Egophonia: così è come gli smartphone ci stanno rubando tempo e vita

Da qualche anno a questa parte, è molto difficile vedere una persona che si trova alla fermata dell’autobus, piuttosto che in un bar, o in qualsiasi altro luogo, che non abbia tra le mani uno smartphone. La cosa peggiore è che questo succede non solo quando siamo da soli, ma, purtoppo, accade anche quando siamo in compagnia di qualcuno.

Monica Bormetti è un psicologa e consulente nella formazione dell’utilizzo della tecnologia, la quale, da anni, si occupa di sensibilizzare le persone su una gestione più corretta del proprio cellulare. E, per questo motivo, ha deciso di scrivere un’interessante libro intitolato “#Egophonia. Gli smartphone fra noi e la vita“, nel quale racconta come questi strumenti, che ormai sono diventati delle estensioni dei nostri corpi, possono effettivamente frapporsi ed ostacolare le nostre vite reali.

La donna, nel proprio libro spiega i motivi per cui sarebbe bene adottare delle sane abitudini nell’utilizzo dei dispositivi digitali. Per chi opera in contesti digitalizzati, la quantità di notifiche, di contatti con i clienti e il fatto di costruirsi e mantenere una buona reputazione online genera molto stress, tanto da far spesso rimpiangere i tempi in cui tutto questo non esisteva.

Il cervello umano è plastico, ovvero, dipendentemente dagli stimoli che gli vengono proposti e dal tipo di vita che conduciamo, si plasma e di conseguenza, a seconda delle nostre abitudini, possiamo rinforzare o indebolire alcuni circuiti neurali. Per questo, se ci abituamo a ragionare in maniera profonda, a mantenerci concentrati e a memorizzare, queste tipo di attività miglioreranno sempre di più. Al contrario, se il nostro pensiero passa da una notifica all’altra e spostiamo la nostra concentrazione ad un altro argomento solo dopo alcuni istanti, la nostra mente sarà sempre meno capace di focalizzarsi per un lungo periodo di tempo.

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Per questo, per capire se si utilizzano in maniera sana i dispositivi tecnologici, la dottoressa propone di fare una riflessione su se stessi per valutare quanto le nostre vite possano esservi legate.

In primo luogo, è bene studiare il proprio comportamento. Bisogna verificare se il nostro atteggiamento non sia automatizzato, poiché, se così fosse, non avremmo più il pieno controllo della situazione. Di fatto, dovremmo avere chiari i motivi per cui stiamo accedendo ad una piattaforma pittosto che ad un’altra e, in questo modo, definire le nostre priorità.

Dopodiché per riuscire a gestire le nostre viste sui social network, dovremmo attuare delle semplici strategie che ci permettono di trovare un equilibrio, come per esempio imporci degli orari stabiliti. Dando così al nostro cervello il tempo di rilassarsi veramente.

Il libro “#Egophonia. Gli smartphone fra noi e la vita” è disponibile su Amazon a questo link.

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