Il protagonista della storia è Jody Stallings, un professore che ha ottenuto vari riconoscimenti nel corso della sua carriera: è stato premiato come insegnante dell’anno a Charlestone (dove insegna tutt’ora) ed è diventato famoso per aver ottenuto un riconoscimento di grande prestigio come miglior educatore dell’anno in ambito nazionale (CEA).

Il dialogo di un passato non molto lontano
Un giorno un genitore andò a parlare con il signor Stallings: suo figlio era stato sgridato perché venne beccato mentre stava parlando in classe, il bambino in preda alla disperazione aggiunse che non voleva più andare a scuola perché la odiava. Il padre leggermente furibondo disse al professore che quello che aveva fatto era ingiusto e che stava abusando del suo potere; secondo il genitore il ruolo dell’insegnante è quello di incentivare il buon comportamento in classe mediante ricompense ai bambini che si comportano bene.
Quale sarà stata la replica del professore?
Il professore Jody Stallings con molta calma e compostezza cominciò a spiegare il perché della sua decisione: avendo riconosciuto che quello che aveva fatto non era stato “carino” ha ribadito che si trattava però un gesto necessario; i bambini non devono essere sempre incoraggiati; forse nei primi anni di vita scolastica (alle elementari) dare dei premi può essere utile, però finito quel momento arriva il tempo di prendersi le proprie responsabilità. Non è possibile insegnare sempre le buone maniere attraverso dei premi, magari all’inizio sì, mai poi arriva il momento della consapevolezza: non è che noi ci asteniamo nel fare qualcosa di brutto solamente perché sappiamo che riceveremo dei premi, noi sappiamo che una cosa è sbagliata quando capiamo che è moralmente ingiusta, questa è l’educazione.
La scuola non prepara i bambini ad affrontare un mondo che non esiste, nel mondo reale non ci sono premi per i cittadini che si comportano bene, non vedrete mai un poliziotto che vi darà 50 euro ogni volta che rispetterete i limiti di velocità. Ai nostri figli dovremmo insegnare la virtù e i benefici dell’essere virtuosi e non dare le mance ogni volta che si comportano bene.
Il professore ritornando al punto di partenza disse che è naturalmente ovvio che i bambini non devono essere puniti ogni qualvolta commettano errori, quello che ha fatto però è stato necessario affinché il ragazzo capisse che ad ogni azione corrisponde una conseguenza; a scuola c’è il tempo per giocare e parlare ma c’è anche un tempo per leggere e seguire la lezione. Prima di congedarsi (però) il professore ha voluto ribadire che se quest’episodio fosse capitato a suo figlio egli avrebbe reagito tenendo fede a quanto detto: avrebbe fatto capire al bambino che il suo comportamento è sbagliato e che se avesse continuato a disturbare la lezione ci sarebbero state anche a casa delle punizioni.
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