Amore e Psiche: la leggenda d’amore più bella

Quando si parla di storie d’amore, è quasi impossibile non citare quella tra Amore e Psiche, una delle leggende più famose di sempre scritte nel II secolo d.C. dal latino Apuleio nelle sue “Metamorfosi”.

La leggenda narra di una storia del Dio Amore (Cupido) e la bellissima Psiche, con una metafora dell’infinita battaglia tra razionalità e istinto, cuore e cervello.

La storia esordisce con una sequenza descrittiva e narrativa di una città in cui vivevano un re ed una regina, con le loro tre bellissime figlie, le due più grandi erano fantastiche fanciulle, ma la minore possedeva un qualcosa in più di una semplice bellezza, tanto che sarebbe stato impossibile descriverla con parole adeguate che avrebbero potuto elogiare il suo aspetto.

Il fascino di Psiche, suscitò invidia nel cuore della Dea della bellezza, Venere, la quale, per vendicarsi, decise di chiedere a suo figlio Cupido di scoccare un dardo su si lei e farla innamorare dell’uomo più brutto della Terra.

Il figlio accettò e una volta trovatosi innanzi alla splendente bellezza di Psiche, sbagliò la mira ed una delle sue frecce lo colpì facendolo innamorare della giovane.

Per far sì che potessero vivere il loro amore, il Dio decise di portare Psiche nel proprio palazzo senza però svelarle la sua vera identità. Ogni qualvolta che i due si vedevano, Cupido si presentava a volto coperto e vivevano momenti di passione.

Purtroppo, la bella fanciulla, pur avendo accettato tale situazione, fu pervasa dalla curiosità, tanto che mentre il Dio dormiva, si avvicinò alla sua faccia con una lampada e rimase stupita da cotanta bellezza.

All’improvviso ed accidentalmente, cadde una goccia d’olio della lampada sul volto del giovane, il quale, una volta svegliatosi, scappò via. Nel momento in cui Venere venne a sapere l’accaduto, sottopose Psiche a difficili prove.

Inaspettatamente, tutte furono superate, suscitando ancor più l’ira della dea della bellezza, la quale, indispettita, decise di farle compiere un’ultima prova che consisteva nel far scendere la fanciulla negli inferi per chiedere alla dea Prosepina un po’ della sua bellezza.

Purtroppo la giovane questa volta fallì, poiché le venne proibito di aprire un’ampolla consegnatale dalla stessa Prosepina. Tuttavia, a causa della sua curiosità, la aprì ugualmente e da essa uscì una nube che la fece subito addormentare profondamente.

Nel frattempo, Cupido, consumato dalla nostaglia per la propria amata, decise di iniziare a cercarla e quando la trovò, la fece risvegliare. Per non correre il rischio di perderla nuovamente, il Dio decise di portare Psiche sull’Olimpo, dove, grazie all’aiuto di Giove, la fanciulla poté bere dell’ambrosia che la fece diventare una Dea.

La leggenda termina dunque con un lieto fine in cui i due innamorati si sposano e dalla loro unione nasce una bellissima bambina chiamata Voluttà.

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