Origine e significato di OK: Scopri la storia nascosta dietro l’espressione più usata al mondo

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Indice

Introduzione: L’enigma dietro due semplici lettere

Due lettere OK scritte su blocchi di legno

Le origini misteriose di “OK”

L’espressione “OK” è senza dubbio una delle più utilizzate e riconosciute in tutto il mondo. Queste due semplici lettere hanno attraversato confini linguistici e culturali, diventando un simbolo universale di approvazione e accordo. Tuttavia, le sue origini sono avvolte nel mistero e hanno dato vita a numerose teorie e speculazioni nel corso degli anni. La storia di “OK” è un affascinante viaggio attraverso il tempo, che ci porta a esplorare le radici linguistiche, culturali e sociali di questa enigmatica espressione.

Un’espressione globale con radici oscure

Nonostante la sua apparente semplicità, l’origine di “OK” ha sconcertato linguisti e storici per decenni. Le teorie sulla sua nascita spaziano dalle più plausibili alle più fantasiose, coinvolgendo lingue antiche, slang americano, conflitti militari e persino errori di ortografia. Questa incertezza ha contribuito a creare un alone di mistero intorno a “OK”, alimentando la curiosità di generazioni di studiosi e appassionati di linguistica.

L’importanza di comprendere le origini linguistiche

Esplorare le origini di “OK” non è solo un esercizio di curiosità linguistica, ma offre anche uno sguardo affascinante sull’evoluzione del linguaggio e della comunicazione umana. Comprendere come due semplici lettere abbiano acquisito un significato così potente e universale ci aiuta a riflettere sul modo in cui le parole si diffondono, si trasformano e acquisiscono nuovi significati nel tempo. Inoltre, studiare la storia di “OK” ci permette di apprezzare la ricchezza e la complessità delle interazioni linguistiche e culturali che hanno plasmato il nostro modo di comunicare nel mondo moderno.

Le origini controverse di OK: teorie e speculazioni

Persona che scrive OK su una lavagna

La teoria dell’errore ortografico: “Oll Korrect”

Una delle teorie più accreditate sull’origine di “OK” risale al 1839 e coinvolge un presunto errore ortografico intenzionale. Secondo questa ipotesi, l’espressione deriverebbe dall’abbreviazione umoristica di “Oll Korrect”, una storpiatura volontaria di “All Correct” (tutto corretto). Questa teoria è stata sostenuta dallo storico Allen Walker Read, che ha condotto approfondite ricerche sulla stampa americana del XIX secolo. Read ha scoperto che l’uso di abbreviazioni e acronimi umoristici era una moda diffusa tra i giovani intellettuali dell’epoca, e “OK” sarebbe emerso come uno dei pochi sopravvissuti di questa tendenza linguistica.

L’ipotesi presidenziale: Martin Van Buren e “Old Kinderhook”

Un’altra teoria popolare collega l’origine di “OK” alla campagna presidenziale di Martin Van Buren nel 1840. Van Buren, nato a Kinderhook, New York, era soprannominato “Old Kinderhook”. I suoi sostenitori avrebbero utilizzato “OK” come slogan di campagna, derivandolo dalle iniziali del suo soprannome. Questa teoria, sebbene suggestiva, è stata messa in discussione da molti linguisti, che sottolineano come l’uso di “OK” fosse già documentato prima della campagna di Van Buren. Tuttavia, è possibile che la popolarità dell’espressione sia stata amplificata dal suo utilizzo politico.

Le radici africane: l’influenza delle lingue Wolof e Mandingo

Alcuni studiosi hanno proposto una derivazione africana per “OK”, sostenendo che l’espressione potrebbe avere origine dalle lingue Wolof o Mandingo. In Wolof, “waw-kay” significa “sì”, mentre in Mandingo “o ke” significa “certamente”. Questa teoria si basa sull’ipotesi che l’espressione sia stata introdotta negli Stati Uniti attraverso gli schiavi africani. Sebbene affascinante, questa ipotesi è stata criticata per la mancanza di prove concrete che colleghino direttamente queste espressioni africane all’uso moderno di “OK”.

La connessione nativa americana: la lingua Choctaw

Un’ulteriore teoria suggerisce che “OK” possa derivare dalla lingua Choctaw, parlata da una tribù nativa americana. In Choctaw, “okeh” o “oke” significa “è così” o “così sia”. Questa ipotesi è stata supportata dal fatto che Andrew Jackson, settimo presidente degli Stati Uniti, era noto per utilizzare l’espressione “okeh” e aveva stretti contatti con la tribù Choctaw. Tuttavia, anche questa teoria manca di prove definitive e non spiega completamente la diffusione globale dell’espressione.

Nonostante le numerose teorie e speculazioni, l’origine esatta di “OK” rimane un mistero affascinante. La sua capacità di adattarsi a diverse culture e contesti linguistici ha contribuito alla sua popolarità globale, trasformandola in un vero e proprio fenomeno linguistico. Indipendentemente dalla sua vera origine, “OK” continua a essere un esempio straordinario di come le parole possano evolversi e acquisire significati universali, superando barriere linguistiche e culturali.

La popolare teoria di ‘Old Kinderhook’ e Andrew Jackson

Ritratto di Andrew Jackson

La connessione con Martin Van Buren

La teoria di ‘Old Kinderhook’ è una delle più affascinanti e dibattute nell’ambito delle origini dell’espressione “OK”. Questa ipotesi collega direttamente la nascita di “OK” alla figura di Martin Van Buren, ottavo presidente degli Stati Uniti. Van Buren, nato nel 1782 a Kinderhook, New York, era soprannominato “Old Kinderhook” a causa delle sue origini. Durante la sua campagna presidenziale del 1840, i suoi sostenitori avrebbero utilizzato l’acronimo “OK” come slogan, derivandolo dalle iniziali del suo soprannome.

Il ruolo di Andrew Jackson

Sebbene la teoria di ‘Old Kinderhook’ sia spesso associata a Martin Van Buren, è importante considerare anche il ruolo di Andrew Jackson in questa narrazione. Jackson, settimo presidente degli Stati Uniti e mentore politico di Van Buren, era noto per il suo uso frequente dell’espressione “okeh” o “oke”, che secondo alcuni studiosi deriverebbe dalla lingua Choctaw. Questa connessione linguistica ha portato alcuni ricercatori a ipotizzare un legame tra l’uso di “okeh” da parte di Jackson e la successiva popolarizzazione di “OK” durante la campagna di Van Buren.

Dibattiti e controversie

Nonostante la sua popolarità, la teoria di ‘Old Kinderhook’ è stata oggetto di numerose critiche e dibattiti tra gli studiosi. Molti linguisti hanno sottolineato che l’uso di “OK” era già documentato prima della campagna presidenziale di Van Buren del 1840, mettendo in dubbio l’idea che l’espressione sia nata in quel contesto specifico. Inoltre, alcuni storici hanno evidenziato la mancanza di prove concrete che colleghino direttamente l’uso di “OK” alla campagna di Van Buren o all’influenza di Jackson.

L’impatto culturale della teoria

Indipendentemente dalla sua accuratezza storica, la teoria di ‘Old Kinderhook’ ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare americana e sulla percezione pubblica delle origini di “OK”. Questa narrazione ha contribuito a creare un legame romantico tra l’espressione e la storia politica degli Stati Uniti, alimentando l’interesse per le sue origini e la sua evoluzione. La persistenza di questa teoria nel tempo dimostra quanto sia forte il desiderio di attribuire significati profondi e radici storiche a espressioni linguistiche di uso comune.

L’ipotesi dell’abbreviazione di ‘Oll Korrect’

L’origine della teoria ‘Oll Korrect’

La teoria dell’abbreviazione di ‘Oll Korrect’ è una delle ipotesi più accreditate sull’origine dell’espressione “OK”. Questa teoria sostiene che l’acronimo derivi da una storpiatura umoristica e intenzionale della frase “All Correct” (tutto corretto). Secondo questa ipotesi, l’espressione sarebbe nata nel 1839 come parte di una moda linguistica diffusa tra i giovani intellettuali americani dell’epoca, che consisteva nel creare acronimi basati su errori ortografici intenzionali.

Il ruolo di Allen Walker Read

Il principale sostenitore di questa teoria è stato lo storico e linguista Allen Walker Read, che ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio delle origini di “OK”. Attraverso una meticolosa ricerca sulla stampa americana del XIX secolo, Read ha scoperto numerose prove che supportano l’ipotesi dell’abbreviazione di ‘Oll Korrect’. Le sue scoperte hanno rivelato che l’uso di “OK” come abbreviazione di “Oll Korrect” apparve per la prima volta sul Boston Morning Post il 23 marzo 1839, in un articolo umoristico.

Il contesto storico e culturale

Per comprendere appieno la plausibilità di questa teoria, è importante considerare il contesto storico e culturale dell’America del XIX secolo. In quel periodo, era di moda tra i giovani intellettuali e giornalisti creare e utilizzare acronimi basati su errori ortografici intenzionali come forma di umorismo. Questa tendenza linguistica, nota come “craze for abbreviation”, produsse numerosi acronimi simili a “OK”, come “KY” per “Know Yuse” (No Use) o “OW” per “Oll Wright” (All Right).

La diffusione e la sopravvivenza di “OK”

Mentre la maggior parte degli acronimi creati durante questa moda linguistica scomparvero rapidamente, “OK” sopravvisse e si diffuse ampiamente. La sua brevità, la facilità di pronuncia e la versatilità d’uso contribuirono alla sua popolarità crescente. Inoltre, l’ambiguità delle sue origini potrebbe aver giocato un ruolo nella sua diffusione, permettendo a diverse culture e lingue di adottarlo e adattarlo facilmente.

Critiche e dibattiti

Nonostante le solide prove presentate da Allen Walker Read, la teoria dell’abbreviazione di ‘Oll Korrect’ non è esente da critiche. Alcuni studiosi hanno messo in dubbio la completezza delle prove documentali, suggerendo che potrebbero esistere usi precedenti di “OK” non ancora scoperti. Altri hanno proposto teorie alternative, come l’influenza delle lingue Native Americane o Africane, che potrebbero aver contribuito alla formazione dell’espressione.

La teoria dell’abbreviazione di ‘Oll Korrect’ rimane una delle spiegazioni più convincenti e ampiamente accettate sull’origine di “OK”. La sua forza risiede non solo nelle prove documentali raccolte da Allen Walker Read, ma anche nella sua capacità di collocare la nascita dell’espressione all’interno di un contesto storico e culturale specifico. Indipendentemente dalla sua origine esatta, “OK” ha dimostrato una notevole resilienza e adattabilità, diventando una delle espressioni più riconosciute e utilizzate a livello globale.

Il ruolo dei giornali e della stampa nella diffusione di OK

Giornali impilati su un tavolo

La stampa come veicolo di diffusione linguistica

I giornali e la stampa hanno giocato un ruolo fondamentale nella diffusione e popolarizzazione dell’espressione “OK” durante il XIX secolo. In un’epoca in cui i mezzi di comunicazione di massa erano limitati, i giornali rappresentavano il principale veicolo per la trasmissione di nuove idee, tendenze linguistiche e mode culturali. La capacità dei giornali di raggiungere un vasto pubblico in diverse aree geografiche ha contribuito significativamente alla rapida adozione e alla diffusione capillare di “OK” in tutto il territorio degli Stati Uniti e, successivamente, nel resto del mondo.

Il Boston Morning Post e la prima apparizione documentata

Un momento cruciale nella storia di “OK” è rappresentato dalla sua prima apparizione documentata sul Boston Morning Post il 23 marzo 1839. In un articolo umoristico, il giornale utilizzò l’abbreviazione “o.k.” come parte di un gioco di parole basato sulla storpiatura intenzionale di “all correct” in “oll korrect”. Questo singolo evento, apparentemente insignificante, ha segnato l’inizio di un fenomeno linguistico che avrebbe attraversato i secoli. La scelta del Boston Morning Post di utilizzare questa abbreviazione ha non solo documentato l’esistenza di “OK”, ma ha anche contribuito a legittimarla come espressione degna di essere stampata e diffusa.

La propagazione attraverso la rete giornalistica

Nel XIX secolo, era pratica comune per i giornali riprendere e ripubblicare articoli e notizie da altre testate. Questo sistema di condivisione delle informazioni ha giocato un ruolo cruciale nella diffusione di “OK”. Dopo la sua apparizione sul Boston Morning Post, l’espressione è stata rapidamente ripresa da altri giornali, sia come parte di articoli umoristici simili, sia come elemento linguistico interessante in sé. Questa propagazione a catena attraverso la rete giornalistica dell’epoca ha permesso a “OK” di raggiungere un pubblico sempre più vasto, superando i confini regionali e culturali.

Il dibattito pubblico e l’interesse dei lettori

Man mano che “OK” guadagnava popolarità, i giornali iniziarono a dedicare spazio a discussioni e dibattiti sulla sua origine e sul suo significato. Questo interesse mediatico ha ulteriormente alimentato la curiosità del pubblico, contribuendo a consolidare la presenza di “OK” nel lessico quotidiano. I lettori, incuriositi da queste due semplici lettere, hanno iniziato a utilizzarle attivamente nella comunicazione scritta e orale, accelerando il processo di integrazione linguistica.

La stampa non si è limitata a diffondere passivamente l’uso di “OK”, ma ha anche svolto un ruolo attivo nel plasmare la percezione pubblica dell’espressione. Attraverso articoli, editoriali e lettere dei lettori, i giornali hanno contribuito a creare un contesto culturale in cui “OK” è diventato non solo accettabile, ma anche desiderabile come forma di comunicazione concisa ed efficace. Questo processo di legittimazione mediatica ha gettato le basi per l’adozione globale di “OK” come espressione universale di approvazione e accordo.

Vecchio telegrafo in un museo

L’adozione di OK nel linguaggio telegrafico

L’introduzione del telegrafo nella metà del XIX secolo ha rappresentato una svolta significativa per la diffusione e l’evoluzione dell’espressione “OK”. La natura concisa e diretta di “OK” lo rendeva perfetto per la comunicazione telegrafica, dove ogni carattere aveva un costo e la velocità era essenziale. I telegrafisti adottarono rapidamente “OK” come abbreviazione standard per confermare la ricezione di un messaggio o indicare che tutto era in ordine. Questa adozione nel linguaggio telegrafico ha contribuito enormemente alla standardizzazione e alla diffusione globale di “OK” come segnale universale di approvazione e conferma.

OK nella comunicazione radio e militare

Con l’avvento della radio all’inizio del XX secolo, “OK” ha trovato un nuovo terreno fertile per espandersi. La sua brevità e chiarezza lo rendevano ideale per le comunicazioni radio, specialmente in contesti militari e aeronautici. Durante la Seconda Guerra Mondiale, “OK” divenne parte integrante del gergo militare statunitense, consolidando ulteriormente il suo status di espressione internazionale. L’uso di “OK” nelle comunicazioni militari ha contribuito alla sua diffusione in molti paesi alleati, accelerando la sua adozione globale.

L’era digitale e la rinascita di OK

L’avvento dell’era digitale ha dato nuova vita a “OK”, trasformandolo in un elemento fondamentale della comunicazione online e mobile. Nelle chat, negli SMS e nei social media, “OK” è diventato una risposta rapida e universalmente compresa. La sua brevità lo rende perfetto per la comunicazione digitale veloce, mentre la sua universalità lo rende comprensibile attraverso barriere linguistiche e culturali. Inoltre, l’introduzione delle emoji ha portato alla creazione del simbolo “👌”, che rappresenta visivamente il gesto “OK”, estendendo ulteriormente la portata e l’impatto di questa espressione nel linguaggio digitale contemporaneo.

L’evoluzione di “OK” nel linguaggio telegrafico e nelle successive forme di comunicazione dimostra la sua straordinaria adattabilità e resilienza. Da semplice abbreviazione telegrafica a elemento essenziale della comunicazione digitale globale, “OK” ha mantenuto la sua rilevanza e utilità attraverso molteplici rivoluzioni tecnologiche. La sua capacità di adattarsi a nuovi contesti comunicativi senza perdere il suo significato fondamentale è una testimonianza della sua forza come elemento linguistico universale.

OK nel mondo moderno: dall’uso quotidiano al gergo digitale

L’OK nella comunicazione quotidiana

Nel mondo moderno, l’espressione “OK” ha assunto un ruolo centrale nella comunicazione quotidiana, diventando un vero e proprio ponte linguistico tra culture diverse. La sua versatilità e immediatezza l’hanno resa una delle espressioni più utilizzate in contesti formali e informali. Nell’ambito lavorativo, “OK” viene spesso impiegato per confermare accordi, approvare proposte o segnalare la comprensione di istruzioni. Nella vita sociale, è diventato un modo rapido e universale per esprimere consenso o soddisfazione. La sua semplicità e chiarezza hanno contribuito a renderlo un elemento essenziale del linguaggio globale, superando barriere linguistiche e culturali con straordinaria efficacia.

L’evoluzione di OK nel linguaggio digitale

Con l’avvento dell’era digitale, “OK” ha subito una vera e propria rinascita, adattandosi perfettamente alle esigenze della comunicazione online. Nei messaggi di testo, nelle chat e sui social media, “OK” è diventato una risposta standard, apprezzata per la sua brevità e chiarezza. L’introduzione degli smartphone ha portato alla creazione di varianti come “k” o “kk”, ulteriori abbreviazioni che riflettono la necessità di una comunicazione sempre più rapida. Inoltre, l’espressione ha trovato nuova vita nelle emoji, con il simbolo “👌” che rappresenta visivamente il gesto “OK”, aggiungendo una dimensione non verbale alla comunicazione digitale.

OK come fenomeno culturale globale

Al di là del suo uso pratico nella comunicazione, “OK” è diventato un vero e proprio fenomeno culturale globale. La sua presenza è ubiqua nei media, nella pubblicità e nel marketing internazionale, dove viene utilizzato come simbolo di qualità, approvazione o affidabilità. In molte lingue, “OK” è stato integrato nel lessico locale, spesso con pronuncie e sfumature di significato leggermente diverse. Questo processo di “glocalizzazione” dimostra la straordinaria capacità di “OK” di adattarsi a contesti culturali diversi pur mantenendo il suo significato fondamentale. L’espressione è diventata anche oggetto di studi linguistici e sociologici, che ne analizzano l’impatto sulla comunicazione interculturale e sull’evoluzione del linguaggio nell’era globale.

L’impatto culturale di OK: un’espressione senza confini

OK come ponte linguistico globale

L’espressione “OK” ha trasceso le barriere linguistiche e culturali, diventando un vero e proprio ponte di comunicazione globale. La sua semplicità e versatilità l’hanno resa una delle espressioni più riconosciute e utilizzate in tutto il mondo. In un contesto di crescente globalizzazione, “OK” facilita la comprensione reciproca tra persone di diverse nazionalità e background culturali. La sua adozione in numerose lingue, spesso con lievi variazioni fonetiche, testimonia la sua straordinaria capacità di adattamento e la sua funzione di “lingua franca” nei contesti internazionali.

L’influenza di OK sulla cultura popolare

L’impatto di “OK” sulla cultura popolare è profondo e variegato. L’espressione è diventata un elemento ricorrente in film, serie TV, musica e letteratura, spesso utilizzata come simbolo di accettazione, approvazione o semplicemente come intercalare. Nel mondo della pubblicità e del marketing, “OK” è frequentemente impiegato per comunicare qualità, affidabilità o semplicità d’uso dei prodotti. La sua presenza ubiqua nei media ha contribuito a rafforzarne lo status di espressione universale, influenzando il modo in cui le persone comunicano quotidianamente.

OK come oggetto di studio accademico

L’espressione “OK” ha attirato l’attenzione di linguisti, sociologi e antropologi, diventando oggetto di numerosi studi accademici. Questi lavori esplorano non solo le sue origini e la sua diffusione, ma anche il suo impatto sulla comunicazione interculturale e sull’evoluzione del linguaggio nell’era globale. Gli studi su “OK” offrono interessanti spunti sulla plasticità del linguaggio e sulla sua capacità di adattarsi a contesti culturali diversi. Inoltre, l’analisi dell’uso di “OK” in vari contesti sociali e professionali fornisce preziose informazioni sulle dinamiche della comunicazione moderna e sulle tendenze linguistiche globali.

Variazioni e adattamenti di OK in diverse lingue e culture

Adattamenti fonetici e grafici di OK nel mondo

L’espressione “OK” ha dimostrato una straordinaria capacità di adattarsi a diverse lingue e culture, subendo variazioni fonetiche e grafiche che riflettono le peculiarità linguistiche locali. In molti paesi, l’espressione è stata integrata nel lessico quotidiano, mantenendo il suo significato fondamentale ma acquisendo sfumature e pronunce uniche. Ad esempio, in russo, “OK” viene spesso scritto come “окей” (okey), adattandosi all’alfabeto cirillico. In giapponese, è comunemente pronunciato “ōkē” (オーケー) e utilizzato frequentemente nel linguaggio colloquiale. In francese, si può trovare la variante “O.K.” o “okay”, mentre in tedesco è comune l’uso di “o.k.” o “okay”. Questi adattamenti dimostrano come “OK” si sia radicato in diverse culture, diventando parte integrante del vocabolario locale.

Significati e usi culturalmente specifici di OK

Nonostante il suo significato generale di approvazione o accordo sia universalmente riconosciuto, “OK” ha acquisito sfumature e usi specifici in diverse culture. In alcuni paesi, l’espressione può essere percepita come più informale o colloquiale rispetto ad altri, influenzando il suo utilizzo in contesti professionali o formali. Ad esempio, in alcune culture asiatiche, l’uso di “OK” in situazioni formali potrebbe essere considerato inappropriato, preferendo espressioni più elaborate o formali. In contrasto, in molti paesi occidentali, “OK” è ampiamente accettato anche in contesti professionali. Inoltre, in alcune culture, il gesto della mano associato a “OK” (pollice e indice che formano un cerchio) può avere significati completamente diversi o persino offensivi, richiedendo cautela nell’uso del gesto in contesti interculturali.

L’evoluzione di OK nel linguaggio digitale globale

Con l’avvento della comunicazione digitale, “OK” ha subito ulteriori trasformazioni e adattamenti in diverse lingue e culture. Nelle chat e nei messaggi di testo, sono emerse varianti abbreviate come “k” in inglese, “okk” in italiano, o “ок” in russo. L’emoji “👌” è diventata un equivalente visivo universale di “OK”, trascendendo le barriere linguistiche nella comunicazione online. Sui social media, l’hashtag #OK è utilizzato globalmente per esprimere accordo o approvazione, creando una connessione tra utenti di diverse nazionalità. Queste evoluzioni digitali di “OK” dimostrano la sua continua rilevanza e adattabilità nel panorama comunicativo moderno, rafforzando il suo status di espressione veramente globale.

Conclusione: OK, un piccolo termine con una grande storia

Il viaggio straordinario di due lettere

Il percorso di “OK” attraverso la storia è un affascinante esempio di come una semplice espressione possa evolversi e acquisire un significato globale. Dalle sue origini controverse nel XIX secolo americano alla sua attuale ubiquità nel linguaggio digitale, “OK” ha dimostrato una straordinaria resilienza e adattabilità. Questa piccola parola ha attraversato epoche, culture e rivoluzioni tecnologiche, mantenendo intatto il suo significato fondamentale di approvazione e accordo. La sua capacità di trascendere barriere linguistiche e culturali ne fa un vero e proprio fenomeno linguistico, un ponte di comunicazione in un mondo sempre più interconnesso.

L’eredità linguistica e culturale di OK

L’impatto di “OK” va ben oltre il suo uso quotidiano. Ha lasciato un’impronta indelebile sulla cultura popolare, influenzando media, pubblicità e comunicazione internazionale. La sua semplicità e versatilità l’hanno resa uno strumento di comunicazione essenziale in un’era di globalizzazione e scambi interculturali rapidi. Allo stesso tempo, “OK” è diventato oggetto di studio accademico, offrendo preziose intuizioni sull’evoluzione del linguaggio e sulle dinamiche della comunicazione globale. La sua storia riflette i cambiamenti sociali, tecnologici e culturali degli ultimi due secoli, rendendola un affascinante caso di studio per linguisti, sociologi e antropologi.

OK nel futuro: adattabilità continua

Guardando al futuro, è chiaro che “OK” continuerà a evolversi e adattarsi ai nuovi contesti comunicativi. La sua presenza nel linguaggio digitale e nei media sociali suggerisce che manterrà la sua rilevanza nell’era dell’intelligenza artificiale e della comunicazione virtuale. La capacità di “OK” di condensare un messaggio complesso in due semplici lettere lo rende particolarmente adatto alle esigenze di una comunicazione sempre più rapida e concisa. Allo stesso tempo, la sua universalità lo posiziona come un potenziale punto di riferimento nella comunicazione interculturale e nell’interazione uomo-macchina. Mentre il mondo continua a cambiare, “OK” sembra destinato a rimanere una costante, un piccolo ma potente elemento del nostro lessico globale.

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