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Il fenomeno dello starnuto luminescente: perché l’aria brilla quando passano le stelle cadenti

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C’è qualcosa di magico nei cieli notturni d’estate: un tratto di buio, un lampo improvviso, e quella scia luminosa che sfreccia silenziosa. La chiamiamo stella cadente, ma in realtà non è una stella a precipitare. Quello che vediamo è il risultato di un fenomeno affascinante: l’incontro tra minuscole particelle di polvere spaziale e l’atmosfera terrestre.

Ma perché questa polvere si trasforma in una striscia di luce? Immagina le molecole d’aria come una miriade di microscopici osservatori silenziosi, sempre presenti ma invisibili. Quando una meteora, che può essere piccola come un granello di sabbia, entra nell’atmosfera a velocità altissime — anche oltre i 70 chilometri al secondo — comprime e riscalda violentemente l’aria davanti a sé. È come uno starnuto cosmico che scuote queste molecole fino a farle brillare.

Il bagliore non proviene soltanto dal frammento di roccia, che pure emette luce perché si scalda, ma soprattutto dalla reazione delle molecole dell’atmosfera. L’azoto e l’ossigeno assorbono l’enorme energia del passaggio e si eccitano, un po’ come accade in una lampada fluorescente quando la corrente attraversa il gas al suo interno. Nel momento in cui tornano al loro stato normale, rilasciano energia sotto forma di fotoni, ovvero luce visibile. Questa è la vera natura dello “starnuto luminescente”: un lampo microscopico e fugace che nei nostri occhi diventa magia.

Il colore della scia dipende dal tipo di molecole e dalla temperatura raggiunta. L’ossigeno, ad esempio, può produrre bagliori verdi o rossi, mentre l’azoto tende a generare sfumature blu o viola. Inoltre, gli elementi chimici presenti nella meteora — come sodio, magnesio o ferro — aggiungono sfumature gialle o arancioni alla scia luminosa. In quell’attimo, il cielo si trasforma in un vero e proprio laboratorio chimico visibile a occhio nudo.

Questo spettacolo avviene a decine o centinaia di chilometri sopra di noi e dura appena qualche istante. Noi lo osserviamo con meraviglia, ma dietro c’è un meccanismo preciso di fisica e chimica: compressione dell’aria, produzione di calore, eccitazione molecolare, emissione di fotoni. È un fenomeno imparentato con le aurore boreali, che brillano quando le particelle cariche provenienti dal Sole colpiscono l’atmosfera, facendola risplendere.

Ogni volta che guardiamo una stella cadente, stiamo in realtà assistendo al respiro luminoso dell’aria, agitata dal passaggio di un minuscolo visitatore proveniente dallo spazio. Non è soltanto un granello di roccia che brucia, ma un momento in cui molecole invisibili si trasformano in lampade naturali, unendo Terra e Spazio in un unico, fugace abbraccio di luce.

La prossima volta che una scia taglierà il buio, ricordati dello starnuto luminescente: la prova che anche qualcosa di intangibile come l’aria può diventare, per un battito di ciglia, una tela luminosa su cui l’Universo lascia la propria firma.

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