Il segreto dei baobab: come il tronco spugnoso trasforma gli alberi in cisterne viventi da 120.000 litri d’acqua

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Nel cuore delle savane africane si ergono imponenti i baobab, spesso chiamati “alberi capovolti” per via dei loro rami che sembrano radici rivolte verso il cielo. Ciò che li rende davvero straordinari non è solo il loro aspetto unico, ma anche una sorprendente caratteristica interna: un vero capolavoro della natura.

I giganti assetati delle savane

I baobab (Adansonia) non sono solo tra gli alberi più antichi del pianeta, capaci di vivere oltre 2.000 anni, ma sono anche esempi eccezionali di adattamento evolutivo. La loro qualità più sorprendente è la capacità di immagazzinare enormi quantità d’acqua per resistere a lunghi periodi di siccità, trasformandosi in vere cisterne naturali.

In zone dove la pioggia può mancare per 9-10 mesi consecutivi, questi giganti hanno messo a punto una strategia geniale: trasformare il tronco in un enorme serbatoio d’acqua. Le specie più imponenti, come l’Adansonia digitata, possono contenere fino a 120.000 litri d’acqua, equivalenti a circa 700 vasche da bagno!

L’architettura cellulare: il segreto è nella spugna

Il segreto di questo ingegno risiede nella struttura del legno dei baobab. A differenza di altri alberi che sviluppano un legno duro e compatto, il baobab produce un tessuto spugnoso formato da:

  • Cellule parenchimatiche con pareti sottili e molto elastiche
  • Fibre a bassa densità (0,15-0,17 g/cm³, mentre la quercia raggiunge 0,7-0,8 g/cm³)
  • Ampie cavità intercellulari che si espandono e contraggono

Questa struttura porosa permette al tronco di agire come una gigantesca spugna naturale, assorbendo l’acqua durante le piogge e rilasciandola gradualmente nei lunghi periodi di siccità. La corteccia esterna, ricca di tannini e sostanze impermeabilizzanti, riduce l’evaporazione, rendendo il sistema di conservazione dell’acqua estremamente efficiente.

Il sistema idraulico vivente

L’immagazzinamento dell’acqua non avviene in modo passivo, ma attraverso un sofisticato sistema idraulico biologico. Durante la stagione delle piogge, i baobab assorbono rapidamente l’acqua attraverso radici che si estendono fino a 50 metri dal tronco, formando una vasta rete di captazione. L’acqua viene poi trasportata nel tessuto spugnoso grazie a un sistema vascolare specializzato.

Un baobab adulto può assorbire fino a 300 litri d’acqua in un solo giorno di pioggia intensa!

Quando il terreno si prosciuga, un complesso sistema di segnali ormonali, dominato dall’acido abscissico, regola il rilascio controllato dell’acqua immagazzinata, permettendo all’albero di mantenere le sue funzioni vitali anche per mesi senza pioggia.

Un’espansione impressionante

È sorprendente osservare come questi alberi cambino aspetto con le stagioni. Durante il periodo delle piogge, il tronco si espande visibilmente, aumentando il proprio diametro fino al 40%. Gli esemplari più grandi possono raggiungere circonferenze di 40-50 metri quando sono completamente idratati.

Studi scientifici con scanner 3D hanno rilevato che alcuni baobab possono aumentare il volume del tronco di oltre 7.000 litri in pochi giorni, dimostrando l’eccezionale elasticità del loro tessuto.

Un ecosistema in un singolo albero

La capacità di immagazzinare acqua non favorisce solo il baobab, ma crea un microsistema che sostiene numerose forme di vita. Nella stagione secca, quando le altre fonti d’acqua si prosciugano, i baobab diventano oasi vitali per:

  • Insetti che si nutrono della linfa
  • Uccelli che nidificano nelle cavità e bevono l’acqua accumulata
  • Piccoli mammiferi che ottengono idratazione masticando il legno spugnoso
  • Comunità umane che, tradizionalmente, estraggono acqua dai tronchi in situazioni di emergenza

Alcune popolazioni africane hanno sviluppato metodi per prelevare l’acqua dai baobab senza danneggiarli, utilizzando cannucce apposite o praticando piccoli fori che si richiudono naturalmente.

Adattamenti complementari

Il sistema di stoccaggio dell’acqua è solo uno dei molteplici adattamenti dei baobab. Questi alberi hanno sviluppato anche:

  • Foglie che si riducono o cadono durante la siccità per limitare la perdita d’acqua
  • Corteccia fotosintetica che continua a produrre energia anche in assenza di foglie
  • Radici che si estendono orizzontalmente fino al doppio dell’altezza dell’albero
  • Fiori che si aprono di notte, favorendo l’impollinazione da parte dei pipistrelli e riducendo la perdita di acqua

Una farmacia naturale nel deserto

L’acqua immagazzinata nel tronco non è semplice H₂O, ma contiene una complessa miscela di minerali, antiossidanti e composti bioattivi che ne impediscono la decomposizione e la proliferazione batterica. Ricerche recenti hanno identificato oltre 50 composti antimicrobici presenti nel tessuto spugnoso dei baobab.

Questi composti non solo conservano l’acqua, ma conferiscono al baobab proprietà medicinali conosciute dalle popolazioni locali da millenni. La linfa viene tradizionalmente utilizzata per curare febbri, dissenteria e infezioni, grazie alla sua alta concentrazione di polifenoli e vitamina C.

Il paradosso della lentezza e della resilienza

È sorprendente come i baobab uniscano una crescita estremamente lenta a una resistenza fuori dal comune. Per sviluppare un tronco capace di contenere 120.000 litri d’acqua, un baobab impiega circa 1.000 anni. Questa lentezza permette al legno di acquisire la porosità e la robustezza necessarie per sostenere enormi pesi senza cedere.

Anche dopo incendi, fulmini o attacchi di parassiti, i baobab mostrano una notevole capacità di rigenerazione. Il tessuto spugnoso può ricrescere e riformare la struttura del tronco, consentendo all’albero di ripararsi e continuare a crescere nonostante i danni.

Un futuro incerto per i giganti d’Africa

Nonostante la loro straordinaria capacità di adattarsi, i baobab affrontano oggi sfide senza precedenti. I cambiamenti climatici stanno alterando i cicli delle piogge, su cui questi alberi si sono evoluti per millenni. Studi recenti hanno registrato un preoccupante aumento della mortalità degli esemplari più antichi, con nove dei 13 baobab più vecchi dell’Africa deceduti negli ultimi 15 anni.

Paradossalmente, la loro incredibile capacità di immagazzinare acqua potrebbe non bastare a contrastare periodi di siccità sempre più intensi e prolungati. I ricercatori stanno esaminando i limiti di questo sistema unico per capire come proteggere questi straordinari giganti vegetali.

Il baobab ci ricorda che, a volte, le soluzioni più eleganti ai problemi più difficili non nascono dalla tecnologia, bensì da milioni di anni di paziente evoluzione. La sua capacità di trasformarsi in una cisterna vivente è uno degli esempi più eccezionali di ingegneria naturale del nostro pianeta.

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