Il misterioso sonno elettronico delle piante come riposano e comunicano al buio

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Immagina un giardino nel cuore della notte. Nessuna luce artificiale, soltanto il chiarore argenteo della luna e il silenzio che avvolge ogni cosa. A uno sguardo distratto, le piante possono sembrare immobili, come statue verdi immerse in un sonno profondo. Ma la realtà è molto più sorprendente: nel buio, i vegetali non fanno solo “riposo”, bensì entrano in un particolare stato che i ricercatori hanno definito sonno elettronico.

Questo termine non indica un sonno uguale a quello umano, con sogni o fasi REM, ma un preciso processo biologico e bioelettrico. Come il nostro cervello è attraversato da impulsi elettrici che regolano le funzioni vitali, così anche le piante producono e utilizzano segnali elettrici, indispensabili per coordinare le loro attività interne. Questi segnali, rilevabili con strumenti estremamente sensibili, cambiano nettamente tra il giorno e la notte.

Durante le ore di luce, le cellule vegetali sono in piena attività: le foglie catturano l’energia luminosa per la fotosintesi, l’acqua assorbita dalle radici sale attraverso il fusto, mentre all’interno delle cellule vengono prodotti nutrienti fondamentali. Quando il sole tramonta, il ritmo cambia. Studi di botanica e fisiologia vegetale hanno dimostrato che, di notte, le piante modificano il loro potenziale elettrico, rallentando alcune funzioni: un po’ come succede a noi quando ci addormentiamo e il corpo inizia a lavorare in modalità riposo.

Questo stato notturno produce anche cambiamenti visibili: certe specie abbassano le foglie, altre chiudono i fiori. Tale comportamento si chiama nicnasti e serve per conservare energia, ridurre la perdita d’acqua e proteggere le parti più delicate dai rischi ambientali. Tutto ciò è regolato da orologi biologici interni, che coordinano movimenti lenti ma costanti grazie a impulsi elettrici e onde ormonali.

La ricerca ha messo in evidenza un aspetto affascinante: le fluttuazioni elettriche notturne aiutano le piante a programmare le attività del giorno successivo. Durante la notte, i loro tessuti si preparano fisiologicamente ad affrontare la luce del mattino, intensificando la fotosintesi e i processi di crescita. Alcuni scienziati usano la parola “sognare” come metafora per descrivere questa fase: ovviamente le piante non possiedono un cervello, ma nei loro circuiti biochimici rielaborano ciò che hanno “vissuto” durante il giorno, riorganizzando energie e risorse.

Ma come si individuano questi segnali invisibili? I botanici utilizzano elettrodi sottilissimi applicati a foglie o fusti, in grado di rilevare minuscole variazioni di potenziale elettrico. Queste oscillazioni, pur molto diverse da quelle registrate in un elettroencefalogramma umano, dimostrano che la vita vegetale non si arresta mai: anche nella quiete notturna, all’interno delle piante avviene un intenso scambio di informazioni e reazioni chimiche.

Queste scoperte stanno cambiando profondamente la nostra percezione del mondo vegetale: le piante non sono organismi passivi, ma esseri viventi complessi, capaci di reagire, adattarsi e comunicare tramite segnali che i nostri sensi non possono percepire. La prossima volta che camminerai accanto a un albero o sfiorerai un fiore in una notte silenziosa, potrai immaginare come, dietro quell’apparente immobilità, sia in corso un dialogo invisibile di impulsi elettrici, una strategia antica che garantisce loro sopravvivenza ed equilibrio. È un sonno, sì, ma colmo di vita.

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