1764748915545_wIoXMsGF

L’epidemia di risate incontrollabili del 1962 in Tanzania che chiuse 14 scuole

Condividi l'articolo

Nel 1962, in quella che allora si chiamava Tanganyika e oggi è la Tanzania, esplose un fenomeno tanto strano quanto allarmante. Tutto ebbe inizio in un collegio femminile di Kashasha, quando tre studentesse cominciarono a ridere. Ma non era una risata di gioia. Era una risata inarrestabile, convulsa, che si trasformava in pianto, spasmi e sfinimento. Quello che poteva sembrare un aneddoto curioso divenne un’autentica epidemia emotiva, che contagiò centinaia di persone e costrinse le autorità a chiudere ben 14 scuole. Questo evento è passato alla storia come uno dei più famosi casi di malattia psicogena di massa: un contagio collettivo dove lo stress e la suggestione generano sintomi fisici reali, pur in assenza di una causa organica.

Tutto cominciò il 30 gennaio 1962. Le risate incontrollabili si diffusero a macchia d’olio tra le compagne di classe. In poche settimane, decine di ragazze furono colpite da attacchi che potevano durare da pochi minuti a intere ore, ripetendosi per giorni. I sintomi non si limitavano alla risata: molte studentesse manifestavano pianto disperato, tremori, difficoltà respiratorie, crampi, eruzioni cutanee e svenimenti. Curiosamente, gli insegnanti e il personale adulto rimasero immuni. A marzo, il collegio fu chiuso nel tentativo di arginare il fenomeno. Ma la chiusura non fece che diffondere il contagio: tornate nei loro villaggi, le ragazze portarono con sé il problema. Le crisi si manifestarono in altre scuole e comunità della regione, arrivando a coinvolgere oltre 1000 persone e portando alla chiusura di altri istituti.

Le autorità brancolavano nel buio. Si pensò a un virus sconosciuto, a una tossina nel cibo, persino a uno scherzo di massa. Ma nessuna analisi trovò mai una causa fisica. Il quadro, invece, corrispondeva perfettamente a quella che oggi è definita malattia psicogena di massa. Non si tratta di finzione o di “isteria”, nel senso dispregiativo del termine. Le persone colpite soffrono realmente. È la dimostrazione del potente legame tra mente e corpo: in condizioni di forte stress, la tensione accumulata può esplodere in manifestazioni fisiche che si propagano per contagio sociale, come un’eco.

Perché accadde proprio lì e in quel momento? La risposta è nel contesto storico e sociale. Il Tanganyika aveva ottenuto l’indipendenza da poco, nel 1961, e la società viveva un periodo di enormi cambiamenti e incertezze. Le scuole, specialmente i collegi femminili gestiti con regole ferree, imponevano alle studentesse aspettative altissime e una disciplina severa. L’ansia da prestazione, la paura di fallire e la rigidità dell’ambiente crearono un terreno fertile per un accumulo di stress insostenibile. In un gruppo così unito e sotto pressione, bastò una scintilla. Vedere una compagna in preda a una crisi così strana attivò un potente meccanismo di contagio emotivo.

Questo tipo di contagio non è virale, ma emozionale. Gli esseri umani sono creature sociali, programmate per rispecchiarsi negli altri. Condividiamo espressioni, posture e stati d’animo. Questa risonanza, fondamentale per l’empatia, può diventare un canale di trasmissione del panico e del disagio. Quando la causa di un fenomeno è ignota e l’ansia dilaga, la mente interpreta ogni minima sensazione anomala come un sintomo, amplificandola fino a scatenare la crisi.

L’epidemia di risate si placò solo dopo molti mesi, spegnendosi a poco a poco. Un dettaglio fondamentale è che le crisi diminuivano quando le persone venivano rassicurate, quando si riducevano gli assembramenti e si interrompeva la routine stressante. Un atteggiamento calmo da parte delle autorità sembrava avere un effetto benefico, mentre l’allarmismo e i racconti sensazionalistici non facevano che alimentare la tensione. La malattia colpì soprattutto adolescenti e giovani donne, un tratto comune a molti episodi di malattia psicogena, spesso legati ad ambienti con forti gerarchie e pressioni, come scuole o fabbriche.

Cosa ci insegna questa storia incredibile? Prima di tutto, il potere della nostra mente. Stress, paura e incertezza possono letteralmente farci ammalare, producendo effetti fisici tanto reali quanto inaspettati. In secondo luogo, ci ricorda quanto sia cruciale il contesto sociale: ambienti oppressivi e privi di ascolto possono innescare reazioni a catena devastanti. Infine, ci mostra che per affrontare questi fenomeni servono calma, empatia e informazione. A distanza di decenni, l’epidemia di risate del Tanganyika resta un monito affascinante e profondamente umano. Una risata è quasi sempre un gesto di leggerezza. Ma in quel 1962, fu il grido di una società giovane e tesa che, nel modo più strano possibile, chiedeva disperatamente di essere ascoltata.

Potrebbe interessarti:

Torna in alto