aprire il primo Project Walk sulla East Coast. In questo modo avrei potuto allenarmi ogni giorno per raggiungere il mio obiettivo ed altre persone della mia città avrebbero potuto recuperare le speranze”, racconta Victoria.

I medici avevano molti dubbi sul fatto che Victoria potesse ritornare a camminare.

Un dottore disse che non avrebbe mai investito tutto quel denaro per quello scopo. Tuttavia, i genitori di Victoria gli risposero che se fosse stato necessario avrebbero ipotecato anche la casa per pagare gli allenamenti della propria figlia all’interno del programma Project Walk.

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L’11 novembre del 2015, questa giovane e determinata guerriera è riuscita ad ottenere la sua prima piccola vittoria.

Le misero un’imbragatura in grado di sorreggerla sul tapis roulant e due istruttori la aiutarono a muovere le gambe.

Erano trascorsi sei anni dal giorno in cui si era risvegliata ed i dottori le avevano sempre detto che oramai le sue gambe erano letteralmente morte.

Nonostante le parole dei medici, ogni giorno, Victoria andava ad allenarsi per sei ore di fila per raggiungere il proprio obiettivo.

Lentamente cominciò a recuperare la mobilità alle gambe e, sempre più spesso, riusciva ad aiutarsi con le stampelle per camminare.

Cinque mesi dopo, il 3 marzo del 2016, lasciò finalmente le stampelle e cominciò a camminare da sola, da allora non ha più smesso.

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“Non posso dire che tutti i giorni siano perfetti. Camminare continua ad essere una sfida ed ancora oggi mi costa grandi sforzi. A volte, porto un deambulatore e continuo a seguire un programma di esercizi che mi occupano due o tre ore al giorno. I giorni in cui sento che le gambe non hanno forza, utilizzo ancora la mia vecchia sedia a rotelle o le stampelle”, racconta la ragazza.

Solamente i suoi allenatori e la sua famiglia sanno cosa ha dovuto veramente affrontare questa giovane donna.

Quando Victoria riuscì ad alzarsi dalla propria sedia a rotelle, non sapeva come avrebbero potuto reagire le persone ed in che modo l’avrebbero guardata. Ma poi si rese conto che si trattava del proprio viaggio e di nessun altro.

Oggi Victoria ha trovato la propria identità, dopo un viaggio turbolento durato per 10 anni.

Ha vinto la medaglia d’oro alle paralimpiadi e presenta un programma sportivo.

Ma, per prima corsa, Victoria è vero e proprio modello da seguire che può ispirare moltissime persone. Nonostante questo, lei ci tiene a precisare che:

“Non ho fatto tutto da sola, provo molta gratitudine nei confronti di tutti coloro che mi hanno aiutato ad arrivare fino a qui. Ogni giorno mi sento sempre più a mio agio con la mia nuova realtà. Pensavo che il 3 marzo del 2016, quando sono riuscita a fare il mio primo passo, fosse il punto d’arrivo, ma in realtà era solamente l’inizio di tutto”.

Che viaggio incredibile ha fatto questa forte e coraggiosa ragazza, un chiaro esempio da seguire.

“L’ottimismo è la fede che porta al successo, nulla può essere fatto senza speranza e senza fiducia”

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Buona fortuna per il futuro Victoria.

Cosa ne pensi del coraggio e della determinazione di questa straordianaria ragazza? Lasciaci un commento e non dimenticare di condividere la sua emozioante storia con i tuoi amici.

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