Ti è mai capitato, dopo un lungo viaggio in aereo, in nave o in treno, di scendere e sentire la testa un po’ strana? Come se tutto fosse ancora in movimento, o come se il tuo cervello avesse bisogno di qualche secondo per “stare fermo”? Questa sensazione, che alcuni descrivono come una leggera vibrazione interiore o un ondeggiamento, non è soltanto una curiosità: è il segnale di un processo di riadattamento che coinvolge cervello, orecchio interno e sistema nervoso.
Per comprendere cosa accade, bisogna partire da un piccolo ma potentissimo organo: l’apparato vestibolare, situato nell’orecchio interno. È formato da minuscoli canali semicircolari pieni di liquido e da cellule sensoriali capaci di percepire accelerazioni, cambi di direzione e inclinazione della testa. Durante un lungo viaggio, soprattutto su un mezzo che oscilla o vibra, il tuo vestibolo registra per ore questi movimenti e li comunica al cervello.
Il cervello, per adattarsi, modifica il modo in cui interpreta queste informazioni: inizia a considerare “normale” il moto costante e ad armonizzare la percezione visiva con quella dell’equilibrio interno. Questo fenomeno è un esempio di plasticità sensoriale, ossia la capacità del sistema nervoso di adattarsi a condizioni insolite.
Quando il mezzo di trasporto si ferma e torni su terreno solido, l’apparato vestibolare smette di inviare segnali di movimento continuo. Tuttavia, il cervello, che per ore o giorni aveva tarato i suoi sensori su quel moto, impiega un po’ di tempo per tornare alla condizione di quiete. È in questa fase che può apparire la sensazione del “cervello che trema” o dell’ondeggiamento fantasma.
Questo fenomeno ha anche un nome scientifico: Mal de Débarquement, termine francese che significa “malessere da sbarco”. Nella maggior parte dei casi svanisce in poche ore, ma talvolta può durare giorni e, più raramente, settimane. Non è pericoloso, ma può risultare curioso e talvolta fastidioso, specialmente se accompagnato da una leggera difficoltà di concentrazione.
Ciò che lo rende ancora più interessante è che non si verifica solo dopo viaggi via mare o in aereo: può accadere anche dopo esperienze intense di realtà virtuale o dopo sessioni molto prolungate su un tapis roulant. In questi casi, la causa è sempre il conflitto sensoriale e il successivo riadattamento tra ciò che percepiamo con la vista e ciò che registra il nostro equilibrio.
Alcuni studi suggeriscono che, in questi momenti, il cervello mantenga attivi particolari schemi neurali di compensazione anche quando lo stimolo non c’è più. È come se conservasse ancora la “memoria” del movimento, un po’ come quando, dopo aver ascoltato a lungo una canzone, la si sente ancora nella mente anche dopo che la musica si è fermata.
Questo piccolo mistero quotidiano dimostra quanto sia complesso e affascinante il nostro organismo, e come ogni viaggio non sia soltanto una questione di chilometri percorsi, ma anche un insieme di micro-avventure sensoriali. La prossima volta che sentirai il tuo cervello “tremare” dopo una traversata o un volo, sappi che è il segnale del tuo straordinario sistema di adattamento, impegnato a riportarti in perfetto equilibrio con il mondo che ti circonda.
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