Come fanno i ghiri a sopravvivere mesi senza cibo? Il sorprendente segreto del letargo e del metabolismo ultra-lento

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Immaginate di poter spegnere il vostro metabolismo quasi completamente, ridurre il battito cardiaco a pochi battiti al minuto e sopravvivere un intero inverno senza mangiare né bere. Fantascienza? Non per il ghiro, un piccolo roditore che ha sviluppato una delle strategie di sopravvivenza più estreme del regno animale.

Il campione olimpico del letargo

Mentre molti animali vanno in letargo, i ghiri (Glis glis) sono veri maestri in questa disciplina. Possono trascorrere fino a 7-9 mesi all’anno in uno stato di profonda ibernazione, rappresentando uno dei periodi di letargo più lunghi tra tutti i mammiferi. Durante questo tempo, la loro temperatura corporea scende drasticamente dai normali 37°C fino a quasi eguagliare quella dell’ambiente circostante, talvolta arrivando a soli 1-2°C.

Il metabolismo che sfida le leggi della natura

Il segreto della sopravvivenza del ghiro sta in un rallentamento metabolico straordinario. Durante il letargo, il metabolismo di questi piccoli mammiferi si riduce fino al 98% rispetto ai livelli normali. Questo significa che:

  • Il battito cardiaco passa da 300-400 battiti al minuto a soli 2-3 battiti
  • La frequenza respiratoria scende a meno di una respirazione al minuto
  • Il consumo di ossigeno si riduce di circa 100 volte

Per capire quanto sia estremo questo rallentamento, è come se un’automobile potesse funzionare per un anno intero con un solo litro di carburante.

La preparazione: accumulare per sopravvivere

Prima di entrare in letargo, i ghiri si dedicano a una vera e propria “missione di rifornimento”. Durante l’estate e l’inizio dell’autunno, questi roditori possono raddoppiare il loro peso corporeo, accumulando riserve di grasso bianco che costituiscono l’unica fonte di energia durante i lunghi mesi di digiuno.

Il grasso accumulato serve non solo come carburante: viene anche trasformato in piccole quantità di acqua metabolica, permettendo al ghiro di sopravvivere senza bere durante tutto il periodo di letargo.

Un ghiro può perdere fino al 50% del proprio peso durante il letargo, pur mantenendo intatte le funzioni vitali essenziali.

Il “trucco” biochimico: proteine antigelo e termogenesi

Ricercatori hanno scoperto che nei ghiri in letargo circolano speciali proteine antigelo, simili a quelle dei pesci artici, che impediscono la formazione di cristalli di ghiaccio nei tessuti anche quando la temperatura corporea scende drasticamente.

Un altro adattamento incredibile è la capacità di attivare periodicamente la termogenesi senza brividi: un processo che genera calore senza l’uso dei muscoli. Questo avviene grazie a uno speciale tipo di tessuto, il grasso bruno, che può trasformare direttamente l’energia in calore.

Il cervello che non dorme mai completamente

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il cervello del ghiro mantiene una certa attività anche durante il letargo profondo. Studi con elettroencefalogrammi hanno dimostrato che alcune regioni cerebrali restano vigili, permettendo all’animale di percepire eventuali minacce o cambiamenti ambientali.

Questa “sentinella neuronale” è una vera assicurazione sulla vita: se la temperatura scende troppo o un predatore si avvicina, il ghiro può risvegliarsi rapidamente, nonostante il profondo stato di ibernazione.

Risvegli periodici: un mistero biologico

Uno degli aspetti più affascinanti del letargo dei ghiri sono i risvegli periodici. Ogni 1-2 settimane, questi animali aumentano temporaneamente la temperatura corporea tornando a livelli quasi normali per alcune ore, per poi ripiombare nel torpore. Questi risvegli consumano circa il 75% dell’energia utilizzata durante l’intero letargo.

Gli scienziati non hanno ancora compreso completamente il motivo di questi costosi risvegli, ma le ipotesi includono:

  • La necessità di riattivare il sistema immunitario
  • L’eliminazione di prodotti di scarto metabolici
  • Il ripristino di funzioni neurologiche essenziali
  • La regolazione dell’equilibrio idrico

Applicazioni per la medicina umana

Le straordinarie capacità dei ghiri hanno attirato l’attenzione della ricerca biomedica. Capire come questi animali possano:

  • Evitare l’atrofia muscolare nonostante mesi di inattività
  • Proteggere organi come cervello e cuore dai danni da bassa ossigenazione
  • Ridurre drasticamente il metabolismo senza conseguenze negative

potrebbe aprire nuove frontiere per la medicina umana, dalla conservazione degli organi per i trapianti alla protezione dei tessuti durante interventi chirurgici, fino a possibili applicazioni nei viaggi spaziali di lunga durata.

Un orologio biologico perfetto

Forse l’aspetto più sorprendente è che i ghiri sembrano possedere un “orologio interno” estremamente preciso. Anche se tenuti in laboratorio a temperatura e luce costanti, questi animali iniziano e terminano il letargo in periodi specifici dell’anno, suggerendo l’esistenza di un sofisticato meccanismo genetico che regola questo comportamento.

Studi recenti hanno identificato geni che si attivano prima dell’inizio del letargo, avviando una complessa serie di cambiamenti metabolici che preparano il corpo alla lunga ibernazione.

Il prossimo inverno, quando guarderete dalla finestra il paesaggio innevato, pensate che sottoterra, nei tronchi cavi o nelle tane rocciose, questi piccoli mammiferi stanno compiendo una delle imprese biologiche più straordinarie della natura, sfidando i limiti di ciò che pensiamo sia possibile per un essere vivente.

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