I ghiri sono piccoli roditori che hanno sviluppato una delle strategie di sopravvivenza più estreme nel regno animale: possono dormire fino a 11 mesi consecutivi senza assumere cibo e bevendo pochissimo, sopravvivendo quasi esclusivamente grazie alle riserve accumulate. Questo adattamento rappresenta uno dei letarghi più lunghi tra i mammiferi, superando animali come orsi e marmotte.
Il ghiro: un campione di sonno nel mondo animale
Appartenente alla famiglia dei Gliridi, il ghiro (Glis glis) vive soprattutto nelle foreste d’Europa e di parte dell’Asia. Nonostante il peso modesto, che va dai 70 ai 180 grammi, questo animale ha sviluppato incredibili capacità per superare periodi lunghissimi di scarsità di cibo.
La sua caratteristica più sorprendente è la capacità di cadere in un letargo profondo che dura in media da 6 a 9 mesi, ma in casi eccezionali può arrivare anche a 11 mesi, secondo le condizioni ambientali. In alcune zone fredde i ghiri passano svegli solo il 10-15% dell’anno.
I segreti fisiologici del letargo estremo
Durante il letargo il loro corpo subisce trasformazioni radicali:
- La temperatura corporea si abbassa da circa 36°C fino a 2-5°C, avvicinandosi a quella dell’ambiente
- Il cuore passa da 300-400 battiti al minuto a soli 5-10 battiti al minuto
- La respirazione diventa molto lenta, con appena qualche respiro al minuto
- Il metabolismo si riduce ad appena il 2-3% del normale
Sopravvivere senza nutrirsi: il segreto è nel grasso bruno
Ma come fanno a sopravvivere così a lungo? Prima del letargo i ghiri accumulano grasso, arrivando anche a raddoppiare il loro peso. Una parte fondamentale di questo grasso è quello bruno, che viene consumato lentamente e usato dal corpo per produrre calore e energia con grande efficienza.
Durante i mesi di riposo, il grasso bruno viene bruciato poco a poco. Studi hanno mostrato che i ghiri riescono ad arrivare a consumare solo 0,01 calorie all’ora nei periodi più profondi del letargo.
Un sistema cardiovascolare eccezionale
Il sistema cardiovascolare dei ghiri è capace di adattarsi a queste condizioni estreme: il sangue diventa più viscoso e contiene sostanze che impediscono la formazione di cristalli di ghiaccio, proteggendo i tessuti anche a temperature molto basse.
Durante il letargo, ogni tanto i ghiri si svegliano per qualche ora: questa fase, chiamata “arousal”, permette al corpo di ripristinare le funzioni vitali e prevenire danni ai tessuti e al cervello.
La protezione del cervello durante il letargo
Il ghiro è anche in grado di proteggere il cervello dalla mancanza di ossigeno durante il letargo:
- Le connessioni tra i neuroni vengono temporaneamente ridotte e poi ricostruite al risveglio
- Produzione di proteine speciali che proteggono i neuroni, come le RBM3
- Capacità di tollerare livelli bassissimi di ossigeno nel sangue, che sarebbero letali per altri animali
Il confronto con altri animali ibernanti
Rispetto ad altri mammiferi che vanno in letargo, i ghiri sono davvero unici:
- Gli orsi bruni dormono 5-6 mesi e la loro temperatura corporea scende solo a circa 32°C
- Le marmotte vanno in letargo per 6-7 mesi, con la temperatura che scende fino a 6-8°C
- I ricci stanno fermi 4-5 mesi, con temperature attorno ai 5°C
Nessuno però arriva alla durata estrema e alla riduzione del metabolismo dei ghiri, che sono un importante oggetto di studio per la scienza.
Le applicazioni scientifiche per la medicina umana
Studiare i ghiri in letargo sta aiutando la ricerca biomedica, offrendo spunti per:
- Migliorare la conservazione degli organi da trapiantare
- Trovare trattamenti contro i danni cerebrali in seguito a ictus
- Prevenire l’atrofia muscolare durante periodi di immobilità
- Immaginare nuove soluzioni per i viaggi spaziali lunghi, grazie alla possibilità di ‘ibernare’ l’uomo
Il mistero dell’orologio biologico
Un altro aspetto affascinante riguarda il ritmo interno dei ghiri: anche se vivono in laboratorio con temperatura e luce costanti, riescono comunque a regolare il letargo seguendo i cicli naturali, grazie a un orologio biologico molto preciso e a specifici geni che si attivano prima del letargo. Capire meglio questi meccanismi può aiutare anche nello studio dei disturbi del sonno umani.
Il risveglio: un momento critico e sorprendente
Dopo mesi di letargo, il risveglio del ghiro avviene in poche ore:
- La temperatura corporea sale rapidamente di oltre 30°C
- Il cuore accelera di colpo
- Il metabolismo torna ai livelli normali, consumando in poche ore molte energie
- Il cervello ripristina tutte le connessioni perse durante il riposo
Questa “riaccensione” è così intensa che in poche ore il ghiro consuma fino al 5% delle sue riserve energetiche totali, un momento cruciale per la sua sopravvivenza.
Conclusione: un prodigio naturale da scoprire
Il letargo estremo dei ghiri è uno degli esempi più affascinanti di adattamento che la natura abbia mai sviluppato. Questi piccoli animali sono capaci di sospendere la propria vita per la maggior parte dell’anno, portando al minimo tutte le funzioni vitali e sfidando i limiti della sopravvivenza dei mammiferi.
La scienza continua a studiare questo fenomeno, nella speranza di svelare i segreti nascosti dietro una delle strategie di sopravvivenza più sorprendenti del mondo animale, mentre i ghiri, nel silenzio dei boschi, dormono placidamente attraverso intere stagioni.