Ogni inverno, nelle foreste dell’emisfero nord, avviene un evento straordinario: gli orsi spariscono alla vista, rifugiandosi nelle loro tane, e per mesi sembrano scomparire dal mondo. Questo stato, chiamato letargo, non è un semplice “dormire a lungo”, ma un processo biologico complesso che coinvolge tutto il corpo, incluso il cervello.
Qui nasce uno dei misteri più affascinanti: durante il letargo, l’attività cerebrale dell’orso rallenta a tal punto che molte funzioni appaiono sospese. I segnali elettrici che normalmente sostengono il pensiero e le percezioni si riducono drasticamente. È come se la mente entrasse in una modalità di silenzio, eppure, quando in primavera l’orso si risveglia, ricorda perfettamente come vivere: sa cacciare, difendersi, riconoscere il proprio territorio. Ma come può accadere?
La scienza spiega che il cervello non si “spegne” mai del tutto. Alcune aree restano attive, come quelle che regolano le funzioni vitali, la temperatura corporea e la percezione sensoriale, in particolare udito e olfatto. Tuttavia, il metabolismo cerebrale cala fino al 25% rispetto ai livelli normali. Questo significa che le cellule nervose consumano meno energia e producono meno impulsi elettrici. È come abbassare la luminosità di uno schermo per far durare più a lungo la batteria.
Il vero segreto sta nella chimica e nella struttura del cervello. Durante il letargo, gli orsi producono speciali proteine e composti che proteggono i neuroni dal deterioramento causato dalla ridotta attività e dall’immobilità. Negli esseri umani, la mancanza di movimento porta i muscoli a indebolirsi, ma negli orsi questo non accade, e lo stesso vale per le connessioni nervose: al risveglio funzionano come prima. Studi scientifici hanno identificato geni che si attivano solo in letargo e che stimolano molecole capaci di mantenere intatte le sinapsi per mesi.
Questa straordinaria capacità incuriosisce i ricercatori anche per le possibili applicazioni sull’uomo. Capire come il cervello degli orsi riesce a proteggersi potrebbe aprire la strada a nuove terapie per le malattie neurodegenerative, o a tecniche per preservare le funzioni cerebrali durante il coma o in procedure di ibernazione medica.
Ma il letargo non è un sonno continuo. Gli orsi alternano periodi di torpore profondo a momenti di lieve veglia, durante i quali il cervello effettua una sorta di controllo di sistema, verificando che tutto funzioni correttamente. Questo ciclo impedisce al cervello di “dimenticare” come gestire la vita una volta sveglio.
In definitiva, il cosiddetto “cervello sospeso” dell’orso non è affatto fermo: è una macchina in modalità risparmio energetico, progettata dalla natura per resistere per mesi senza perdere memoria, identità e capacità di agire. Ed è proprio in questa abilità di sospendere quasi ogni funzione, pur mantenendo intatta l’essenza della vita, che si cela uno dei segreti più sorprendenti della natura. Un meccanismo perfetto, capace di ispirare la scienza e di ricordarci quanto ingegno sia racchiuso in un orso addormentato sotto la neve.
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