La storia di Hatshepsut, la regina che divenne Faraone

Hatshepsut, nata nel 1508 a.C., fu una delle poche faraone donna che regnò in Egitto per lunghi anni. Sotto il suo regno, l’Egitto si sviluppò attraverso la costruzione di edifici e monumenti, i quali giunti fino a noi, ci danno la possibilità di ammirare l’evoluzione della civiltà egizia.

La donna, diventata regina della città mesopotamica, nacque dall’unione del Re Thutmose I e della moglie legittima Ahomose. Successivamente, quando il padre morì, lei sposò Thutmose II, ma sfortunatamente anch’egli morì dopo pochi anni. Poiché l’erede al trono Thutmose III, figlio di Thutmose II, aveva solo 3 anni, Hatshepsut, la matrigna, divenne per successione la regina d’Egitto.

Thutmose III avrebbe potuto diventare il Faraone successivo sposando Neferura, figlia di Hatshepsut e Thutmose II, ma la madre spostò la data del matrimonio, senza mai permettergli di celebrarlo.

Il suo regno fu molto florido. La regina ripristinò antiche rotte commerciali verso il centro Africa e guidò alcune campagne militari di stabilizzazione dei confini territoriali, conquistati precedentemente dal padre Thutmose I in Siria e in Numibia, al confine con il Sudan.

Alla regina si deve il riconoscimento di grandi opere edili ancora ammirabili ai giorni nostri. Tra le tante opere architettoniche, ritroviamo il suo monumento funebre che si trova a Deir El bahri, nei pressi della Valle dei Re, risalente al periodo del Nuovo Regno egizio.

Inoltre, fece realizzare anche tre obelischi nell’area archeologica di Karnak. Uno dei tre, passato alla storia come “obelisco spezzato“ (una scultura che venne ritrovata rotta in sede di estrazione), fornisce importanti informazioni riguardo alle tecniche egiziane di lavorazione della pietra.

Al Metropolitan Museum di New York si può visitare una sala interamente dedicata alla monarca: la Hatshepsut Room. In aggiunta, è stata ritrovata a Karnak la cappella rossa della regnante, la quale custodiva la barca Sacra di Amon, la quale venne distrutta dal suo successore Thutmose III.

A causa della morte precoce della figlia Neferura, valido consigliere della madre, e dell’insistente ambizione al trono di Thutmose III, gli ultimi anni del suo regno furono poco prosperi. Infatti, nell’ultima campagna militare della regina, per conquistare la città di Gaza, il giovane figliastro si fece notare positivamente in battaglia, attraendo su di sé i favori della corte.

La donna morì il 16 gennaio del 1458 a. C. per un cancro alle ossa causato da pomate cancerogene. Venne sepolta nella tomba kv20 nella Valle dei Re, insieme all’illustre padre Thutmose I. Tuttavia, Amenofi II, che era il nipote illegittimo della donna faraone, trasferì la mummia della zia nella tomba kv60 nel sepolcro della balia Sitra. I geroglifici del sepolcro a lei dedicati furono cancellati e rimpiazzati con il nome del padre. La mummia fu ritrovata soltanto nella 2007 dall’egittologo Zahi Hawass, il quale riconobbe la regina Hatshepsut.

Durante il regno del figliastro e del nipote Amenofi II, fu condotta una campagna di Damnatio Memoriae, durante la quale ogni riferimento alla regina faraone, compreso il suo volto nelle opere da lei fatte costruire, fu cancellato. Tra i tanti capolavori architettonici distrutti, ricordiamo il suo splendido tempio di Deir El bahari e tutti i geroglifici che la menzionano espressamente.

Ancora oggi gli storici non riescono a trovare una motivazione a tale gesto. Secondo alcuni, come ad esempio Tuldesley, la cancellazione dei riferimenti alla donna vorrebbe ricordare il suo conferimento al ruolo di reggente e non di Faraone dell’antico Egitto, titolo che avrebbe dovuto ottenere dalla tradizionale consegna dei simboli regali.

Tuttavia, ciò che emerge da tale campagna di annullamento delle tracce è il profondo risentimento di un faraone dagli enormi poteri come Thutmose III. Inoltre, gli storici non riescono a spiegarsi come mai fu presa questa terribile decisione, dal momento che la donna, prima di morire, nominò il figliastro capo dell’esercito egiziano e successore al trono.

Molto probabilmente, il faraone illuminato avrebbe cancellato le prove del successo della matrigna per evitare la diffusione di diritti, che nessun faraone uomo avrebbe voluto conferire ad una donna.

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