Hai mai immerso il viso in acqua fredda sentendo che tutto, dentro di te, rallenta di colpo? Non è suggestione, è un superpotere nascosto nel nostro DNA: il Riflesso di Immersione dei Mammiferi. È lo stesso meccanismo di sopravvivenza che permette a foche, delfini e balene di esplorare le profondità marine per minuti interi. E sì, ne abbiamo una versione anche noi.
Che cos’è, in parole semplici
Quando l’acqua fredda tocca il viso, specialmente l’area attorno a naso e occhi, speciali recettori inviano un segnale potentissimo al cervello attraverso il nervo trigemino e il nervo vago. In un istante, il corpo attiva tre risposte coordinate per renderci temporaneamente più “acquatici”:
1. Il cuore tira il freno
La frequenza cardiaca scende drasticamente. Questo fenomeno si chiama bradicardia e ha uno scopo preciso: risparmiare ossigeno. Il cuore e il cervello sono gli organi più preziosi, quindi il corpo riduce il consumo energetico generale per garantire loro una riserva più duratura.
2. Il sangue viaggia verso il centro
I vasi sanguigni di braccia, gambe, mani e piedi si restringono (vasocostrizione periferica). È una deviazione strategica: meno sangue alle estremità significa più sangue ricco di ossigeno per gli organi vitali, come cuore e cervello. Immagina che il corpo chiuda le stanze meno importanti per mantenere accese le luci in quelle fondamentali.
3. La milza rilascia una riserva di emergenza
Questo è il dettaglio più affascinante. La milza si contrae e libera nel circolo una scorta di globuli rossi extra. Questo aumenta temporaneamente la capacità del sangue di trasportare ossigeno, regalandoci un piccolo “boost” che può fare la differenza durante un’apnea.
Il risultato? Un assetto fisiologico ottimizzato per resistere sott’acqua, un superpotere evolutivo che condividiamo con i giganti del mare.
Perché accade proprio con il viso e l’acqua fredda?
Il volto è una zona neurologicamente cruciale. L’acqua fredda, attivando i recettori giusti, scatena il riflesso nel modo più potente. L’apnea lo amplifica: trattenere il respiro è il segnale definitivo che l’ossigeno scarseggia, spingendo il corpo a intensificare la sua risposta. L’acqua tiepida o l’immersione del solo corpo non sono altrettanto efficaci.
Un’eredità che racconta la nostra evoluzione
Nei neonati, il riflesso è sorprendentemente forte. Se immersi, trattengono istintivamente il respiro, il cuore rallenta e gli occhi si chiudono. È una traccia ancestrale, un ricordo biologico dei percorsi evolutivi della nostra specie.
Questa storia è scritta nel corpo di intere popolazioni. I Bajau, i “nomadi del mare” del Sud-Est asiatico, hanno in media una milza più grande del normale. Questa caratteristica, frutto di secoli di adattamento, permette loro di rilasciare più globuli rossi e restare sott’acqua più a lungo. È l’esempio perfetto di come biologia, cultura e ambiente si intrecciano.
Dalla scienza all’allenamento degli apneisti
La scienza ha confermato questo fenomeno già dagli anni ’60. Oggi, i freediver (apneisti professionisti) non fanno altro che allenare e assecondare questo riflesso. Imparano a controllare il corpo, a rilassarsi e a ottimizzare ogni goccia di ossigeno, portando al massimo un programma che la natura ci ha già fornito.
Cosa si sente davvero
Le sensazioni sono personali, ma molti descrivono:
- Una calma improvvisa e un “silenzio interiore”, dovuti al calo del battito.
- Formicolio o sensazione di freddo alle dita, segno della vasocostrizione.
- Un senso di pressione al petto, soprattutto trattenendo il respiro.
Curiosità e usi inaspettati
- Uso medico: In alcuni casi di tachicardia, i medici possono usare una tecnica simile (impacchi di ghiaccio sul viso) per stimolare il nervo vago e calmare il battito cardiaco. È una vera e propria manovra vagale.
- Animali maestri: Foche e balene portano questo riflesso all’estremo, con battiti cardiaci bassissimi e muscoli pieni di mioglobina, una proteina che immagazzina ossigeno. La nostra è una versione “light”, ma perfettamente funzionante.
- Non è uguale per tutti: Età, allenamento, temperatura dell’acqua, genetica ed emozioni influenzano l’intensità del riflesso.
Sicurezza: un riflesso naturale, da usare con prudenza
L’immersione improvvisa in acqua gelida può causare uno shock termico (cold shock), con un respiro involontario che può essere pericoloso. Chi soffre di problemi cardiaci o di pressione dovrebbe evitare di attivare bruscamente questo riflesso. La prudenza è sempre la migliore alleata.
Le domande che tutti si fanno
- Quanto dura l’effetto della milza? La contrazione e il rilascio di globuli rossi possono durare diversi minuti, aumentando l’ossigenazione per un breve periodo.
- Funziona senza bagnare il viso? L’apnea da sola attiva una versione più debole del riflesso. Il contatto del viso con l’acqua fredda è il vero interruttore.
- È un trucco per calmarsi? Stimolando il nervo vago, può indurre un senso di calma, ma non è una cura per l’ansia o lo stress.
Un superpotere che ci ricorda chi siamo
Questo riflesso è una finestra sull’incredibile ingegneria del nostro corpo. Ci dimostra che, in un battito che rallenta e in un flusso di sangue che cambia rotta, si nasconde una storia evolutiva che ci lega alle creature del mare. Non ci trasformiamo in acqua, ma per un istante il nostro corpo si adatta a essa, ricordandoci quanto siamo, ancora oggi, profondamente e sorprendentemente mammiferi.
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