Come le piante riconoscono la luce della luna e fioriscono al chiaro di notte

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Non tutte le creature che percepiscono la luce hanno occhi. Nel regno delle piante esistono fiori e foglie che, pur non avendo la capacità di “vedere” come noi intendiamo, riescono a capire se è giorno o notte, e persino a distinguere le caratteristiche della luce lunare. Questo è uno dei segreti più affascinanti della botanica moderna: alcune piante sanno quando sbocciare, quando chiudersi o quando rilasciare profumi, anche in base alla luce che la luna riflette.

Per noi esseri umani, il buio della notte è soprattutto assenza di luce. Per molte piante, invece, non è mai completamente buio: i raggi del sole riflessi dalla superficie lunare portano informazioni preziose. La luce della luna è circa 400.000 volte più debole di quella solare, ma il suo spettro è leggermente diverso: possiede toni più freddi, spostati verso il blu. Alcuni fiori, come la bella di notte o certi gigli tropicali, si sono evoluti per riconoscere questi segnali e regolare così le loro attività vitali.

Come fanno? Il segreto si trova nei fotorecettori, particolari proteine presenti nelle cellule vegetali. Esistono diversi tipi di fotorecettori, ciascuno sensibile a determinate lunghezze d’onda della luce: i fitocromi “leggono” il rosso e il rosso lontano, i criptocromi riconoscono il blu e gli ultravioletti, mentre le fototropine aiutano a percepire la direzione della luce. Anche di notte, quando il sole non è più visibile, alcuni di questi recettori continuano a captare i debolissimi fotoni riflessi dalla luna.

Le piante non “vedono” nel senso in cui lo facciamo noi, ma trasformano queste sottili informazioni luminose in segnali chimici interni. Tali segnali regolano veri e propri orologi biologici, chiamati ritmi circadiani, che scandiscono i tempi di apertura e chiusura dei fiori, il rilascio del nettare e la produzione di profumi per attirare impollinatori notturni come falene e pipistrelli che si nutrono del loro nettare. Ad esempio, il fiore della regina della notte si apre per poche ore, seguendo con precisione una determinata intensità di luce notturna e l’arrivo dei suoi impollinatori specifici.

Questa sensibilità è un notevole adattamento evolutivo. In luoghi dove di notte la temperatura scende rapidamente o dove i predatori degli insetti sono meno attivi, aprire i fiori al solo chiaro di luna aumenta le probabilità di successo nella riproduzione. Il fiore “sa” che è notte non perché osserva il cielo, ma perché percepisce, a livello microscopico, la particolare “firma” della luce lunare.

Gli scienziati studiano questi meccanismi per comprendere anche gli effetti dell’inquinamento luminoso. La presenza di luci artificiali può ingannare i recettori delle piante, alterando il loro ciclo di fioritura e disturbando gli equilibri ecologici. È sorprendente pensare che un semplice lampione possa confondere un fiore che per milioni di anni ha seguito fedelmente il ritmo naturale della luna.

Il mistero del fiore che percepisce la luce della luna ci mostra quanto la natura sia precisa e ingegnosa. Mentre noi, alzando lo sguardo, ammiriamo il chiarore argentato che illumina la notte, in silenzio, da qualche parte, un fiore ha già “letto” quel messaggio e deciso che è giunto il momento perfetto per aprirsi e vivere il suo istante più importante.

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