Perché il nucleo della Terra resta caldo da miliardi di anni

Condividi l'articolo

Se potessimo scendere fino al centro della Terra, ci troveremmo in un luogo estremo: temperature che superano quelle della superficie del Sole, pressioni enormi e un cuore che arde ininterrottamente da oltre 4,5 miliardi di anni. Ma come fa il nucleo terrestre a mantenersi così caldo per un tempo tanto lungo? La risposta è un intreccio affascinante di fisica, geologia e chimica, che custodisce ancora misteri irrisolti.

Il nucleo è composto principalmente da ferro e nichel, ed è suddiviso in due parti: un nucleo esterno liquido e un nucleo interno solido. La temperatura al centro della Terra è stimata tra i 5.000 e i 6.000 gradi Celsius. Un calore tale da fondere quasi tutti i metalli conosciuti, eppure il nucleo interno rimane solido a causa della pressione immensa che lo comprime a quelle profondità.

L’origine di questo calore risale alla nascita del pianeta. Nel momento in cui la Terra si formò dalla polvere e dai detriti dello spazio, violente collisioni cosmiche con altri corpi celesti sprigionarono un’enorme quantità di energia, trasformandola in calore. Questa eredità termica, chiamata calore primordiale, non si è ancora completamente dissipata.

A questo contributo iniziale si aggiungono vere e proprie “stufe” interne. Una delle più importanti è il decadimento radioattivo di elementi come uranio, torio e potassio-40 presenti nel mantello terrestre. Questi elementi, trasformandosi in isotopi più stabili, rilasciano energia sotto forma di calore. È un processo silenzioso e costante, invisibile ai nostri occhi, ma che alimenta il calore interno del pianeta da miliardi di anni.

Un altro meccanismo cruciale è la solidificazione del nucleo interno. Col passare dei millenni, parte del ferro liquido del nucleo esterno cristallizza, sprigionando calore e mantenendo attiva la dinamo terrestre — il motore invisibile che genera il campo magnetico del pianeta. Questo campo è una barriera indispensabile che ci difende dalle particelle cariche provenienti dal Sole e dalle radiazioni dello spazio profondo. Se il nucleo smettesse di produrre calore, il mantello si raffredderebbe, la tettonica a placche cesserebbe e il campo magnetico svanirebbe, lasciando la Terra esposta ai pericoli cosmici.

La geofisica prevede che questo equilibrio durerà ancora per miliardi di anni. Il raffreddamento del pianeta è infatti lentissimo: la perdita di calore nello spazio è minima rispetto a quello prodotto internamente. Significa che il cuore della Terra continuerà a battere, alimentando fenomeni come vulcani, terremoti e il movimento dei continenti.

Il calore interno della Terra è un segno silenzioso della sua vitalità. Ogni volta che avvertiamo una scossa sismica o assistiamo alla potenza di un’eruzione vulcanica, stiamo in realtà percependo un messaggio che arriva da migliaia di chilometri di profondità: un cuore nascosto che lavora instancabilmente per mantenere il pianeta vivo e protetto.

Potrebbe interessarti:

Torna in alto