Adesso è adesso… (o perché a volte tuo figlio non ti presta attenzione quando glielo chiedi)

Capita, a volte, che noi genitori ci stupiamo del comportamento dei nostri figli e, in alcuni casi, arriviamo anche ad arrabbiarci nei loro confronti senza renderci conto che, purtroppo, siamo stati noi stessi a programmare quell’atteggiamento che tanto ci infastidisce.

Un giorno, al supermercato, ho potuto osservare una scena tra un bambino di circa 3 anni e la propria mamma. Il bambino ha chiesto alla madre di aiutarlo a prendere un oggetto dallo scaffale e lei gli ha risposto con il classico “Adesso arrivo”. Mezzo minuto dopo, il bambino si è avvicinato a sua madre ed è tornato a chiedere di essere aiutato; la mamma, con un tono di voce più alto e nervoso, ha risposto di nuovo: “Adesso arrivo!”. Il bimbo, rassegnato e paziente, è ritornato vicino allo scaffale e dopo un po’ ha insistito nuovamente: “Mamma, mi aiuti?”, a quel punto la mamma visibilmente scocciata gli ha risposto: “Ti ho detto che adesso arrivo! Aspetta!”. Così il bambino, con quella saggezza che hanno solo i più piccoli, le ha dato questa risposta: “Mamma, adesso è adesso!”.

Proviamo ad immaginare la vita familiare di questo bimbo e quante volte avrà avuto l’occasione di sentire la frase: “Adesso arrivo!”.

“Mamma mi dai un bicchiere di acqua?”
“Adesso arrivo…”

“Mamma, mio fratello mi ha preso il giocattolo”
“Adesso arrivo…”

“Mamma non voglio più mangiare”
“Adesso finisci…”

“Mamma quando andiamo al parco?”
“Adesso andiamo…”

“Mamma giochi come me?
“Adesso arrivo…”

Tutti noi possiamo immaginare questi momenti di vita quotidiana, perché si tratta di frasi che tutti noi genitori pronunciamo e che nella nostra mente si traducono in “Arrivo tra un attimo” o “Gioco con te tra poco”. Non c’è nulla di male in quello che stiamo facendo e non è un male nemmeno che i bambini imparino ad aspettare. Di fatto, imparare ad aspettare è per molti esperti il fattore più importante per lo sviluppo intellettivo e emotivo dei bambini.

Tuttavia, dobbiamo cercare di metterci anche nei panni del bambino. Quello stesso bambino al quale i genitori chiedono di mettersi le scarpe, di spegnere la tv, di lavarsi mani, di andare a tavola a mangiare, o di smettere di saltare sul letto… Il bimbo potrebbe benissimo rispondere con lo stesso “Adesso arrivo” per guadagnare qualche istante in più di tempo (proprio come gli è stato insegnato). Di fatto, però, quando capita, noi genitori non siamo tanto pazienti quanto i bambini e, in molti casi, diciamo quella frase: “Ti ho detto di venire adesso”, “Ti ho detto di scendere adesso”, o semplicemente “Adesso è adesso!”.

Come potrebbe prestarci immediatamente attenzione se durante tutta la propria vita i suoi genitori gli hanno insegnato che “adesso” significa “tra poco”?

A volte le contraddizioni degli adulti creano uno stato di confusione importante nei bambini, perché speriamo che possano capire quello che noi non siamo capaci di spiegare con il nostro esempio e pretendiamo ciò che noi non sappiamo dare. Per questo motivo dovremmo cambiare la frase “Adesso arrivo” in “Aspetta un momento”, in questo modo i bambini capiranno meglio il significato delle parole “adesso” e “aspetta”.

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Fonte: Álvaro Bilbao, autore di “Il cervello dei bambini spiegato ai genitori”, il libro si può trovare in lingua italiana su Amazon QUI

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