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Il Grande Attrattore il misterioso superammasso che sta trascinando la Via Lattea attraverso il cosmo

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Immagina di essere su una nave in un oceano immenso. L’acqua attorno a te sembra calma, ma in realtà l’intera massa liquida si sta muovendo lentamente verso una corrente invisibile e lontanissima. Non la vedi, ma ti trascina. Allo stesso modo, nell’oceano del cosmo, la nostra galassia, la Via Lattea, sta scivolando insieme a centinaia di migliaia di altre galassie a oltre due milioni di chilometri all’ora verso una regione misteriosa dello spazio: il Grande Attrattore.

Ma cos’è, di preciso, il Grande Attrattore? Non è un singolo oggetto, come un buco nero supermassiccio o una stella gigante. È una vastissima concentrazione di massa, un “nodo” incredibilmente denso nella rete cosmica, ricco di ammassi di galassie e, soprattutto, di materia oscura. La sua immensa gravità deforma lo spaziotempo, creando una sorta di “pozzo gravitazionale” verso cui tutto ciò che si trova nelle vicinanze è destinato a cadere. Si trova a centinaia di milioni di anni luce da noi, in direzione delle costellazioni del Centauro e della Norma. L’ipotesi più solida è che il suo cuore corrisponda al superammasso Hydra-Centaurus e, in particolare, al ricchissimo ammasso di Norma (Abell 3627), una vera e propria metropoli cosmica brulicante di galassie.

Il paradosso è che, pur essendo così potente, il Grande Attrattore è difficilissimo da osservare. Si nasconde proprio dietro il piano affollato della nostra galassia, in un’area che gli astronomi chiamano Zona di Evitamento. In quella direzione, dense nubi di polveri, gas e stelle della Via Lattea bloccano la luce, come una fitta nebbia che nasconde un faro in lontananza. Per scrutare oltre questo velo, gli scienziati usano “occhi” speciali, capaci di vedere ciò che è invisibile alla luce ottica: le onde radio, gli infrarossi (che passano attraverso la polvere) e i raggi X, emessi dai gas roventi intrappolati negli ammassi di galassie.

La sua scoperta è una storia affascinante. Negli anni ’70, gli astronomi notarono che la radiazione cosmica di fondo — l’eco luminosa del Big Bang — era leggermente più “calda” in una direzione del cielo e più “fredda” in quella opposta. Era il primo indizio che la nostra intera regione di universo non era ferma, ma si stava muovendo. Negli anni ’80, studiando i movimenti di un gran numero di galassie vicine, emerse chiaramente l’idea di un’attrazione gravitazionale anomala su larga scala. Fu così che nacque il nome evocativo: Grande Attrattore. Più di recente, il quadro si è complicato (e completato) con la scoperta di un’attrazione ancora più grande e lontana, il Superammasso di Shapley, che contribuisce a “tirarci” nella stessa direzione. Oggi, pensiamo al Grande Attrattore come al centro di gravità del nostro superammasso locale, Laniakea, il gigantesco “bacino” cosmico di cui la Via Lattea è solo una piccola parte.

Quanto è forte questa attrazione? Abbastanza da spingerci a circa 600 chilometri al secondo (oltre i già citati 2 milioni di km/h) rispetto al resto dell’universo. Tuttavia, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Su scala cosmica, questo movimento è una deriva lenta e dolce, del tutto impercettibile. All’interno della Via Lattea, il nostro Sistema Solare continua indisturbato la sua orbita, e la Terra gira attorno al Sole come ha sempre fatto. L’effetto del Grande Attrattore è tangibile solo su distanze enormi.

La cosa più sbalorditiva è che la maggior parte della massa responsabile di questa colossale forza è invisibile. Si tratta principalmente di materia oscura, una sostanza misteriosa che non emette luce ma esercita una potentissima influenza gravitazionale. È lei la vera architetta di queste grandi strutture cosmiche. Studiando il gas caldissimo che brilla nei raggi X tra le galassie, gli astronomi riescono a “pesare” questi ammassi e a confermare la presenza dominante della materia oscura.

Il Grande Attrattore ci svela una verità fondamentale: l’universo non è un vuoto puntellato di stelle, ma una trama complessa di filamenti, fiumi e bacini gravitazionali. Le galassie scorrono lungo questi fiumi cosmici, convogliate verso le regioni più dense. Capire dove stiamo andando significa capire com’è fatta la struttura dell’universo su grande scala. Non è solo una curiosità, ma un modo per svelare i segreti della sua architettura e del suo destino. Siamo a bordo di una piccola nave in una corrente cosmica, trascinati verso una metropoli galattica che stiamo solo iniziando a mappare.

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