Cinque casi di esseri umani che sono stati allevati da animali

I bambini selvaggi sono individui che, durante l’infanzia, hanno vissuto isolati dalla società umana e sono stati allevati da animali o da soli in ambienti naturali. Questi bambini, privi di contatto umano durante gli anni cruciali del loro sviluppo, spesso mostrano comportamenti e abilità simili a quelli degli animali con cui hanno convissuto. Le loro storie, talvolta leggendarie e affascinanti, offrono uno sguardo unico sull’importanza dell’educazione e dell’interazione sociale per lo sviluppo umano, oltre a sollevare domande sulle radici profonde della nostra identità e cultura.

Il cagnolino si è preso cura della bambina che si era persa e l’ha guidata per ritrovare la loro casa

Di seguito puoi trovare cinque tra i più framosi casi di esseri umani che sono stati allevati dagli animali:

1# Marina Chapman

Marina Chapman è una donna britannica, nata in Colombia nel 1950, che afferma di essere cresciuta con un gruppo di scimmie, in particolare con scimmie cappuccino (Cebinae Bonaparte), nella giungla colombiana dopo essere stata rapita e abbandonata all’età di circa 5 anni. La sua storia è stata raccontata nel libro pubblicato nel 2013 “La bambina senza nome (The Girl with No Name: The Incredible True Story of a Child Raised by Monkeys)“, scritto da Marina, da Vanessa James, sua figlia, e dall’autrice Lynne Barrett-Lee.

Secondo il racconto di Marina, all’età di 5 anni fu rapita da alcuni individui non identificati, che la portarono nella giungla e la lasciarono lì, da sola. Marina sostiene di aver imparato a sopravvivere osservando e imitando le scimmie che vivevano nella giungla. Le scimmie, con il tempo, accettarono la sua presenza e si presero cura di lei, insegnandole a cercare cibo e a muoversi tra gli alberi. Marina afferma di aver vissuto con le scimmie per circa 5 anni, prima di essere scoperta da un gruppo di cacciatori.

Dopo essere stata trovata, Marina fu venduta come schiava a una famiglia che la maltrattò. Successivamente, riuscì a scappare e trovò rifugio in un altro villaggio, dove venne adottata da una famiglia amorevole. Negli anni successivi, Marina imparò a parlare e ad adattarsi alla società umana. Infine, si trasferì in Inghilterra, dove si sposò e formò una famiglia.

La storia di Marina Chapman è stata oggetto di interesse e dibattito. Alcuni scienziati e antropologi hanno espresso scetticismo riguardo alla veridicità del racconto, sottolineando che è difficile per un bambino sopravvivere nella giungla senza conoscenze pregresse e per un periodo così lungo. Tuttavia, nonostante lo scetticismo, la storia di Marina è stata raccontata in vari documentari e interviste, ed è diventata un esempio di resilienza umana e di come gli esseri umani possano adattarsi a situazioni estreme.

2# Il bambino gallina

Sujit Kumar, soprannominato dai media “Chicken Boy of Fiji“, è nato nel 1979 affetto da paralisi cerebrale ed epilessia. Rimase orfano quando era ancora molto piccolo e fu affidato alle cure del proprio nonno, il quale, non riuscendo a prendersene cura, lo rinchiuse per anni un pollaio.

In seguito, il giovane venne trovato da solo in piena notte in mezzo ad una strada e gli assistenti sociali lo affidarono alle cure di una casa di riposo per anziani, dove, a causa delle sue condizioni fisiche e mentali, rimase per oltre vent’anni legato ad un letto.

Elizabeth Clayton, vedova dell’alpinista neozelandese Roger Buick, morto sull’Everest nel 1998, trovò Sujit in queste condizioni e decise di fare qualcosa a riguardo. La donna afferma che la prima volta che lo vide, beccava il cibo proprio come se fosse una gallina, si accovacciava a terra come se fosse appollaiato e sembrava del tutto distaccato da ciò che lo circondava. Ad oggi, l’uomo vive ancora nella medesima struttura, tuttavia, grazie all’intervento di Elizabeth non viene più legato al letto e, grazie ad una persona che lo segue costantemente, può frequentare quotidianamete una scuola, poiché, per ben 30 anni, Sujit non ha avuto l’opportunità di imparare a fare nulla, nemmeno a stare in piedi.

3# Oksana Malaya

Oksana Oleksandrivna Malaya, nota anche come “La ragazza lupo“, è una donna ucraina che ha guadagnato fama internazionale a causa della sua insolita infanzia trascorsa tra i cani. La sua storia è un esempio estremo di ciò che può accadere quando un bambino viene privato di contatti umani adeguati durante gli anni formativi.

Oksana nacque il 4 novembre 1983 in una famiglia disfunzionale nella remota campagna ucraina. I suoi genitori erano alcolizzati e spesso trascuravano i loro figli. Quando aveva solo tre anni, nel tentativo di sfuggire alle grida e alle violenze in casa, Oksana trovò rifugio nel recinto dei cani dietro la loro abitazione e fu lì che iniziò a vivere e a interagire principalmente con i cani, imparando dai loro comportamenti e assumendo molti di essi come propri.

All’età di otto anni, nel 1991, Oksana fu scoperta dalle autorità locali. Un vicino aveva notato che la bambina viveva con i cani eaveva informato i servizi sociali. Quando fu trovata, Oksana aveva perso quasi completamente la capacità di parlare e si comportava in modo simile ai cani con cui aveva vissuto. Camminava a quattro zampe, abbaiava, ringhiava e mangiava cibo dal pavimento.

Dopo un lungo periodo di riabilitazione in cui ha imparato a parlare, a mangiare correttamente ed a camminare eretta, Oksana è stata trasferita in una fattoria specializzata per persone con disabilità mentali. Lì, le è stata data l’opportunità di lavorare e prendersi cura del bestiame, un compito che le permette di utilizzare le sue abilità uniche e il suo forte legame con gli animali.

Anche se Oksana ha fatto progressi nel suo processo di riabilitazione, i medici sostengono che è improbabile che possa avere una vita e delle relazioni completamente “normali” a causa delle difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale che sono state radicate nella sua infanzia. Tuttavia, Oksana ha trovato un ambiente in cui può essere utile e vivere una vita relativamente stabile, tenendo conto delle sue particolari circostanze.

La storia di Oksana Malaya rimane un altro esempio estremo di ciò che può accadere quando un bambino viene privato di contatti umani adeguati durante gli anni formativi e sottolinea l’importanza dell’interazione umana nello sviluppo dell’infanzia.

4# John Ssabunnya

John Ssabunnya è un ragazzo ugandese nato negli anni ’80 noto per essere cresciuto tra le scimmie dopo essere fuggito dalla propria casa a soli 3 anni. La sua storia è affascinante e ha attirato l’attenzione dei media in tutto il mondo.

La storia di John inizia nel 1988, quando aveva appena tre anni. Si ritiene che suo padre, in preda all’ira, abbia ucciso sua madre e che, per paura, il piccolo sia fuggito nella giungla ugandese. Incredibilmente, John sopravvisse e si pensa che sia stato adottato da una famiglia cercopitechi verdi (Chlorocebus pygerythrus), con i quali trascorse i successivi tre anni della sua vita.

Nel 1991, una donna di nome Millie, che lavorava come insegnante in una scuola locale, notò un bambino che si muoveva tra gli alberi in compagnia di scimmie. Allarmata e preoccupata, Millie avvisò le autorità locali che organizzarono una squadra di soccorso per recuperare il bambino. Dopo diversi tentativi falliti a causa della protezione che le scimmie davano al bambino, affinché nessuno potesse portarlo lontano da loro, la squadra riuscì finalmente a prendere John e a portarlo in un orfanotrofio gestito dalla chiesa locale.

Di fatto, sembra che il bimbo venne trovato giusto in tempo per essere salvato, perché era malnutrito e, a causa delle sue condizioni di salute, senza un’assistenza adeguata sarebbe potuto morire nel giro di pochi giorni. Nel raggiungere il villaggio, gli offrirono della zuppa calda, che però il suo organismo inizialmente non tollerò. I medici che lo visitarono affermaro che il suo corpo era coperto di piaghe, croste e ferite, e inoltre presentava una lieve ipertricosi, che successivamente scomparve. Oltre a questo, a John mancava un dito del piede e non sapeva come comunicare in modo efficace con gli esseri umani.

All’inizio, John non sapeva parlare e si comportava come le scimmie che lo avevano cresciuto. Con il tempo, tuttavia, grazie all’aiuto e al supporto degli educatori e dei volontari dell’orfanotrofio, imparò a comunicare e ad adattarsi alla società umana. Il processo di reintegrazione fu lungo e difficile, dato che John doveva imparare tutto ciò che un bambino normalmente apprende nei primi anni di vita, come parlare, vestirsi e mangiare con le posate.

La storia di John Ssabunnya ha avuto un impatto significativo sulla comprensione del comportamento umano e animale e delle loro interazioni. Nel corso degli anni, la sua storia è stata raccontata in numerosi documentari, articoli e interviste. Nel 1999, la BBC ha prodotto un documentario intitolato “The Boy Who Lived with Monkeys” (“Il ragazzo che viveva con le scimmie”), che racconta la sua straordinaria esperienza.

Oggi, John è cresciuto e si è adattato alla vita in società. Ha imparato a parlare correttamente, ha frequentato la scuola e ha sviluppato un talento per il canto. La sua storia rimane un esempio sorprendente di resilienza umana e del potere dell’adattamento.

5# Marcos Rodríguez Pantoja

Marcos Rodríguez Pantoja è noto per essere cresciuto tra i lupi e per aver vissuto con loro per più di una decade. Nato nel 1946 in un piccolo villaggio andaluso in Spagna, Marcos perse la madre all’età di soli tre anni, dopodiché, suo padre sposò un’altra donna da cui subiva continui maltrattamenti  Successivamente, all’età di sette anni, il padre lo affidò alle cure di un anziano pastore che lo portò a vivere in uuna grotta isolata tra le montagne.

La storia racconta che il pastore morì poco tempo dopo, lasciando il piccolo Marcos solo nella natura selvaggia. Fu in quel momento che incontrò un branco di lupi, che lo accolse tra di loro. Marcos imparò a comunicare con gli animali, soprattutto con i lupi, e iniziò a vivere come loro, cacciando e mangiando cibo crudo. Dopo undici anni di completo isolamento dal mondo, nel 1965, venne trovato dalle autorità spagnole. Per prelevarlo, i poliziotti dovettero usare la forza, poiché il ragazzo continuava ad ululare ed a mordere proprio come se fosse un lupo.

In seguito, i monaci e le suore del monastero di Fuencaliente gli insegnarono nuovamente a parlare, a stare in posizione eretta e a mangiare con le posate, dopodiché, venne internato in un ospedale di Madrid, fino a quando non fu pronto per tornare a vivere nella società.

Fece il servizio militare e fece diversi lavori come il pastore e il custode, poi si sposò con una donna che lo truffò più di una volta approfittando del fatto che l’uomo non conoscesse bene il funzionamento della società e il valore del denaro.

Dopo aver vissuto un’esistenza instabile a Fuengirola, Málaga, durante la quale per un certo periodo abitò persino in una grotta, Marcos si trasferì in un villaggio situato nell’entroterra di Orense, chiamato Rante. Qui, fu accolto da Manuel Barandela Losada, un ex agente di polizia in pensione. Marcos lo soprannominava “Capo” e lo considerò come parte della sua famiglia fino alla morte di quest’ultimo.

Oggi, Marcos è sostenuto finanziariamente da una famiglia olandese e viene spesso invitato da consigli comunali, associazioni e varie organizzazioni per tenere discorsi e condividere le sue esperienze di vita. Inoltre, è stato intervistato in diverse occasioni da programmi televisivi.

Un bambino ha portato la sua pecorella a scuola per non lasciarla da sola a casa

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Libri consigliati sull’argomento:

La bambina senza nome di Marina Chapman, Lynne Barrett-Lee e Vanessa James

Avevo appena quattro anni e mi trovavo a sgranare piselli nell’orto vicino a casa quando ho vissuto uno dei miei primi ricordi. Ad un tratto, una mano mi ha afferrato e mi ha coperto la bocca con uno straccio, facendomi vedere solo il cielo diventare nero. Successivamente, i miei rapitori mi hanno abbandonato nella giungla colombiana, dove ho vissuto un’esperienza terribile, con rumori terrificanti tutto intorno e la sensazione di soffocare a causa della vegetazione che mi sovrastava. Non riuscivo a trovare la strada di casa e mi sentivo spaventata, intontita e affamata. Ma poi ho incontrato un branco di scimmie che mi hanno accolta e con cui ho vissuto per cinque anni. Tuttavia, la mia felicità è stata di breve durata, poiché due cacciatori mi hanno trovata e mi hanno portata via. Da quel momento in poi, ho vissuto situazioni terribili e ho conosciuto la cattiveria umana in molte forme. Ho spesso rimpianto il giorno in cui sono stata rapita e mi ci sono voluti anni per ritrovare una qualche forma di libertà. Lo puoi trovare su Amazon qui https://amzn.to/3LnQRPE

Figli della foresta. Storia, scienza e mito dei bambini selvaggi da Mowgli al bambino dell’Aveyron di Massimo Centini

Il libro ripercorre la storia di alcuni bambini che sono stati trovati o che hanno vissuto nelle foreste. Alcuni casi sono stati confermati da testimonianze affidabili, mentre altri sono stati riportati in modo fantasioso e incerto. L’autore distingue tra questi casi, ma esplora anche l’impatto che queste storie hanno avuto sulla letteratura e sul cinema. Dall’antico mito di Romolo e Remo, ai personaggi letterari come Mowgli di Kipling e Victor, il ragazzo dell’Aveyron, che ha ispirato la pedagogia illuminista e una famosa trasposizione cinematografica, il libro esplora il fascino che questi bambini selvaggi hanno sempre esercitato sulla nostra immaginazione. Questi bambini, cresciuti in un ambiente naturale e selvaggio, diverso dal contesto familiare, ci interrogano e ci inquietano, affascinandoci con la loro capacità di adattarsi e di sopravvivere in un ambiente ostile. Il libro conclude con un caso recente di un bambino trovato nelle foreste africane, che ha suscitato grande interesse e curiosità nella società contemporanea. Lo puoi trovare su Amazon qui https://amzn.to/3N5NIp5

Bambini selvaggi. Storie di infanzie negate tra mito e realtà di Emiliano Macinai

Le figura dei “bambini selvaggi” risale a un passato molto lontano e si basa su racconti che hanno tratti mitologici e leggendari, spesso incerti e fantastici. Questi racconti sono stati presenti fin dall’inizio della storia delle civiltà occidentali e hanno svolto un ruolo centrale nella riflessione sulle origini di queste comunità, attraverso narrazioni mitologiche fondative, favole ed encomiastiche leggende popolari. L’idea dell’abbandono infantile, che caratterizza molte di queste storie, continua ad avere un’influenza profonda nella mentalità e nella cultura contemporanea, emergendo a volte con tutta la sua drammaticità. Lo puoi trovare su Amazon qui https://amzn.to/41Rj2vY

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