Sono almeno 800 milioni le persone che soffrono la fame non mondo. Per questo “svegliamoci prima che sia troppo tardi” è un invito, ma anche il titolo di un rapporto delle Nazioni Unite sul quale viene indicata una delle chiavi per invertire questa tremenda situazione: l’agricoltura ecologia su piccola scala.

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“I paesi sviluppati e quelli che sono in via di sviluppo hanno bisogno di una svolta: dalla rivoluzione verde ad un’autentica intensificazione dell’agricoltura ecologica“. Questo è quello che è stato affermato durante una conferenza delle Nazioni Unite riguardante il Commercio e lo Sviluppo, durante la quale è stata anche indicata la via per avanzare verso lo sradicamento della fame nel mondo: passare da un’agricoltura industriale ad un modello basato sullo sviluppo rurale dando spazio all’agricoltura ecologica e locale.
Mentre vengono lanciate queste proposte, le quali secondo gli esperti favoriranno l’uguaglianza di accesso alle risorse e la mitigazione dei cambiamenti climatici, la realtà avanza in altre direzioni.

Di fatto, continua l’acquisto di terreni da parte di multinazionali nei paesi sottosviluppati; frutta e verdura continuano a muoversi per chilometri e chilometri per arrivare dal campo alla tavola, con la conseguente emissione di CO2, e la produzione di alimenti geneticamente modificati continua a guadagnare terreno.
Questa alternativa, quella delle sementi geneticamente modificate è stata a lungo promossa come la grande ricetta per combattere la fame. Tuttavia, oggi sono molti gli esperti, le istituzioni e le organizzazioni non governative che censurano questa tesi e che assicurano che gli OGM non potranno alleggerire la carestia a livello globale.
Di fronte a tutto questo, è l’ecologia che avanza, dando priorità ai piccoli agricoltori e rafforzando il recupero dei metodi di coltivazione tradizionali. Questa è la proposta delle Nazioni Unite che viene sostenuta anche dalla FAO. L’agricoltura organica può alimentare il mondo, non è un sogno, si tratta di realtà.

Se si dovesse imporre questa linea, per la quale sarebbe necessaria una svolta di 180 gradi nell’industria e nella politica commerciale internazionale, si farebbero degli enormi progressi verso la sovranità alimentare. Per questo, sarebbe anche necessario sostenere i contadini, i quali incontrano enormi difficoltà nell’accedere ai semi e alla vendita dei loro prodotti.
In questo modo si potrebbe iniziare a dare una risposta concreta alle milioni di persone che soffrono la fame cronica nel mondo o per quelle che non raggiungono questo estremo, ma sono comunque malnutrite.
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