Se sei felice, abbracci. Se sei infelice, compri

In questi ultimi anni, il consumismo ci ha travolti raccontandoci un sacco di bugie: se desideri un oggetto e lo compri, ti sentirai più felice. Fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, questa idea, questa promessa, si è fatta strada nella nostra società e ci ha portati a pensare che la felicità sia strettamente correlata con la capacità di consumo che abbiamo, in parole povere, con i soldi che abbiamo a disposizione per poter effettuare degli acquisiti.

Pensando in questo modo, la felicità non è altro che il risultato di un acquisto, pertanto, se possediamo l’ultimo modello di smartphone, ci sentiremo più fortunati; o, se i nostri vestiti sono costosi e all’ultima moda, ci sentiremo più forti. E se compriamo l’automobile più costosa, ci sentiremo più rispettabili. Tuttavia, la cosa più brutta di tutto questo circolo vizioso che si è venuto a creare, è che corrisponde perfettamente alla realtà, perlomeno per quanto riguarda l’apparenza. Questo accade non perché sia vero, bensì perché coloro che considerano veritiera questa idea la rendono tale.

“Era quel tipo di persona che passa la sua vita facendo delle cose che detesta, per ottenere denaro di cui non ha bisogno e per comprare cose che non vuole, per impressionare gente che odia”
-Emile Henry Gauvreay-

In altre parole, quando si pensa che un abito possa donare più dignità e ci si sente meno dignitosi quando si indossano vestiti semplici. Se si crede che l’ultimo telefonino possa aumentare le possibilità di divertimento, si soffrirà fino a quando non lo si potrà avere nelle proprie mani, e così via.

Tuttavia, ci si rende conto che questo modo di pensare non è veritiero quando dopo poco tempo che si è riusciti ad acquisire quell’oggetto a cui non si poteva rinunciare, si comincia a provare di nuovo noia, tristezza o la sensazione di non essere meritevoli. In questo modo, ricomincia il ciclo.

Purtroppo, la realtà è che gli oggetti di consumo ci aiutano a liberarci da un grande problema: dare un senso alla nostra vita. Al posto di permetterci di esplorare dentro noi stessi, ci invitano a guardare verso l’esterno. Sicuramente, è più facile pensare a come riuscire ad acquistare un televisore, piuttosto che definire se le azioni che compiamo hanno un vero senso e un vero valore in questa vita.

Acquisti e esclusione

La realtà è che nel mondo in cui viviamo oggi, le persone che indossano abiti di marca o che guidano un’auto lussuosa vengono trattate in maniera diversa. Comunemente, a queste persone viene data una maggiore considerazione, senza averci nemmeno parlato e senza sapere nemmeno come siano. Sono molti coloro che pensano che bisognerebbe ingraziarsi chi ha i soldi, come se questi ultimi fossero una garanzia di rispetto.

La stessa cosa succede al contrario. Solitamente, chi ha un’aspetto più semplice viene ignorato più facilmente. Può anche capitare che a queste persone venga negato l’accesso a determinati luoghi, o che diventino oggetto di commenti detti a bassa voce o di battute di cattivo gusto. Chiaramente, tutti noi vogliamo essere trattati con rispetto e considerazione e, per questo motivo, è molto facile cadere nella trappola di pensare che per riuscirci sia sufficiente andare a fare shopping e rinnovare il proprio guardaroba.

Però, l’inganno che si nasconde dietro a questo semplice meccanismo è abbastanza sgradevole, poiché se ci toglieremo quei vestiti ci sentiremo umiliati di nuovo; mentre se li indosseremo ancora, recupereremo il nostro valore. Il rispetto per una persona si trasforma in un travestimento e dipende interamente da quello che pensano gli altri. Quando accettiamo queste regole, accettiamo di giocare con una logica di auto disprezzo e ammettiamo di non dare valore a noi stessi. Si tratta di un gioco molto pericoloso.

La felicità e gli abbracci

Uno degli aspetti più preoccupanti dello shopping compulsivo è che segue uno schema simile a qualsiasi altra dipendenza. Molto probabilmente, dona un benessere simile a quello che prova un tossicodipendente quando consuma la sostanza da cui dipende. Come tutto il resto, fornisce un livello di felicità sempre più basso e richiede sempre più acquisti per poter continuare ad apparire.

Gli acquisti costanti sono una caratteristica delle persone che non sono serene e che provano un vuoto interiore che non trova sollievo. Lo shopping agisce come un antidoto temporaneo per quella sensazione di perdita di senso.

Tuttavia, la felicità non si trova in queste cose. Sono molte le ricerche scientifiche che hanno dimostrato che le situazioni che possono offrire una vera felicità sono legate alle esperienze e non agli oggetti. Un’esperienza riesce a far vibrare il nostro mondo interiore ed è in grado di farci sentire vivi. Gli acquisti, al contrario, anche se possono essere considerati come un’esperienza, offrono un esntusiasmo superficiale e poco duraturo.

Molto spesso non riusciamo nemmeno a ricordare il momento in cui abbiamo comprato qualcosa, all’opposto, nella nostra memoria e nel nostro cuore rimane ben impresso un bacio dato con amore, una situazione divertente, o quel momento in cui si sono congratulati con noi per aver svolto un ottimo lavoro.

Quello che più ci dona felicità, è il fatto di sentirci intimamente legati al mondo e alle persone che ci circondano. Questo si può ottenere partecipando attivamente all’interno della comunità, diventando dei membri attivi nella coppia o in famiglia, condividendo il nostro tempo con gli amici più cari, interessandoci al mondo in cui viviamo. Di fatto, la felicità è una delle conseguenze di quando si riesce ad abbracciare il mondo e la vita.

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