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Il respiro segreto del mare e il ruolo delle balene come custodi della memoria della Terra

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Ogni soffio di una balena è un sussurro del pianeta. Quel getto potente che si dissolve nell’aria non è solo un respiro, ma un orologio naturale che scandisce il ritmo degli oceani. Le balene non si limitano ad abitare i mari: li raccontano. Nella loro pelle, nelle loro ossa, nei loro canti e nei loro lunghi viaggi, questi giganti custodiscono una memoria profonda del tempo della Terra, fatta di stagioni, migrazioni, tempeste e cambiamenti climatici. Leggere le loro storie è come aprire un magnifico archivio vivente.

Un orologio nascosto nelle orecchie

Nelle orecchie di alcune balene, come le megattere e le balenottere azzurre, si forma una sorta di “tappo” di cerume che cresce per tutta la vita. Strato dopo strato, come gli anelli di un albero, questo materiale cattura le tracce chimiche del mondo circostante. Analizzandolo, gli scienziati possono decifrare la vita intera dell’animale: tracce di ormoni rivelano i periodi di stress o le gravidanze; molecole specifiche indicano la sua dieta; e la presenza di inquinanti racconta la storia del nostro impatto sull’oceano. Questi tappi sono diari biologici che specchiano l’aumento della caccia nel Novecento, l’espansione del traffico marittimo e l’uso di sostanze chimiche oggi bandite.

Fanoni che scrivono un diario

Le grandi balene non hanno denti, ma fanoni: lunghe lamine di cheratina, simili alle nostre unghie, che usano per filtrare dall’acqua il loro cibo. Anche i fanoni crescono in modo continuo e funzionano come un taccuino chimico. Misurando la diversa proporzione di isotopi (atomi leggeri come carbonio e azoto) lungo la loro lunghezza, i ricercatori possono ricostruire le rotte migratorie anno dopo anno. Si distinguono le stagioni passate nelle acque fredde e ricche di cibo da quelle trascorse nei mari più caldi per la riproduzione. Le “firme” chimiche possono persino rivelare annate particolari, come quelle influenzate da eventi climatici globali come El Niño.

Il tempo raccontato con il canto

Le megattere sono famose per le loro canzoni complesse, melodie che si evolvono e cambiano nel tempo, proprio come una cultura musicale. Una nuova “hit” può diffondersi per migliaia di chilometri, passata da un gruppo all’altro. Grazie a reti di idrofoni (microfoni subacquei), gli scienziati hanno creato archivi sonori decennali. Queste registrazioni mostrano come i canti seguano le stagioni, con note specifiche che compaiono solo durante il periodo degli amori. Ma registrano anche la nostra presenza: i periodi di maggiore inquinamento acustico dovuto alle navi o le variazioni di presenza delle balene in determinate aree a causa del riscaldamento delle acque.

Cronache dal passato: diari e impronte digitali

Molto prima dei nostri strumenti, i diari dei balenieri del XIX secolo annotavano date, luoghi e avvistamenti. Oggi, questi documenti storici aiutano a ricostruire le popolazioni di balene di duecento anni fa e l’estensione dei ghiacci polari. Incrociando questi dati con le foto moderne, i ricercatori riescono a seguire la vita di singoli individui per decenni. Le macchie sulla pinna caudale di una megattera, ad esempio, sono uniche come un’impronta digitale. Alcune specie, come la balena della Groenlandia, possono vivere oltre 200 anni. In alcuni esemplari sono stati trovati frammenti di arpioni ottocenteschi, rendendoli testimoni viventi di un’epoca completamente diversa.

Il battito del cuore che misura l’abisso

Persino il cuore di una balena segna il tempo. Durante un’immersione profonda, il battito cardiaco di una balenottera azzurra può rallentare fino a soli due colpi al minuto, per poi accelerare vertiginosamente quando torna in superficie a respirare. Questa incredibile alternanza è il metronomo delle immersioni: lunghi minuti nel buio assoluto seguiti da brevi istanti di luce e aria. È un ritmo primordiale, perfettamente sincronizzato con la ricerca del cibo e le correnti invisibili dell’oceano.

Il ciclo dei giganti: così le balene creano il tempo del mare

Le balene non si limitano a seguire il tempo, contribuiscono a crearlo. Con le loro migrazioni, trasportano nutrienti essenziali attraverso gli oceani. Con le loro deiezioni, fertilizzano le acque superficiali, innescando la fioritura del plancton, alla base della catena alimentare. Questo fenomeno è chiamato pompa delle balene. E quando una balena muore e la sua carcassa affonda, diventa una fonte di vita per decenni sul fondale buio, mentre il carbonio del suo enorme corpo viene intrappolato negli abissi. È un contributo fondamentale al sequestro del carbonio e un ingranaggio essenziale del clima terrestre.

Un soffio che rivela lo stato di salute

Oggi la tecnologia permette di fare cose straordinarie. I ricercatori usano droni per volare attraverso il “soffio” di una balena e raccoglierne minuscole goccioline. In quel respiro si trovano ormoni, microbi e tracce di DNA, che forniscono un quadro dettagliato sulla sua salute, sul suo livello di stress o sul suo stato di gravidanza, il tutto senza disturbarla. Questi dati rivelano come le popolazioni si adattano ai cambiamenti, trasformando le balene in veri e propri sensori viventi dello stato di salute del nostro pianeta.

Le balene sono libri che nuotano. La loro memoria abbraccia la nostra storia e va ben oltre: racconta il respiro del plancton, la danza della luce nell’acqua, la pulsazione delle correnti e i grandi cambiamenti climatici. Quando impariamo ad ascoltarle, scopriamo che il tempo della Terra non è scandito solo dai nostri orologi, ma da migrazioni che ritornano, canzoni che si evolvono e cicli vitali che alimentano il pianeta. Nel respiro segreto del mare, le balene tengono il conto. E, silenziosamente, ci raccontano chi siamo e come sta cambiando la casa comune che condividiamo.

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