La storia della giornalista di fine ‘800 che si fece internare in manicomio per salvare le pazienti

“L’ospedale era pieno di topi, il cibo che le davano da mangiare era carne putrefatta ed alcune delle pazienti venivano abusate sessualmente”.

Elizabeth Cochran è nata nel 1864 in una piccola città della Pennsylvania, Stati Uniti. Suo padre morì quando lei era ancora una bambina e per questo dovette aiutare sua madre a mantenere la numerosa famiglia. Nonostante gli orribili canoni dell’epoca, Elizabeth crebbe in una famiglia dove le donne non solo potevano, bensì dovevano trovare un lavoro per non morire di fame.

All’età di 16 anni dovette abbandonare gli studi per trovare un lavoro e si trasferì nella città di Pittsburgh. Un giorno, leggendo il giornale, vide un articolo sessista dal titolo “A cosa servono le ragazze” che la fece irritare al punto di scrivere una lettera al direttore che firmò con lo pseudonimo di “Lonely Orphan Girl”, Orfanella sola. Non riusciva ad accettare il fatto che troppe persone fossero convinte che le donne non erano in grado di fare altro che badare alla casa e crescere i figli. George Madden, il direttore del Pittsburgh Dispatch, rimase talmente impressionato dalla qualità della lettera che decise di offrire un lavoro alla giovane donna.

Ora avrebbe finalmente potuto dimostrare al mondo di che pasta era fatta.

Con il soprannome di Nellie Bly, Elizabeth, scrisse audaci articoli sui diritti delle donne e sui problemi da cui erano afflitte. Agiva in incognito e si mascherava per riuscire ad entrare nelle fabbriche, nei negozi ed in altri luoghi di lavoro, per poi esporre attraverso i suoi pezzi le terribili condizioni in cui le donne erano costrette a lavorare.

La sua “insolenza” ed il fatto che rifiutava di scrivere su “temi femminili” come giardini, pettegolezzi e moda, finì per rompere la relazione tra la donna ed il Pittsburgh Dispatch, ma questo le diede una nuova spinta e la motivò a trasferirsi nella città di New York.

Nel 1887 venne assunta dal New York World, qui ottenne un compito molto speciale, il direttore, Joseph Pulitzer, le chiese di infiltrarsi come paziente all’interno del sanatorio femminile Women’s Lunatic Asylum.

La struttura che si trovava sull’isola di Blackwell, a sud-est di Manhattan, aveva una cattiva fama, nessuno però sapeva esattamente cosa accadesse al suo interno. Si parlava di terribili torture, ma i dipendenti non avevano mai ammesso nulla e nessuno credeva alle povere pazienti.

Nellie Bly accettò l’incarico e si preparò per affrontare 10 giorni presso il sanatorio, ma di fatto non immaginava quello che la stava aspettando.

La struttura ospitava il doppio delle pazienti che avrebbe potuto mantenere, inoltre sia le pazienti che l’edificio non avrebbero potuto essere tenuti in condizioni peggiori. Il cibo era scarso e solitamente i piatti erano composti da pane stantio o crudo, da carne quasi marcia, da brodo e acqua sporca. C’erano topi ovunque. Le pazienti venivano picchiate e all’occorrenza legate dove capitava, inoltre alcune venivano anche abusate sessualmente. Ogni pretesto era buono per punire qualcuno e la più dolce delle punizioni consisteva in secchiate di acqua gelata a qualsiasi ora del giorno o della notte.

Oltre alle pazienti che avevano problemi mentali, Elizabeth incontrò anche donne che non soffrivano di alcuna patologia. Si trattava di persone immigrate, molto povere o di donne che venivano ripudiate dalla propria famiglia; queste donne, chiaramente, soffrivano ancora di più delle altre pazienti.

Con l’aiuto di un avvocato, dopo 10 giorni la donna venne dimessa ed affermò: “È facile entrare ma, una volta lì, è impossibile uscire”.

La sua inchiesta “Ten Days in a Mad-House” venne pubblicata e destò grande scalpore, al punto che vennero presi dei provvedimenti a riguardo della struttura e furono stanziate delle sovvenzioni per apportare delle migliorie.

La sua carriera continuò e spesso era sotto copertura per difendere i diritti delle donne, questo suo modo di fare giornalismo divenne ben presto un modello di riferimento per molte donne che ambivano ad una brillante carriera giornalistica.

Nellie nel 1890 circumnavigò la Terra in soli 72 giorni, un record assoluto per l’epoca, inoltre divenne un modello di emancipazione femminile per il fatto che fu la prima donna a compiere un viaggio intorno al mondo senza essere sempre accompagnata da uomini.

Nel 1895 si sposò con un milionario e lasciò il giornalismo, ma nel 1904 dopo la morte del marito e per gravi problemi economici riprese a scrivere senza mai perdere la sua passione per i diritti delle donne e dei bambini.

Morì di polmonite a soli 57 anni. Poche settimane prima della sua morte scrisse:

“Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò!”

Un grande esempio da seguire, una donna audace e brillante che ha saputo far fronte ad una mentalità ottusa. Condividi perché la sua storia possa essere conosciuta il più possibile e non dimenticare di appoggiarci con un Like sulla pagina Facebook Curiosando si impara.

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