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Il mistero del cervello delle galline e dell’istinto millenario che guida la scelta del nido

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Quando pensiamo a strategie complesse e decisioni intelligenti, immaginiamo spesso grandi cervelli, analisi dettagliate e valutazioni logiche. Di certo, la gallina non è la prima creatura che ci viene in mente. Eppure, dietro ai suoi movimenti talvolta buffi e alla fama di animale “non troppo brillante”, si nasconde un comportamento sorprendentemente efficace, frutto di milioni di anni di evoluzione.

Le galline, come molti altri uccelli, si trovano di fronte a una scelta fondamentale per la loro sopravvivenza: dove covare le uova. Non hanno mappe, non organizzano riunioni strategiche e non prendono appunti, eppure riescono a selezionare luoghi che garantiscono le migliori possibilità di sopravvivenza per i pulcini. Come ci riescono? La chiave non è un’intelligenza ragionata come la intendiamo noi, ma un insieme finissimo di istinti, sensi e reazioni innate.

La scelta del nido non avviene a caso: la gallina “sente” il posto giusto. Questa percezione avviene grazie a stimoli sensoriali come il livello di luce, la temperatura, il grado di protezione dalle intemperie e la possibilità di nascondersi dai predatori. Dettagli che per un occhio umano possono sembrare trascurabili, per lei sono segnali vitali. È come se possedesse una bussola interna che, senza calcoli consapevoli, la guida esattamente nel punto migliore.

Gli studi di etologia, la scienza che analizza il comportamento degli animali, hanno osservato che galline e altri uccelli filtrano automaticamente le informazioni dell’ambiente, scartando quelle non rilevanti. Non si perdono in mille opzioni: il loro cervello, seppur semplice, è programmato per riconoscere determinate condizioni favorevoli e ignorare tutto il resto. Questo meccanismo riduce i tempi di scelta e abbassa il rischio di errore.

Questa efficienza è il frutto dell’evoluzione. Le galline che, in passato, sceglievano luoghi mal protetti lasciavano meno discendenti, mentre quelle che preferivano posti riparati garantivano una discendenza più ampia. Generazione dopo generazione, le preferenze più sicure si sono radicate nel patrimonio genetico. Questo dimostra un concetto potente: non è necessario essere “intelligenti” secondo i nostri parametri per prendere decisioni efficaci.

Lo stesso principio si ritrova in molte altre specie. Api che trovano il luogo ideale per un’arnia, tartarughe marine che ritornano sulla stessa spiaggia dove sono nate, salmoni che risalgono fiumi fino al preciso punto di riproduzione: tutti esempi di una sapienza naturale che non nasce dalla riflessione cosciente, ma dall’adattamento e dalla selezione naturale.

Il cosiddetto “cervello stupido” della gallina, quindi, non è un limite, ma un capolavoro di sopravvivenza. È uno strumento evolutivo affinato e ottimizzato per uno scopo preciso: assicurare la prosperità della specie. La gallina non deve capire razionalmente perché un luogo sia sicuro: le basta sentirlo. E in termini di vita e continuità della specie, questo istinto vale quanto la più complessa delle strategie umane.

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