Una cagnolina randagia ha seguito un gruppo di alpinisti sopra ad una cima dell’Himalaya

È diventata amica degli escursionisti e li ha seguiti fino ad una delle cime delle montagne più alte del pianeta.

Un gruppo di escursionisti stava cercando di raggiungere la cima di una delle montagne più alte del mondo, quando una dolce cagnolina randagia ha cominciato ad accompagnarli. La piccola sembrava proprio decisa a seguirli ovunque andassero, probabilmente, con la speranza di trovare una brava persona che si prendesse cura di lei.

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Solitamente, gli alpinisti effettuano la scalata di queste montagne in più tappe impiegandoci anche diverse settimane, poiché riuscire ad avanzare sulla neve e sui pendii scoscesi è molto impegnativo e bisogna prestare molta attenzione.

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Don Wargowsky è una guida alpina che vive a Seattle, negli Stati Uniti, e che quel giorno si trovava insieme agli altri alpinisti. Il gruppo aveva già raggiunto una discreta altitutine, quando, ad un certo punto, l’uomo vide da lontano una cagnolina ferma sulla neve.

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Secondo le guide locali che supportano gli alpinisti durante le spedizioni, è abbastanza frequente vedere dei cani randagi anche a determinate altitudini, dove le condizioni climatiche sono ancora accettabili.

A prima vista la cagnolina sembrava un po’ magra e malconcia, tuttavia, nonostante questo, era molto agile ed energica. Le guide cercarono di convincere Don ad ignorarla, poiché molto spesso i cani randagi di queste zone hanno la rabbia e c’è il rischio di essere contagiati da altre malattie. Ma l’uomo non ascoltò gli avvertimenti e cercò di raggiungerla per accarezzarla.

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Però la cagnolina spaventata si allontanò, ma dopo alcuni minuti ritornò nello stesso punto e Don le offrì un po’ di cibo. La piccola si avvicinò con diffidenza e da quel momento in poi cominciò a seguire il gruppo; in principio lo faceva da lontano, ma piano piano si avvicinò sempre di più.

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Arrivò la sera, faceva molto freddo e il vento soffiava con tutta la sua forza, ma la cagnolina era ancora titubante e non si faceva avvicinare da Don, il quale avrebbe voluto conquistare la sua fiducia per farla entrare nella tenda affinché si potesse proteggere dal freddo. Tuttavia, quella notte la piccola decise di rimanere accovacciata all’aperto ad alcuni metri dalla tenda dell’uomo.

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Don si stava già affezionando alla piccola e decise di chiamarla Mera, era molto preoccupato perché pensava che non avrebbe potuto superare la notte con quelle gelide temperature, ma la sua sorpresa fu enorme quando il mattino seguente la vide lì fuori dalla tenda, pronta per proseguire la propria avventura insieme a lui.

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Con il passare delle ore Mera prendeva sempre più confidenza ed in poco tempo i due diventarono inseparabili. Arrivati ad un certo punto del percorso, Don decise di legare la cagnolina al sicuro dove avrebbero lasciato anche parte della propria attrezzatura, poiché aveva il timore che durante la scalata sempre più difficile potesse farsi male. La sua idea era quella di recuperarla al ritorno.

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Ma un paio di ore dopo Mera li aveva già raggiunti, la piccola aveva morso la corda per riuscire a liberarsi. Probabilmente, aveva paura di rimanere sola e questo gesto fece commuovere ancora di più Don, il quale però sapeva che quel viaggio sarebbe diventato sempre più pericoloso per la sua nuova piccola amica.

Lui e le altre persone che facevano parte della spedizione erano coperte con diversi strati di abiti termici e con scarpe adatte, ma Mera aveva solo la sua fine pelliccia a proteggerla da quel freddo pungente. Inoltre, anche le sue zampine iniziarono a tagliarsi a causa della neve gelata, ma a quelle altitudini purtroppo non c’era nulla da fare per poterla proteggere.

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Dal giorno in cui incontrarono Mera passarono tre settimane, ma alla fine riuscirono a raggiungere tutti insieme la cima. La cagnolina riuscì a superare ogni difficoltà durante la salita e persino le guide rimasero impressionate.

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Tuttavia, tutti i bravi alpinisti sanno bene che la salita è solo metà del percorso, poiché la discesa, anche se meno difficoltosa a livello fisico, può risultare più pericolosa. Mera però non lo sapeva e ad un certo punto della discesa cadde in un precipizio, scivolò per alcuni metri ma poi riuscì ad aggrapparsi in qualche modo, fino a quando Don la raggiunse, la afferrò per le zampine anteriori e la salvò.

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Le guide la legarono ad una corda per evitare altri incidenti e con cautela riuscirono a scendere dalla montagna. L’uomo, prima di partire per Katmandú per ritornare a casa, si fermò alcuni giorni in un accampamento gestito di un uomo di nome Kaji, il quale rimase affascinato dall’avventura vissuta dalla piccola Mera e, per questo, promise a Don che si sarebbe sempre preso cura di lei.

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In seguito Don ricevette delle foto di Mera, la quale era stata ribattezzata Baru in onore della cima Baruntse che era riuscita a raggiungere insieme all’uomo e al gruppo di alpinisti.

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Nelle foto si può vedere che la piccola ha guadagnato un po’ di peso e Kaji ha raccontato che riceve le coccole e le attenzioni di tutti i turisti che passano di lì, i quali vogliono conoscere la sua storia che ormai è diventata nota in tutta la regione.

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