La polvere lunare letale: il mistero delle particelle taglienti che terrorizzavano gli astronauti

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Quando pensiamo all’esplorazione lunare, immaginiamo astronauti che saltellano felici sulla superficie argentea della Luna. Poco si sa, tuttavia, di uno dei nemici più insidiosi affrontati dagli esploratori spaziali: la polvere lunare, una sostanza apparentemente innocua ma potenzialmente letale.

Cos’è la regolite lunare?

La superficie della Luna è ricoperta da uno strato di materiale frammentato chiamato regolite. A differenza della polvere terrestre, che viene levigata dal vento o dall’acqua, la regolite mantiene particelle dalla forma irregolare e con bordi taglienti come piccoli frammenti di vetro, poiché non subisce erosione atmosferica.

La regolite si è formata in circa 4,5 miliardi di anni a seguito del continuo bombardamento meteorico. Questi impatti hanno polverizzato la superficie lunare, generando granuli così minuti che il 50% della regolite è composto da particelle inferiori a 70 micrometri, più piccole di un capello umano.

Una minaccia silenziosa per gli astronauti

Durante le missioni Apollo, gli astronauti hanno presto compreso il pericolo insito nella polvere lunare. Eugene Cernan dell’Apollo 17 la definì “uno dei problemi più fastidiosi che abbiamo dovuto affrontare sulla Luna”.

Harrison Schmitt, sempre nell’Apollo 17, manifestò una reazione allergica alla polvere, definendo la sua condizione “febbre da fieno lunare”. I sintomi includevano congestione nasale, irritazione alla gola e difficoltà respiratorie. Al rientro nel modulo lunare, coperto di polvere, Schmitt notò che “la polvere lunare ha un odore simile a quello della polvere da sparo bagnata”.

Quella maledetta polvere lunare s’infilava ovunque! – Pete Conrad, Apollo 12

Perché è così pericolosa?

  • Tagliente come vetro: Le particelle mantengono bordi affilati grazie alla mancanza di erosione.
  • Carica elettrostatica: L’esposizione a raggi e venti solari elettrizza le particelle, facendole aderire a qualsiasi superficie.
  • Composizione chimica: Contiene silicati e ossidi di ferro, capaci di danneggiare i tessuti.
  • Dimensioni minuscole: Può penetrare nei sistemi di filtrazione e negli spazi più ristretti.

Il danno alle attrezzature

Non sono solo i polmoni degli astronauti a subire i danni. Durante le missioni Apollo, la polvere lunare provocò numerosi problemi tecnici:

Le guarnizioni ermetiche dei moduli lunari cominciarono a perdere tenuta, poiché le particelle taglienti ne danneggiavano la struttura. I meccanismi di chiusura delle tute spaziali si bloccavano, i visori si graffiavano riducendo la visibilità e i sistemi di raffreddamento si surriscaldavano a causa dell’accumulo di polvere.

Ad esempio, durante l’Apollo 17, il sistema di raffreddamento della tuta di Cernan smise di funzionare correttamente per l’infiltrazione di polvere, causando un pericoloso surriscaldamento che avrebbe potuto compromettere la missione.

Rischi per la salute umana

Le particelle lunari sono preoccupanti anche per la salute:

Possono causare silicosi, una malattia polmonare simile a quella che colpisce i minatori. La silice, se inalata, può provocare cicatrici permanenti nei tessuti polmonari.

Studi di laboratorio hanno dimostrato che la polvere lunare può danneggiare il DNA delle cellule. Esperimenti con polvere lunare artificiale hanno evidenziato che, dopo soli tre giorni di esposizione, essa può uccidere fino all’80% delle cellule polmonari ed epiteliali.

La sfida delle cariche elettrostatiche

Uno degli aspetti più insidiosi della polvere lunare è la sua carica elettrostatica. La Luna, priva di un campo magnetico protettivo, è costantemente bombardata dalle radiazioni solari, che elettrizzano le particelle.

Questo fenomeno è stato documentato dalle sonde lunari: durante il tramonto lunare, la polvere si solleva dal suolo, creando un bagliore all’orizzonte. Per gli astronauti, ciò significa che la polvere “salta” sulle tute spaziali, aderendo come se fossero calamite.

Soluzioni innovative per le future missioni

Con il rinnovato interesse per l’esplorazione lunare, la NASA e altre agenzie spaziali stanno sviluppando nuove strategie per combattere questo nemico invisibile:

  • Rivestimenti elettrostatici per tute spaziali.
  • Aree di decontaminazione avanzate nei futuri habitat lunari.
  • “Aspirapolveri” spaziali che utilizzano campi elettrici per catturare le particelle.
  • Tecniche di sinterizzazione con microonde per fondere la polvere superficiale e creare una crosta protettiva attorno alle basi.

L’ingegnere della NASA Philip Metzger studia come compattare la regolite per creare pavimentazioni negli avamposti lunari, riducendo il sollevamento di polvere durante le attività degli astronauti.

Il paradosso della risorsa preziosa

Ironicamente, quella stessa polvere pericolosa potrebbe diventare una risorsa fondamentale. Contiene ossigeno (circa il 45% in peso), metalli preziosi e isotopi rari come l’elio-3, utile per la fusione nucleare.

Gli scienziati stanno cercando metodi per estrarre questi elementi, trasformando un nemico in un alleato per la sopravvivenza e la sostenibilità delle future colonie lunari.

Lezioni apprese dalle missioni Apollo

Jack Schmitt, l’unico geologo professionista ad aver camminato sulla Luna, ha proposto diverse soluzioni basate sulla sua esperienza:

Abbiamo bisogno di zone di decontaminazione separate, tute che possano rimanere all’esterno e sistemi di filtraggio dell’aria molto più efficienti di quelli che usavamo. La polvere lunare non è solo un fastidio, è una vera minaccia per le missioni a lungo termine.

La missione Artemis, che prevede di riportare l’umanità sulla Luna entro il 2025, include protocolli specifici per la gestione della polvere, dimostrando quanto sia serio questo problema.

Mentre ci prepariamo a tornare sul nostro satellite, capire e mitigare i rischi legati alla polvere lunare è una sfida cruciale per il successo delle future esplorazioni spaziali. Quella che sembra una semplice polvere nasconde uno dei più grandi ostacoli per una presenza permanente sulla Luna.

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