“L’intelligenza è sopravvalutata, essere gentili ha più valore”

Ci sono persone, non molte, che camminano per la vita con energia e che sanno irradiare gli altri con il loro entusiasmo. E poi c’è Victor Küppers, insegnante e docente presso l’Università Internazionale di Catalogna e l’Università di Barcellona, il quale è dotato di una grande capacità comunicativa che gli permette di trasmettere questa passione per la vita a tutti coloro che vogliono ascoltarlo.

Questo è il motivo per cui è diventato un punto di riferimento nel campo della psicologia positiva. L’uomo minimizza i propri meriti: “Trascorro le mie giornate leggendo testi di esperti, copio le idee, le metto in Power Point e le trasmetto. Il mio lavoro è molto facile”.

Di seguito Victor Küppers in un’intervista de “La Vanguardia”:

Come riesce a parlare di psicologia positiva in ogni sua conferenza come se fosse la prima volta che lo fa? Mi riferisco alla passione che ci mette, nonostante lo faccia tutti i giorni.

Questo mi succedeva all’inizio. Quando spiegavo la stessa cosa 24 volte di seguito mi dicevo “Ora devo spiegarlo di nuovo?“. Sono 15 anni che faccio conferenze e un giorno mi sono reso conto che durante una conferenza non è importante chi la gestisce, chi parla, ma chi ascolta. E chi ti sta ascoltando, forse è la prima volta che lo fa.

Però, nel suo caso, credo che ci siano molte persone che tornano per riascoltarla?

Forse sì, però la cosa più importante continua ad essere chi ti sta ascoltando. Mi sento molto motivato a spiegare qualcosa che credo che possa aiutare e non importa se è la 158° volta che lo spiego. Cerco di aiutare queste persone per fare in modo che pensino, che riflettano.

“Concentrarsi sulle cose in modo positivo è più intelligente che lasciarsi trascinare dal pessimismo”

Abbiamo la vita che vogliamo?

No, io sostengo che possiamo focalizzarci sulla vita come vogliamo. Si tratta di un qualcosa che si può scegliere. Credo che concentrarsi sulle cose in modo positivo, sia molto più intelligente che lasciarsi trasportare dal pessimismo, dal negativismo.

E il nostro modo di essere? Anche quello è una scelta?

Sì. Essere intelligenti è un dono, una fortuna. Essere gentili, essere delle brave persone che aiutano gli altri, o essere delle persone generose è una scelta, la quale ha molto più valore. Alla fine, lottare per diventare la miglior persona che puoi essere è ciò che ti rende felice.

Lei sostiene che l’intelligenza sia un qualcosa di sopravvalutato.

Assolutamente. Esiste un culto eccessivo dell’intelligenza. Mi spiego, è imortante, perché uno sciocco motivato è un pericolo. Però l’intelligenza senza la bontà conduce in un mondo immorale, che manca di etica, dove contano solo i benefici.

Per questo sostiene che “fare” sia più importante che “sapere”?

La differenza sta nell’essere. Sono importanti le conoscenze, è importante l’esperienza, però la chiave sta nell’atteggiamento. E l’atteggiamento non si riduce solo nell’essere positivo, ma consiste nell’essere una persona che combatte, che lavora e, soprattutto, buona. Le persone mi dicono: “Questo fatto dell’essere buoni è molto approssimativo“. Però io parlo di “buono” con la b maiuscola: essere una persona onesta, generosa…

“Ognuno ha il potenziale per essere buono”

Però temo che non ce ne siano molte di queste persone…

Questa è la sfortuna, ma sono quelle di cui abbiamo bisogno. Però, ognuno di noi ha il potenziale per essere buono, per avere un buon atteggiamento, per far uscire il meglio che c’è dentro di sè, ma per farlo bisogna averne voglia. C’è una frase di Martin Luther King che ho lasciato appesa per molti anni in classe per i miei studenti. Dice: “La nostra generazione dovrebbe pentirsi non solo per parole e azioni di odio della gente malvagia, ma per lo spaventoso silenzio dei buoni“. Ed è vero, ci sono molte persone buone che guardano dall’altra parte.

Lei crede?

Ci sono molte persone buone che non vogliono fare lo sforzo di fare la differenza, di rivendicare la dignità degli altri. E questo è da codardi, da egoisti.

“Non esiste nulla di peggio che vivere senza speranza”

Spiega, in tono scherzoso, che la nostra è una società di deficienti. Siamo messi così male?

Vogliamo osservare per un attimo attraverso la finestra? Io ho molto tempo libero, mi piace osservare la gente e vedo persone scoraggiate, angosciate, piene di incertezze, sotto pressione, preoccupate, stressate… Questa è la società in cui viviamo. È in questo senso che dico che siamo deficienti. Questo si traduce in persone che camminano velocemente per strada, come polli senza testa, che non salutano, che corrono tutto il giorno, che mangiano in 10 minuti…

E questo, come dice lei, ci fa cadere nella mediocrità?

Questa pressione fa in modo che le persone gettino la spugna. Quando sei stanco di tutto, non ti importa più niente. Le persone non hanno più voglia di fare le cose per bene o di mostrare la loro migliore versione. Non vogliono nemmeno combattere per stare un po’ meglio. Le persone non hanno più speranza, e non c’è niente di peggio che vivere senza speranza.

Quante volte le hanno detto che i suoi discorsi sono demagogici?

Il filtro che cerco di utilizzare è: “Credo o non credo in quello che spiego?“. Se non ci credo, non lo spiego. Non potrei raccomandare qualcosa a cui non credo. E ho anche un secondo filtro.

Avanti.

Mi chiedo: “Questo è pratico? Aiuta davvero? È utile o è demagogia?” Cerco sempre di sfuggire dalla demagogia. Di fatto, esistono diversi concetti di autoaiuto che sono molto demagogici. Esiste un libro che si chiama “Il segreto” che ha fatto molti danni. Questo libro diceva: “Tutto quello a cui pensi, lo avrai. E se non lo avrai è perché non ci hai messo tutto te stesso“. La psicologia positiva, non è demagogia, è realtà.

Me lo può spiegare?

Significa riuscire a vedere come fare per migliorare il positivo. Concentrarti per godere di quello che stai facendo non è demagogia, la speranza non è demagogia, amare le persone che ti sono più care e renderti conto che sono la cosa più importante che hai non è demagogia, è realtà.

Capisco.

È più facile non fare nulla, così la colpa continua ad essere di qualcun altro. Ci piace molto incolpare gli altri di tutti i nostri problemi. La colpa è sempre di un politico, del capo, di un cliente… e io mi chiedo, tu non hai una responsabilità? Certo che sì, esiste una responsabilità personale.

“Credo in tutto quello che dico e mi piacerebbe essere tutto quello che spiego”

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Lei riesce ad applicare i concetti che spiega durante le conferenze?

Credo in tutto quello che dico e mi piacerebbe essere tutto quello che spiego. Ma sono ancora molto lontano. Però, almeno, sono come mi piacerebbe essere e lotto per esserlo. A volte ci riesco. Sai cosa succede? Che l’ho spiegato così tante volte che l’ho interiorizzato molto e al minimo sbandamento scatta un allarme.

La lotta per essere la persona che voglio essere è gratificante e rende la vita eccitante.

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