Quando pensiamo a città complesse, fatte di strade, quartieri e abitanti che collaborano, la mente corre subito alle metropoli costruite dagli esseri umani. Ma sotto la superficie del mare, a profondità che vanno da pochi metri fino ad aree completamente buie, esistono vere e proprie città sottomarine costruite da piccoli organismi viventi: i coralli.
Questi straordinari architetti non hanno muscoli, ossa, braccia o gambe. Non possiedono nemmeno un cervello come lo intendiamo noi, con neuroni e sinapsi. Eppure riescono a muoversi, percepire l’ambiente, coordinarsi e dare forma a strutture gigantesche che possono durare migliaia di anni. Come ci riescono? Alcuni scienziati definiscono questo affascinante sistema di coordinamento “cervello liquido”.
I coralli sono animali marini, anche se spesso vengono confusi con le piante. Appartengono alla stessa grande famiglia delle meduse e delle anemoni di mare. Vivono in colonie: ogni singolo individuo, chiamato polipo, misura pochi millimetri, ma migliaia o milioni di polipi insieme danno vita a un’unica colonia capace di crescere fino a formare le barriere coralline. Ogni polipo secerne carbonato di calcio, il materiale che diventa la “roccia” del corallo. Così, pezzo dopo pezzo, si costruiscono imponenti scogliere sommerse, rifugio di una grande varietà di specie marine.
Il vero mistero sta in come possano muovere i loro sottili tentacoli per catturare cibo, reagire alla luce o alle correnti, e coordinarsi con tutti gli altri polipi pur essendo privi di un sistema nervoso centrale. È qui che entra in gioco il concetto di cervello liquido: nei coralli, le cellule nervose sono distribuite in tutto il corpo, immerse in una sottile rete gelatinosa chiamata mesoglea. Non esiste un centro di comando, ma ogni parte può ricevere, elaborare e trasmettere informazioni in modo indipendente, come se i segnali scorressero liberamente in forma “liquida”.
Questa organizzazione decentrata rende i coralli straordinariamente adattabili. Se una parte della colonia viene danneggiata, le altre continuano a vivere e a costruire. È come se ogni quartiere di una città fosse autonomo ma collegato agli altri, garantendo la sopravvivenza dell’intera comunità.
Il loro “movimento” è sorprendente: i polipi non camminano, ma possono estendere o ritrarre i tentacoli grazie a fibre muscolari microscopiche e alla pressione interna dell’acqua, funzionando come mini-pompe idrauliche. Inoltre, nel corso del tempo, possono inglobare parte dello scheletro e “spostarsi” di pochi millimetri all’anno. Non è un movimento rapido, ma un lento e costante cambiamento che, su scala secolare, modifica la forma dell’intera barriera.
Un altro segreto del loro successo è la simbiosi con minuscole alghe chiamate zooxantelle. Grazie a queste, i coralli ottengono energia dalla luce del sole, proprio come se avessero micro pannelli solari. In cambio, offrono protezione e nutrienti alle alghe. Questa alleanza è fondamentale per permettere la costruzione di strutture enormi anche in acque povere di nutrienti.
Le barriere coralline sono dunque vere città viventi, realizzate da creature prive di un cervello centrale ma dotate di un’intelligenza diffusa, fluida, capace di reagire e adattarsi ai cambiamenti. Il concetto di cervello liquido ci insegna che l’intelligenza in natura può assumere forme totalmente diverse da quella umana, e che la vita, silenziosa e nascosta sotto le onde, sa creare opere straordinarie che sfidano il tempo.
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