Quando si pensa alle armi segrete della Seconda guerra mondiale, la mente corre a sottomarini silenziosi, codici indecifrabili o aerei avveniristici. Eppure, tra i progetti più stravaganti c’è un’idea che sfida l’immaginazione: trasformare migliaia di pipistrelli in piccole bombe volanti incendiarie.
L’idea, nota con il nome in codice Project X-Ray, nacque da una mente insospettabile. Subito dopo l’attacco a Pearl Harbor, un dentista della Pennsylvania, Lytle S. Adams, propose al Presidente Roosevelt un piano tanto bizzarro quanto astuto. Osservando il volo dei pipistrelli, si rese conto del loro potenziale come arma non convenzionale contro il Giappone.
Perché proprio i pipistrelli? L’intuizione era geniale nella sua semplicità: questi animali notturni volano per lunghe distanze e amano nascondersi in anfratti bui, come i sottotetti e le intercapedini. Le città giapponesi dell’epoca, costruite in gran parte con legno e carta, erano un’esca perfetta per il fuoco. L’idea era di lanciare da un aereo milioni di pipistrelli, ognuno con una piccola carica incendiaria a tempo. Una volta liberi, si sarebbero nascosti negli edifici nemici, innescando migliaia di incendi simultanei e creando un caos impossibile da gestire.
Il progetto ricevette il via libera e la sperimentazione iniziò. Si svilupparono speciali contenitori-bomba, capaci di trasportare i pipistrelli in uno stato di ibernazione e di aprirsi in volo per liberarli. Ma la teoria si scontrò presto con la pratica. Durante un test nel 1943, l’imprevisto divenne catastrofe: alcuni pipistrelli armati sfuggirono al controllo e si rifugiarono sotto i tetti della stessa base militare in Nuovo Messico dove si svolgevano le prove. Poco dopo, scoppiò un devastante incendio che distrusse un hangar e l’auto di un generale. Fu la dimostrazione più ironica e terribile dell’efficacia dell’arma: funzionava, ma era pericolosamente incontrollabile.
Oltre ai rischi, il progetto era un incubo logistico. Catturare, gestire e armare milioni di animali si rivelò un’impresa colossale. Inoltre, l’uso di esseri viventi come armi sollevava non pochi dubbi morali, anche in tempo di guerra. L’arma si basava sul comportamento animale, un fattore che nessuna strategia militare poteva programmare con certezza.
Nonostante gli intoppi, i militari credevano ancora nel potenziale dei pipistrelli-bomba. Le stime suggerivano che potessero essere addirittura più efficaci delle bombe incendiarie convenzionali. Ma la storia correva più veloce. Mentre si perfezionava il progetto, un’altra arma segreta, infinitamente più potente e definitiva, stava per essere completata: la bomba atomica. Di fronte alla potenza devastante del Progetto Manhattan, il bizzarro Project X-Ray apparve obsoleto e venne definitivamente cancellato a metà del 1944. Era troppo complesso, troppo imprevedibile e, soprattutto, superato da una nuova era di distruzione di massa.
Oggi, la storia dei pipistrelli-bomba resta una delle più affascinanti e assurde parentesi della Seconda guerra mondiale. È un esempio perfetto di come, sotto pressione estrema, la mente umana possa esplorare il confine tra genio e follia. Quest’arma, mai usata in battaglia, ci ricorda che la guerra non è solo una questione di tecnologia, ma anche di idee imprevedibili, nate da un mix di creatività e follia. Un capitolo dimenticato che mostra come, a volte, l’arma più strana sia quella che la natura stessa ci mette, involontariamente, tra le mani.
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